40 sindaci europei: «Non daremo l'assenso ad alcun accordo che non tenga conto delle città»
TTIP e CETA, Greenpeace: «La presidenza Ue nega ancora una volta la trasparenza sui negoziati»
Sit-in STOP-TTIP/CETA davanti alla sede del Consiglio Ue a Bruxelles
[13 Maggio 2016]
I ministri del commercio dell’Unione europea sono riuniti per decidere se i parlamenti nazionali saranno autorizzati a ratificare il CETA prima della sua applicazione. In agenda anche le discussioni sul TTIP, nei cui confronti è in aumento l’opposizione pubblica, dopo che il 2 maggio Greenpeace Olanda ha svelato una parte dei testi negoziali, rimasti fino quel momento segreti e proprio Greenpeace ha reso noto che «La presidenza olandese del Consiglio dell’Unione europea ha respinto questa mattina la richiesta di Greenpeace e di altre voci della società civile di trasmettere in streaming i colloqui ministeriali in programma oggi a Bruxelles sul TTIP e sul CETA, gli accordi sul commercio che la Ue sta negoziando rispettivamente con gli Stati Uniti e il Canada».
Stamattina la coalizione belga STOP-TTIP/CETA ha organizzato un sit-in davanti alla sede del Consiglio Ue a Bruxelles, in rappresentanza dei quasi 3,5 milioni di cittadini europei che hanno già sottoscritto la petizione per fermare questi due accordi commerciali.
Il CETA è il Comprehensive Trade and Economic Agreement tra Unione europea e Canada e Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura sSostenibile di Greenpeace Italia, sottolinea che «Ancora una volta ai cittadini dell’Unione europea viene negato l’accesso alle informazioni su accordi commerciali che potrebbero avere un impatto enorme sulle nostre vite e per la nostra democrazia. Anche se i negoziati commerciali sul TTIP dovessero fallire, il CETA potrebbe fungere da apriporta per le multinazionali e permettere loro di sfidare le norme Ue in tutti i settori, da quelle sul cibo a quelle sulla salute pubblica».
Dopo la manifestazione dei 30.000 a Roma contro il TTIP, Greenpeace ribadisce che «Accordi come TTIP e CETA minacciano seriamente la tutela dell’ambiente e della salute su entrambe le sponde dell’Atlantico. Il CETA prevede un sistema di arbitrato privilegiato che potrebbe consentire alle multinazionali di citare in giudizio i governi, eludendo i sistemi giudiziari esistenti in Canada e nell’Unione europea. Le aziende canadesi – ma anche le sussidiarie canadesi di multinazionali – potrebbero usare questo sistema per tutelare i loro interessi, mentre i cittadini e le aziende locali ne sarebbero esclusi. Un sistema analogo è in fase di negoziazione anche per il TTIP. Sebbene non sia stato ancora ratificato, il CETA sta già avendo effetti sugli standard europei. Durante i negoziati, infatti, il Canada ha fatto pressione affinché l’Unione europea indebolisse gli standard sulle emissioni, per facilitare le esportazioni canadesi di petrolio ottenuto da sabbie bituminose, il combustibile più inquinante al mondo».
Intanto Stop TTIP Italia ricorda che «L’opposizione dei cittadini europei ha rallentato il processo, convincendo molte amministrazioni locali di tutto il continente ad esprimere la propria contrarietà».
Durante un summit tenutosi dal 21al 22 aprile, 40 sindaci hanno sottoscritto, la Dichiarazione di Barcellona nella quale denunciano «gli impatti degli accordi bilaterali come il TTIP sui poteri amministrativi esercitati a livello locale, mettendo in pericolo la salute fisica e democratica dei cittadini europei».
Gerardo Pisarello, primo vice sindaco del Consiglio della Città di Barcellona, ha detto: «Non daremo l’assenso ad alcun accordo che non tenga conto delle città». Barcellona si è dichiarata città libera dal TTIP con una dichiarazione istituzionale approvata nel settembre 2015, aderendo alle richieste di più di 90 associazioni e campagne di cittadini che costituiscono parte della piattaforma Catalunya No al TTIP
Tutte le Città e Regioni europee possono aderire a questa dichiarazione, che sarà presentata alle istituzioni europee, ai governi nazionali e alle opportune organizzazioni. In Italia sono oltre 70 le amministrazioni locali che hanno approvato la mozione Stop TTIP, lo strumento messo a disposizione dalla Campagna Stop TTIP Italia per creare una rete di Comuni e Regioni contrarie all’accordo USA-Ue. I cittadini possono sollecitare i loro rappresentanti eletti a schierarsi contro il TTIP tramite la raccolta di firme on line che ha raggiunto le 12 mila adesioni.
Elena Mazzoni, una dei coordinatori della Campagna Stop TTIP Italia, evidenzia che «Alcuni rappresentanti degli Enti locali hanno partecipato alla manifestazione nazionale del 7 maggio, quando 30 mila persone sono scese in piazza a Roma per chiedere al governo Renzi di opporsi ad un trattato che non tutela l’interesse pubblico Eppure, oggi il nostro esecutivo partecipa al Consiglio dell’Unione europea con l’intento di arrivare alla ratifica del CETA e alla fluidificazione dei negoziati per il TTIP. Invitiamo cittadini e amministratori locali a proseguire le azioni di pressione sulle istituzioni nazionali e comunitarie».