La politica e il riscaldamento globale al tempo di Donald Trump
Papa Francesco, l’inverno caldo e l’Accordo di Parigi hanno “spostato” l’opinione pubblica Usa
[28 Aprile 2016]
Dal nuovo sondaggio “Politics and Global Warming, Spring 2016”, realizzato dai programmi Climate Change Communication delle università di Yale e George Mason, emerge che la maggioranza degli americani, di ogni opinione politica tranne i repubblicani conservatori, sosterrebbe un candidato alla presidenza Usa che sostenesse con forza azioni per ridurre il riscaldamento globale. Il rapporto, realizzato intervistando 1.004 elettori, è coerente con i sondaggi elettorali realizzati dalla Gallup e rivela come gli elettori registrati di tutto l’arco politico vedano il riscaldamento globale e come pensano che il governo Usa dovrebbe affrontare il problema. In linea con i nostri sondaggi precedenti, i democratici sono più convinti dei repubblicani che il riscaldamento globale causato dall’uomo sia in corso e più propensi a sostenere l’azione climatica. Ma uno dei risultati più interessanti – e coerenti – del sondaggio è una chiara differenza tra repubblicani liberali/moderati e repubblicani conservatori: per molti aspetti, sulla questione del riscaldamento globale i liberali/repubblicani moderati sono simili ai democratici/moderati conservatori, formando potenzialmente un’opinione pubblica moderata, che i sondaggisti chiamano “terra di mezzo».
I sondaggisti della Yale e della George Mason dicono che «I repubblicani non sono un blocco monolitico di avversari politici del riscaldamento globale. Piuttosto, i liberali/repubblicani moderati sui cambiamenti climatici sono spesso dalla parte della corrente principale dell’opinione pubblica, mentre i punti di vista sioni dei repubblicani conservatori ‘sono spesso nettamente diverso rispetto al resto dell’opinione pubblica american».
Un numero crescente di elettori Usa, il 73%, il 7% in più della primavera del 2014, pensa che il riscaldamento globale sia in corso, con una netta maggioranza di democratici-liberal (95%) e di moderati/conservatori (80%), così come il 74% degli elettori indipendenti, +15% sul 2014) la grande maggioranza dei repubblicani liberali/moderati: il 71%, in aumento di 10 punti. Ma solo il 47% dei Repubblicani conservatori – l’elettorato che sta portando Donald Trump a giocarsi la Casa Bianca con Hillary Clinton – pensano riscaldamento globale sia reale, ma i ricercatori evidenziano che «E’ importante sottolineare, tuttavia, che si è registrato un forte aumento del numero di repubblicani conservatori che pensano che il riscaldamento globale stia avveebndo. In effetti, i repubblicani conservatori hanno sperimentato il più grande spostamento di qualsiasi gruppo, con un incremento di 19 punti percentuali nel corso degli ultimi due anni».
Poco più della metà degli elettori registrati (il 56%) pensa che il riscaldamento globale sia causato principalmente da attività umane, con un ulteriore 4% che dicono che svolgono un ruolo sia le attività antropiche che i cambiamenti naturali. La grande maggioranza dei democratici (il 75% e l’ 82% dei democratici liberali), il 49% dei repubblicani liberali e moderati e solo il 26% dei Repubblicani conservatori ritengono che il riscaldamento globale sia in gran parte di origine antropica. I sondaggisti sottolineano: «Anche se numerosi studi dicono che il 97% degli scienziati del clima sono convinti che il riscaldamento globale causato dall’uomo stia avvenendo, pochi gli elettori americani sono consapevoli di questo». Solo il 16% degli gli elettori Usa sa che più del 90% degli scienziati climatici ne ma sono convinti. I democratici libera (38%) hanno quasi 10 volte più probabilità dei repubblicani (4%) di sapere che il consenso scientifico su questo è superiore al 90%, ma comunque anche la maggioranza dei democratici liberal non lo sa.
