La carovana dell’Africa occidentale per la terra, l’acqua e le sementi e il Manifesto verde
In Senegal, nell’arco di 10 anni, 650 000 ettari – cioè il 16% dei terre coltivabili del Paese – sono stati accordati a 17 privati nazionali e stranieri, mentre in tutta l’Africa Occidentale più del 70% della popolazione dipende dall’agricoltura familiare contadina, che fornisce l’80% del cibo disponibile nei Paesi, mentre le catene alimentari industriali producono solo 30% dei prodotti per le comunità locale e utilizzano dal 70 all’ 80% delle terre arabili.
Sono questi i dati contenuti nel “Manifesto della convergenza sul diritto all’acqua e alla terra” (livret vert) presentato dalla Carovana dell’Africa Occidentale alle autorità nazionali della Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas) durante il tragitto che l’ha portata dal Burkina Faso al Senegal dal 3 al 20 marzo scorso.
La “Carovana dell’Africa occidentale per la terra, l’acqua e le sementi” è stata infatti la prima azione internazionale e comune della “Convergenza dell’Africa Occidentale” e a sua volta fa parte della più ampia “Convergenza globale per la terra, l’acqua e le sementi”, un movimento sociale che lotta per delle politiche che mettono i diritti umani e la sovranità alimentare al centro.
La carovana è partita da Ouagadougou per poi attraversare il Mali e arrivare a Dakar: decine le tappe tra i tre Paesi dove sono state raccolte e presentate testimonianze, organizzati dibattiti, marce e visite sul campo. Si è parlato di Ogm, di semi tradizionali, di agroecologia e delle leggi fondiarie in fase di negoziazione a livello nazionale e regionale. Inoltre la carovana ha fatto opera di sensibilizzazione sia sulle popolazioni che sulle autorità sui temi specifici che affliggono questi Paesi, come l’accaparramento di terre, mari, fiumi e sul vero e proprio assalto a cui sono sottoposte le sementa e le conoscenze tradizionali – da parte delle multinazionali agro-alimentari, consorzi di pesca, aziende private e altre “alleanze” che stanno mettendo le mani sulle sue risorse naturali e intellettuali.
Il Manifesto poi, accanto alla denuncia della situazione attuale elenca le proposte dei associazioni di contadini membri della Convergenza: un vero e proprio documento di advocacy per il miglioramento e il rispetto dei politiche e dei testi legislativi sul fondiario, l’acqua e le sementi contadine. Ma vi si sottolinea soprattutto come, quando parliamo di risorse come la terra, l’acqua e le sementi, parliamo di diritto al cibo e alla nutrizione adeguata, il diritto all’acqua e ai servizi igienici, il diritto alla salute, diritto alla cultura, il diritto alla casa, diritto al lavoro e il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Per questo il Manifesto richiede come prima rivendicazione il rispetto di strumenti fondamentali di protezione dei diritti umani già esistenti: la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDH) o il Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (PIDESC).
La Convergenza africana è composta da più di 300 organizzazioni di contadine (che comprendono anche pescatori e allevatori) che rappresentano le vittime di land e water grabbing in zone rurali, suburbane e urbane; ma anche organizzazioni di giovani, di donne e le ONG dei 15 paesi dello spazio (Ecowas) e L’Unione economica e monetaria ovest-africana (Uemoa).
I principali promotori della Convergenza Globale, nata dai movimenti sociali e contadini durante i Forum Sociali di Dakar nel 2014 e quello di Tunisi nel 2015, insieme al COSPE, sono “La Via Campesina”, il FIAN, GRAIN, movimenti sociali, e i forti movimenti contadini come CNCR (Consiglio Nazionale di Concertazione e Cooperazione dei Rurali del Senegal), CNOP (Organizzazioni Contadine del Mali) e ROPPA (Rete delle organizzazioni contadine dell’Africa occidentale).
COSPE, insieme ai partner, ha facilitato la partecipazione dei giovani beneficiari del progetto “TERRE ET PAIX: Soutenir l’emploi des jeunes et l’accès à la terre comme prévention des conflits au Sénégal, Niger et Mali” (finanziato UE) alle tappe di Kayes in Mali e di Tambacouda in Senegal.