Inusuale ondata di caldo nello Sri Lanka, blackout programmati e a rischio il raccolto di riso
Ma il governo dell’isola continua nella sua suicida politica delle energie fossili
[8 Aprile 2016]
Da un mese lo Sir Lanka sopporta un’ondata di caldo torrido che ha costretto il governo a razionare l’energia elettrica dopo un decennio durante il quale non c’erano stati problemi di rifornimenti di energia.
Le interruzioni di elettricità sono state decretate dopo che il Ceylon Electricity Board (CEB) ha detto che lla possibilità di produrre energia idroelettrica era ridotta ai minimi termini e che senza un forte ricorso ai combustibili fossili o alle rinnovabili sarà impossibile soddisfare la domanda di elettricità del Paese insulare asiatico.
Nel sud dello Sri Lanka il mare è penetrato nelle falde acquifere e ci sono grossi problemi per l’acqua potabile, un altro guaio per le autorità nazionali e locali che devono fare i conti con i blackout programmati e con la crescente insoddisfazione dei cittadini. .
Il ministro dell’educazione, Akila Virag Kariyawasam, ha addirittura emesso una circolare nella quale ordina a tutte le scuole pubbliche di annullare tutte le attività sportive previste per aprile e di spostarle a maggio, almeno fino a che permarranno le attuali temperature. Gli studenti vengono invitati dagli insegnanti a non restare all’aperto.
Nello Sri Lanka aprile è un mese caldo, ma quest’anno sembra voler battere ogni record: il governo di Colombo ha avvertito che «L’ondata di caldo continuerà per tutto aprile perché il sole cade a picco sullo. La temperatura del Paese è aumentata di 3 gradi centigradi di giorno e di 2 la notte rispetto alla media» e il Dipartimento di meteorologia ha detto che la temperatura media sarà intorno ai 28,5° C. Ma nella seconda settimana di marzo nelle città si sono toccate temperature molto più alte: 37° ad Anuradhapura, 36° a Jaffna e Ratnapura, 35° a Kandy, 34° a Mannar, 33° a Colombo, Galle e Trincomalee e 32° a Batticaloa, ,.
Gli scienziati pensano che l’ondata di caldo dipenda da diversi fattori, secondo Sarath Premalal, direttore del Dipartimento di meteorologia, «Il cambio della direzione del vento sopra l’Oceano Indiano potrebbe essere una ragione. Altre spiegazioni possono essere la mancanza di nubi, l’aumento della temperatura oceanica a causa di El Niño e la posizione del sole che cade diretto sullo Sri Lanka».
La siccità potrebbe finire con l’0arrivo della stagione dei monsoni, che inizia a metà maggio, ma intanto le temperature elevate impattano sull’elettricità e l’agricoltura, ma anche su altri settori economici.
Le maggiori dighe del Paese sono a meno del 30% della loro capacità e le due più grandi, Victoria e Randenigala, devono preservare una sostanziosa riserva in vista della stagione del raccolto, che inizia questo mese.
Il presidente del sindacato degli ingegneri del CEB, Athula Wanniarachchi, ha detto che «Il governo deve valutare la necessità di interrompere l’elettricità per un’ora al giorno. E’ la peggiore siccità deli ultimi 5 anni e dobbiamo sensibilizzare l’opinione pubblica su questo».
Ma ld interruzioni di corrente non piacciono ai politici: nella prima settimana di aprile il CEB aveva disposto un blackout di 3 ore, ma ha dovuto fare marcia indietro su richiesta del governo che ha detto che decisioni di questo tipo spettano a lui e il ministro dell’energia e dell’elettricità, Rajith Siyambalapitiya, ha addirittura detto che la situazione non è così grave come dicono i rapporti: «Attualmente abbiamo bisogno di 2.400 megawatt al giorno, se riusciamo a ridurli di 400, dovremmo star bene». Il problema è che si tratta di un sesto del fabbisogno dello Sri Lanka e che il governo sta valutando di comprare energia dai privati e di rimettere in funzione impianti diésel per produrre elettricità. Nel 2014 lo Sri Lanka andò controcorrente e investi nelle centrali a carbone che a marzo sono arrivate al 41% della produzione di energia, mentre il petrolio è al 38% e l’idroelettrico intorno al 17%. Insomma, Sri Lanka è un’isola fossile che sta pagando molto care le sue scelte energetiche sbagliate e intanto si registra un aumento significativo di alcuni prodotti di base e le cose potrebbero peggiorare se alla siccità seguiranno alluvioni monsonici, mettendo in ginocchio l’agricoltura.
Secondo la Fao, nel 2014, con una siccità molto meno forte di quella attuale, la produzione di riso dello Sri Lanka calò del 19% rispetto al 2013, arrivando a 3,8 milioni di tonnellate, l’8% in meno della media degli ultimi 5 anni e il prezzo del riso quest’anno è aumentato del 23%.
Nagarajan Sivakumar spiega all’agenzia IPS che ormai i produttori di riso dello Sri Lanka sanno bene quali sono gli impatti del clima estremo: «Perdiamo il raccolto e ci indebitiamo» e dbiti di poche migliaia di dollari possono far diventare gli agricoltori ostaggi degli strozzini o delle banche.
Circa il 40% della popolazione dello Sri Lanka vive ancora di agricoltura e il clima estremo può rivelarsi letale per le famiglie più povere. Dopo la siccità moderata del 2014, il World Food Programme, il ministero dell’economia e dello sviluppo e quello per la gestione dei disastri, hanno pubblicato il rapporto “Drought, food security and livelihoods affected by erratic weather, Sri Lanka –April 2014” dal quale risultò che nelle aree settentrionali ed orientali di Sri Lanka colpite 768.000 persone avevano fortemente sofferto per l’insicurezza alimentare, il doppio del 2013. Nei 15 distretti di queste regioni, il 18% delle famiglie sopravviveva con una dieta con poche calorie. Il rapporto raccomandava al governo di Colombo di prendere subito iniziative per mitigare l’impatto degli eventi meteorologici estremi, ma lo Sri Lanka ha continuato come prima e più di prima nella sua suicida politica di produrre energia con le fonti fossili in un Paese che potrebbe e dovrebbe puntare tutto sulle rinnovabili, come stanno facendo altri Paesi insulari in via di sviluppo