Il 57% degli americani si dice “molto” o “abbastanza” preoccupato per il riscaldamento globale. I più preoccupati sono i Democratici liberal (88%), seguiti da Democratici moderati/conservatori (67%). Circa la metà degli Indipendenti (49%) e dei Repubblicani liberali/moderati (48%) sono preoccupati per il riscaldamento globale. Solo il 21% dei repubblicani conservatori è preoccupati.
Negli ultimi 12 mesi, il 30% degli americani ha preferito le compagnie che prendono provvedimenti per ridurre il riscaldamento globale acquistando i loro prodotti, tra questi emergono i democratici liberal (43%); mentre lo hanno fatto solo l’!!% dei repubblicani conservatori. Nello stesso arco di tempo, il 24% degli americani dice di aver punito le aziende che si oppongono all’adozione di misure per ridurre il riscaldamento globale non comprando i loro prodotti: lo hanno fatto il 43% dei democratici liberal e solo l’8% dei repubblicani conservatori.
L’attivismo ambientalista riguarda il 10% degli americani che negli ultimi 12 mesi hanno scritto lettere, e-mail, o telefonato ai responsabili dei governi statali e federale per chiedere azioni contro il riscaldamento globale (10%). Ancora una volta i più attivi sono i democratici liberal (17%), quelli meno interessati i repubblicani conservatori (4%). Il 29% degli americani sarebbe disposto a unirsi – o sta già partecipando a – ad una campagna per convincere gli eletti a prendere provvedimenti per ridurre il riscaldamento globale. Il 45% dei democratici (il 54% dei democratici liberal) dicono di essere disposti a partecipare a una campagna di questo tipo, altrettanto farebbe il 25% degli Indipendenti e l’11% dei repubblicani (il 20% dei repubblicani liberali/moderati). Il 39% pensa che il popolo americano possa convincere il Congresso ad approvare una legislazione ambiziosa per ridurre il riscaldamento globale. Gli ottimisti superano i pessimisti e solo il 26% pensa che non sia possibile, mentre il 35% non ne è sicuro.
Il riscaldamento globale è però al 19esimo posto per importanza tra le 23 questioni che influenzerà il voto degli americani per le presidenziali 2016. Per i democratici è al decimo posto come problema più importante (sesto per i democratici liberal e 13° per i democratici moderati/conservatori). Al contrario, il riscaldamento globale è molto in basso come priorità di voto presidenziale per gli indipendenti e repubblicani. Oltre la metà dei democratici (67%; 78% dei liberal e il 55% dei moderati/conservatori) e il 49% egli Indipendenti dicono che il riscaldamento globale sarà tra diverse questioni importanti che prenderanno in considerazione al momento del voto. Ma gli americani sono meno propensi a votare per un candidato presidenziale che si opponesse fortemente ad intraprendere azioni per ridurre il riscaldamento globale. Alla domanda se sarebbero più o meno disposti a votare per un candidato che si opponga ad intervenire per ridurre il riscaldamento globale, gli elettori registrati hanno circa quattro volte più probabilità di votare contro un tale candidato, ol: il 45% non lo sceglierebbe sicuramente mentre verrebbe sicuramente votato solo dall’11%.
Gli americani sono più propensi a votare per un candidato presidenziale che sostenga con forza le azioni per ridurre il riscaldamento globale. Alla domanda se sarebbero più o meno propensi a votare per un candidato presidenziale che sostiene con forza l’azione per ridurre il riscaldamento globale, o se non avrebbe fatto alcuna differenza, gli elettori registrati il 43% degli elettori registrati, in crescita di 7 punti percentuali dall’ ottobre, 2015, ha detto di sì, mentre il 14% non voterebbe un candidato che si impegnasse a farlo. Gli elettori Usa sostengono le politiche energetiche che puntano a ridurre le emissioni di CO2, la dipendenza dai combustibili fossili e a promuovere l’energia pulita. I Democratici sono i più propensi a sostenere queste politiche, ma la è anche la maggioranza degli indipendenti e dei repubblicani. Il finanziamento della ricerca sulle fonti di energia rinnovabili come l’energia solare ed eolica piace all’84% di tutti gli elettori registrati, al 91% dei democratici, all’87% degli Indipendenti e al 75% dei repubblicani). Le riduzioni fiscali per chi acquista veicoli a basso consumo energetico o pannelli solari piacciono all’81% di tutti gli elettori, al 91% dei democratici, all’84% degli Indipendenti e al 70% dei repubblicani.
