Gli ambientalisti Usa: «Il carbone è il passato e stiamo guardando al futuro»

Carbone, la più grande compagnia privata al mondo dichiara fallimento

Economia cinese, rinnovabili e gas shale le cause principali del crollo

[14 Aprile 2016]

Peabody Energy Corporation, la più grande coal company di proprietà privata al mondo, ha  annunciato  di aver presentato istanza di fallimento in base al Chapter 11, a seguito di un calo significativo nel mercato del carbone che ha fatto precipitare l’esposizione debitoria della multinazionale Usa, che è arrivata a 6,3 miliardi di dollari. La Peabody, fondata nel 1880 e che ha sede nel Missouri, dice che le sue miniere e i suoi  uffici rimarranno aperti, e che le sue partecipazioni australiane non sarebbero comprese nel Chapter 11 filing. La company attribuisce i suoi guai finanziari a un drastico calo del prezzo del carbone, alla debolezza dell’economia cinese ed alla sovrapproduzione di shale gas domestico e alle normative ambientali che hanno ridotto le emissioni di gas serra e favorito le energie rinnovabili..

Insomma è il mercato ad aver messo fuorigioco la Peabody, impedendole di rimborsare i suoi debiti dopo la che nel  2011 ha acquisito la sua concorrente australiana Macarthur.

Le azioni Peabody, che nel 2008 avevano raggiunto il massimo storico, oggi valgono il 99,8% in meno, carta straccia che verrà ritirata del New York Stock Exchange.

La dichiarazione di fallimento è stata accolta positivamente dagli ambientalisti statunitensi che l’hanno definita «l’ultima battuta d’arresto per l’industria mondiale del carbone». Infatti istanze di fallimento o piani  drastici ridimensionamenti sono stati presentati anche da molte altre delle più grandi compagni carbonifere Usa, come Arch Coal, Alpha Coal, Walter Coal, James River e Patriot.

Clark Williams-Derry, direttore Energy Finance allo Sightline Institute, dice che «Gli executives di  Peabody  hanno sugellato la rovina della company, scommettendo male sui mercati internazionali del carbone. Hanno strapagato miniere orientate all’esportazione del carbone durante la bolla cinese ed ora pagano per i loro stessi errori».

L’iInsolvenza della Peabody dovrebbe rappresentare la parola fine per i piani della compagnia di costruire il gigantesco Gateway Pacific Terminal  per esportare carbone verso l’Asia da  Bellingham,  nello Stato di Washington, un progetto fortemente osteggiato dalle comunità locali e dalla Nazione Lummi, una tribù che avrebbe visto le sue terre ancestrali cancellate dal terminal carbonifero.  Matt Petryni, Clean Energy Program Manager di RE Sources for Sustainable Communities, un’associazione ambientalista di Bellingham, ha detto, «Questo ci ricorda che le esportazioni di carbone sono un vicolo cieco per la Whatcom County, Washington e la regione. la nostra comunità è leader nello Stato per la creazione di alcuni dei migliori posti di lavoro per la produzione di energia pulita ed ha una vivace industria locale della pesca. il carbone è il passato  e stiamo guardando al futuro, saremo in grado di farlo sempre meglio».

A rovinare davvero Peabody è stato il più grosso consumatore di carbone del mondo, la Cina, che ha avuto, anche grazie alle politiche ambientali governative contro lo smog, un calo significativo della domanda di carbone. Peabody utilizzerà la “protezione” del fallimento per  non pagare una parte significativa del suo enorme debito, in gran parte detenuto da investitori istituzionali. Diverse organizzazioni della società civile  hanno detto che terranno d’occhio la procedura fallimentare, dal momento che molte compagnie del carbone hanno usato il fallimento  per scaricarne i costi sui lavoratori, i pensionati e le comunità locali che vivono nei pressi delle miniere. Più di 2 miliardi di dollari della passività di  Peabody  riguardano le bonifiche delle miniere  e quasi 1,5 miliardi non son stati finanziati, tra cui quasi 900 milioni nel solo Wyoming.

Ross Macfarlane, di Climate Solutions ha detto che «La causa fondamentale del fallimento di Peabody è il collasso del prezzo di  mercato del carbone e dell’esportazione globali, causati dai crolli della domanda e da un mercato con sovra-offerta. Peabody ha indicato che la tempistica di questo deposito di fallimento  è stata accelerato, in parte, perché un’altra coal company, Bowie Resources, è stato in grado di ottenere un finanziamento per completare un accordo per l’acquisto di un certo numero di miniere di Peabody. In questo ambiente, Wall Street ha scarso appetito per finanziare nuove infrastrutture».

Mary Anne Hitt, di Sierra Club, conclude: «Il fallimento di Peabody Energy dovrebbe servire da campanello d’allarme per chiunque promette che i giorni di gloria del carbone torneranno. Il contributo del  carbone ai cambiamenti climatici è significativo e il fallimento arriva meno di un anno dopo un’indagine intrapresa dal  procuratore generale New York Eric Schneiderman che ha scoperto che Peabody era stata  fuorviante con suoi investitori circa l’impatto del cambiamento climatico».