Dopo gli attentati di Bruxelles: un’Europa e un mondo migliori sono ancora possibili?
Gli attacchi terroristici vogliono distruggere libertà e solidarietà
[23 Marzo 2016]
Dopo gli attentati all’aeroporto internazionale di Zaventem e nella stazione della metropolitana di di Maelbeek, l’Europa è nuovamente in stato di shock e guarda con orrore ad attentati apparentemente insensati che probabilmente stanno già segnando il nostro futuro, che s ci stanno spingendo verso l’abisso, che ci stanno mettendo esattamente con le spalle al muro che i mandanti dei kamikaze jihadisti stanno costruendo da tempo, aiutati alacremente dall’estremismo speculare, guerresco e xenofobo dell’Europa del sangue e delle frontiere che vorrebbero far risorgere. La guerra è da sempre la fine brutale della ragione, il cimitero nel quale da sempre sguazzano gli integralismi e dove vengono sepolte umanità, giustizia, democrazia e libertà. Le bombe di Bruxelles, Grand Bassam, Bamako, Istanbul, Ben Guerdane, Parigi, Beireut… e di altri innumerevoli e neppure citati luoghi puntano a questo. Prendiamo in prestito quanto scrive la presidente di Legambiente Rossella Muroni sulla sua pagina Facebook perché crediamo che rifletta bene il sentimento di milioni di democratici su quanto sta succedendo: «Ho letto centinaia di parole. Solo io non ne trovo? Mi sento come se mi avessero dato uno schiaffo fortissimo in pieno viso. Choc, dolore, stupore. Non ho analisi nè condanne da fare. Non provo odio. Provo vergogna per la foto del bambino che chiede scusa per i fatti di Bruxelles. Lui sa che ora la sua vita sarà ancora più dura. Provo rabbia per le foto di Salvini. Lui sa che ora prenderà’ ancora più voti. Vi invidio voi che scrivete analisi perché avete capito già tutto. Io so solo che questo mondo va cambiato».
Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha detto che «Questi attacchi colpiscono oggi Bruxelles, ieri Parigi. L’Europa nel suo insieme è presa di mira. L’Unione europea e le istituzioni devono restare e resteranno unite di fronte al terrore. Questi eventi ci colpiscono, ma non ci impauriscono. Continueremo il nostro lavoro per far fronte insieme alla minaccia terroristica e per apportare delle soluzioni europee alle questioni che ci riguardano tutti»
Anche Diem25, il nuovo Movimento per la Democrazia in Europa fondato da Yanis Varoufakis , ha subito condannato con forza l’attacco terrorista a Bruxelles e ha detto che «L’europa deve colpire con forza il terrorismo. Tutte le azioni devono essere intraprese per consegnare i colpevoli alla giustizia. Ma, allo stesso tempo, dobbiamo evitare reazioni inappropriate che in futuro possano creare nuove forme di violenza e di terrorismo. In questo momento buio della storia, l’Europa deve diventare più unita che mai. L’unità deve essere la nostra missione. I nuovi confini e le nuove forme di islamofobia non hanno contribuito a farci sentire più’ sicuri dopo i fatti di Parigi. Le azioni unilaterali attivate per la crisi dei migranti hanno ridotto la nostra capacità di agire all’unisono, con la sicurezza e l’umanità che sono le armi più potenti dell’Europa. Oggi è tempo di piangere i nostri morti, prendersi cura dei feriti e trovare i colpevoli. Domani sarà il momento per ripensare la nostra unione e la nostra democrazia europea. La nostra risposta collettiva agli impegni comuni. La nostra battaglia comune contro tutte le forme di bigotteria, misantropia e paura».
Una posizione rilanciata con maggiore radicalità dal movimento Not Afraid, Not in War, al quale aderiscono molti cittadini dei Paesi colpiti dagli attentati terroristici: «Noi non abbiamo paura, noi non siamo in guerra! Non siamo in guerra contro le centinaia di migliaia di rifugiati/e che le vostre polizie e i vostri eserciti europei umiliano. Non siamo in guerra contro i milioni di disoccupati/e e i milioni di lavoratori e lavoratrici precarie, contro la gioventù, contro gli artisti, contro I pensionati che condannate all’agonia. Siamo in pace con la nostra coscienza, noi che costruiamo il domani, noi che siamo solidali, fraterni e che rifiutiamo l’ingranaggio mortifero che voi e la grande finanza sostenete ed avete fatto scattare. Oggi più di ieri, è il tempo che i popoli si levino e costruiscano la speranza»