La regolamentazione delle emissioni di CO2, contro la quale i repubblicani si stanno battendo, è giusta per il il 75% di tutti gli elettori registrati, l’88% dei democratici, il 78% degli Indipendenti e addirittura il 61% dei repubblicani. Anche imporre alle compagnie dei combustibili fossili di pagare una tassa sul carbonio e di utilizzare il denaro per ridurre altre imposte come le imposte sul reddito, convince il 68% di tutti gli elettori, l’ 86% dei democratici, il 66% degli indipendenti e anche il 47% dei repubblicani.
Il 70% degli americani vuole severi limiti di emissione di CO2 per le centrali a carbone esistenti, per ridurre il riscaldamento globale e migliorare la salute pubblica, anche se dovesse aumentare il costo dell’energia elettrica, la pensano così l’88% dei democratici (il 91% dei democratici liberal), il 67% degli indipendenti e il 67% dei repubblicani liberali e moderati, tuttavia, solo il 37% dei repubblicani conservatori sostiene queste limitazioni. Il 74% degli elettori registrati pensa che le imprese e l’industria dovrebbero fare di più o molto di più per affrontare il riscaldamento globale: l’88% dei democratici, il 74% degli indipendenti e il 56% dei repubblicani. .
Secondo ClimateProgress «Parte della ragione per questa crescente consapevolezza dell’opinione pubblica è Papa Francesco, che ha pubblicato la sua enciclica sull’ambiente scorso anno. Già a novembre, gli stessi ricercatori avevano scoperto che “il 17% degli americani e il 35% dei cattolici dicono che la sua posizione sul riscaldamento globale ha influenzato loro punto di vista della questione”. I ricercatori credono anche che la consapevolezza dell’opinione pubblica sia probabilmente stata stimolata dall’Accordo di Parigi sul clima, il formidabile record di caldo dell’inverno e la copertura mediatica del cambiamento climatico».
Anche se il cambiamento climatico non è in testa alle preoccupazioni elettorali degli americani, potrebbe diventare quella che gli analisti politici chiamano “wedge issue”, una questione politica o sociale, spesso di natura controversa o divisiva, che potrebbe rivelarsi vincente nella gara per le elezioni presidenziali d novembre grazie alla grande differenza di opinione tra i repubblicani conservatori e i potenziali elettori indecisi, come gli indipendenti e repubblicani liberali. Il riscaldamento globale è emerso come “wedge issue” nell’estate 2011, quando una ricerca di Jon Krosnick, della Stanford University rivelò che «I candidati politici ottengono più voti prendendo una posizione “green” sui cambiamenti climatici, riconoscendo che il riscaldamento globale è in corso, riconoscendo che le attività umane siano almeno in parte da biasimare e sostenendo la necessità di un’azione».
Ma la linea del Partito Repubblicano e di Donald Trump va in tutt’altra direzione, diversa anche da quella ormai resa da buona parte dell’elettorato moderato/conservatore. «Così – scrive ClimateProgress – la macchina negazionista della destra ha messo il GOP (Grand Old Party – il Partito Repubblicano, ndr) all’angolo. I candidati in corsa per la nomination repubblicana potrebbero pensare che ci sia un beneficio ad abbracciare il negazionismo climatico se vogliono “win the conservative vote”, ma tali candidati soffriranno con ogni altro gruppo elettorale, soprattutto se devono correre contr qualcuno che appoggi l’azione per il clima. Tutto questo presuppone, naturalmente, che i candidati progressisti scelgano di fare di questo problema una delle loro priorità nei loro messaggi e nella pubblicità nella prossima campagna. Dopo tutto, è improbabile che saranno i conservatori a portare alla ribalta la questione e sembra altrettanto improbabile che i i media sostengano seriamente in qualche modo la questione. Si presuppone inoltre che il candidato progressista abbia un messaggio vincente sui cambiamenti climatici, ma non è sempre stato così».