Sono 27,8 milioni gli sfollati interni nel 2015 per guerre, violenze e disastri naturali
In tutto ammontano a 40,8 milioni. 19,2 milioni di sfollati per calamità naturali, il resto per guerra e violenza di bande criminali
[11 Maggio 2016]
Secondo il Global Report on Internal Displacement (GRID 2016), presentato oggi dall’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC), Norwegian Refugee Council (NRC), nel mondo nel 2015 le guerre, le violenze e i disastri naturali hanno prodotto 27,8 milioni di sfollati interni, un numero record di uomini, donne e bambini che hanno subito il trauma e la sconvolgente esperienza di essere deportati nel loro Paese. Il segretario generale dell’NRC, Jan Egeland, sottolinea che «Questo è l’equivalente delle popolazioni combinate di New York, Londra, Parigi e del Cairo che prendono quello che possono portare, spesso in uno stato di panico, e che intraprendono n viaggio pieno di incertezze. In altre parole, tutti i giorni del 2015,circa 66.000 persone hanno abbandonato le loro case».
La principale differenza tra sfollati interni (IDP) e rifugiati è che gli sfollati interni rimangono dentro i confini del proprio Paese. I rifugiati invece attraversano un confine internazionale in cerca di rifugio, e questo dà loro lo status di rifugiato legale che dà diritto a forme di protezione internazionale. Tuttavia quello dell’IDP non è uno status giuridico perché gli sfollati sono ancora sotto la giurisdizione del loro governo e non possono rivendicare alcun diritto aggiuntivo a quelli condivisi con i loro concittadini.
GRID 2016 rappresenta una svolta per l’IDMC perché sintetizza in un rapporto tutte le cifre sugli sfollati interni ed è integrato dal nuovo new Global Internal Displacement Database (GIDD) che aggiornerà continuamente i dati on-line. La direttrice dell’ IDMC, Alexandra Bilak, evidenzia che «Con la segnalazione di tutte le situazioni di sfollamento interno, a prescindere dalla loro causa, la nostra intenzione è quella di fornire un quadro sempre più olistico di ciò che è diventata veramente una crisi globale».
Il rapporto riguarda solo gli sfollati interni causati dai conflitti o da calamità improvvise ed esplora anche gli spostamenti attualmente off the grid, come quelli provocata dalla violenza di bande criminali, dei disastri a lenta insorgenza, come la siccità, e dai progetti di sviluppo. Per far questo l’IDMC ha dovuto affrontare nuove sfide metodologiche e concettuali nel tentativo di presentare un quadro il più completo possibile.
La Bilak spiga ancora: «Avere dati completi e accurati è essenziale per gli sforzi per alleviare le sofferenze e le esigenze di decine di milioni di persone altamente vulnerabili. I governi nazionali hanno la responsabilità primaria dela raccolta di questi dati e per la protezione e l’assistenza sfollati. Purtroppo, in molti contesti questa responsabilità non viene soddisfatta».
Il rapporto è una lettura che dovrebbe far riflettere molti sulla ferocia e la disperazione del nostro mondo: Nel 2015 sono stati registrati 8,6 milioni di nuovi sfollati causati da guerre e violenze e, a partire dalla fine dell’anno, il totale compresi quelli che sono fuggiti negli anni precedenti è pari a 40,8 milioni. Egeland afferma che «Questa è la cifra più alta mai registrata, e il doppio del numero dei rifugiati in tutto il mondo».
Sono il Medio Oriente e il Nord Africa ha sostenere gran parte del peso delle guerre nel 2015, con 4,8 milioni di persone sfollati, con Siria, Yemen e Iraq, che da soli rappresentano più della metà di tutti i nuovi sfollati interni da conflitto in tutto il mondo.
Dei dieci Paesi con il più alto numero di sfollati causati dalle guerre, cinque – Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Iraq, Sud Sudan e Sudan – sono ininterrottamente sulla lista IDMC dal 2003 e la Bilak evidenzia che «Questa è un’ulteriore prova del fatto che nell’assenza di aiuto agli sfollati che ne hanno bisogno, lo spostamento tende a trascinarsi per anni e anche decenni».
Come se non bastassero le guerre, nel 2015 il numero di sfollati per calamità è stato 19,2 milioni in 113 Paesi. All’ NRC spiegano che «Nel corso degli ultimi otto anni, è stato registrato un totale di 203,4 milioni di spostamenti collegati ai disastri». Come negli anni precedenti, è stata l’Asia meridionale ed orientale ad essere la più colpita, con in testa l’India (3,7 milioni di sfollati), la Cina (3,6 milioni) e il piccolo Nepal (2,6 milioni).
La stragrande maggioranza degli spostamenti legati ai disastri derivano da pericoli legati al clima, come tempeste e inondazioni, ma il rapporto evidenzia che «I terremoti in Nepal sono stati un duro monito sul potenziale di rischi geofisici».
Inoltre, «Le stime preliminari sullo sfollamento interno per altre cause – si legge su GRID 2016 – suggeriscono che almeno un milione di persone sono state sfollate forzatamente a causa della violenza criminale in Messico e America Centrale, e decine di milioni di più a causa di progetti di sviluppo quali dighe e progetti di rinnovamento urbano e mega eventi sportivi».
La Bilak conclude: «Questo rapporto illustra le molte sfide per affrontare questa crisi globale dello sfollamento interno. Evidenzia inoltre la clamorosa assenza di soluzioni politiche per affrontare lo spostamento, e costituisce un importante campanello d’allarme per i governi nazionali e anche per i policy-makers globali».