Survival denuncia la Salini Impregilo: gigantesco accaparramento di terre nella Valle dell’Omo
Appello a Mattarella: «Scongiurare questo disastro umanitario e ambientale»
[16 Marzo 2016]
Il primo ministro etiope Hailè Mariàm Desalegn ha accolto il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita in Etiopia fino a domani, elogiando la multinazionale italiana che sta costruendo una gigantesca e contestatissima diga nella Valle dell’Omo: «Ci vorrebbero tanti Salini in Etiopia». Ma Francesca Casella, direttrice per l’Italia di Survival International, non è per niente d’accordo e annuncia: «L’abbiamo fatto: abbiamo denunciato Salini Impregilo all’OCSE (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Abbiamo depositato a Roma l’istanza in merito alla costruzione della controversa diga Gibe III destinata a distruggere i mezzi di sussistenza di migliaia di persone tra Etiopia e Kenya. Una denuncia molto circostanziata e corposa, che non può certo essere ignorata».
Secondo l’organizzazione che difende i diritti dei popoli tribali, «La sfida è enorme ma, come sapete, non ci tiriamo mai indietro se in gioco ci sono l’autosufficienza, la vita e il futuro di interi popoli. Occorrono nuovi modelli di “sviluppo” e “progresso” che non calpestino i diritti umani. Non solo per i popoli indigeni, ma per tutta l’umanità. Non possiamo smettere di lottare».
Survival International spiega che «In Etiopia è in corso un violento accaparramento di terra che sta sfrattando le tribù della bassa Valle dell’Omo dalle terre ancestrali per far spazio a piantagioni industriali di canna da zucchero, palma da olio, jatropha, cotone e mais. Migliaia di persone sono già ridotte alla fame e alla disperazione».
La diga Gibe III costruita dell’italiana Salini Impregilo serve proprio a garantire l’irrigazione su larga scala delle piantagioni, ma Survival, insieme a molti ambientalisti e scienziati, dice che «La diga porrà fine alle esondazioni naturali del fiume Omo da cui molte tribù dipendono per le loro coltivazioni e causerà un drammatico abbassamento del livello del lago Turkana, in Kenya, da cui molti altri popoli dipendono per il sostentamento».
secondo gli esperti, se gli sfratti e la politica di “villaggizzazione”, messi in atto dal governo etiope senza il consenso libero, prioritario e informato delle comunità coinvolte, non saranno fermati subito, potrebbe scoppiare una grave crisi umanitaria tra la bassa valle dell’Omo e il Lago Turkana – ai confini tra Etiopia, Kenya e Sud Sudan – che comprometterà la sicurezza alimentare di 500.000 persone rimaste fino ad oggi largamente autosufficienti in uno degli ambienti più ostili e fragili del pianeta.
Survival International è molto preoccupata: «La situazione sta precipitando rapidamente minacciando anche di intensificare i conflitti nel Corno d’Africa e di distruggere in modo irreversibile due dei territori a maggiore diversità biologica e culturale della Terra, entrambi Patrimonio dell’Umanità Unesco» e denuncia che «Nonostante le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani praticate dal governo etiope per ridurre al silenzio il dissenso dei popoli indigeni e della società civile, il programma di villaggizzazione e sviluppo prosegue, con il sostegno diretto e/o indiretto delle principali agenzie di cooperazione straniere».
Per questo Survival invita a mandare una e-mail urgente al presidente Mattarella per sollecitarlo «a fare tutto ciò che è in suo potere durante la visita in Etiopia per scongiurare questo disastro umanitario e ambientale, e per garantire che i diritti dei popoli indigeni dell’area siano rispettati».