L’Italia secondo Paese con la più alta partecipazione al programma CDP Water a livello Ue

Acqua, investimenti e rischi in Europa

Preoccupante mancanza di trasparenza nei gruppi energetici ed industriali

[1 Giugno 2016]

Secondo il primo rapporto sull’acqua  “State of play in corporate water stewardship” pubblicato oggi dal CDP «Nonostante l’intensificarsi della competizione per l’acqua come bene prezioso e la crescente importanza degli effetti del cambiamento climatico, le aziende europee hanno ancora molta strada da fare nel saper gestire in maniera adeguata le risorse idriche».

Il CDP è un’organizzazione internazionale no profit e leader mondiale nella rendicontazione ambientale che ha redatto il nuovo rapporto grazia  al supporto di Stavros Niarchos Foundation per offrire «uno spaccato dello stato dell’arte delle azioni intraprese dalle aziende europee nei confronti della gestione delle risorse idriche».

CDP Europe evidenzia che «Nell’anno in cui il World Economic Forum ha definito la crisi globale dell’acqua – fra cui siccità, aumento delle inondazioni e inquinamento delle acque – come la più importante minaccia nei confronti del pianeta sino ai prossimi dieci anni, l’interesse sul tema da parte degli investitori istituzionali è cresciuto enormemente. Quest’anno infatti, grazie a CDP, 643 investitori istituzionali hanno chiesto alle 299 principali società quotate europee, appartenenti a diversi settori industriali e ad alto rischio nell’utilizzo delle acque, di rendicontare la maniera in cui stanno fronteggiando il peggioramento della situazione idrica. Il numero delle richieste da parte degli investitori è stato di quattro volte superiore rispetto al report 2010». Ma aggiunge che «Nonostante sia evidente l’avvio di azioni concrete da parte delle aziende, c’è ancora molta strada da fare. Il 62% delle aziende europee interpellate (186) non ha fornito dati. Solo una società europea, Metsä Board è riuscita ad entrare nella classifica globale “Water Climate A List” di CDP che include attualmente 8 aziende a livello globale (tre in Giappone, due negli USA e una in Sud Africa)   Azioni concrete da parte delle aziende non rispondenti diventano ancora più necessarie per poter aumentare la fiducia da parte degli investitori che queste aziende stanno potenziando le loro attività a fronte di un peggioramento della sicurezza idrica».

Buone notizie per il nostro Paese che si piazza secondo per quanto riguarda il tasso di divulgazione delle informazioni sull’amministrazione idrica, con la più alta partecipazione al programma CDP a livello Europeo (50%). L’Italia è preceduta solo dalla Francia (51%). «Inoltre, Il 60% delle imprese Italiane partecipanti hanno identificato opportunità di business e implementato obiettivi concreti per l’amministrazione delle proprie risorse idriche – dicono al CDP – Tuttavia, ci sono ancora dei frangenti dove le imprese italiane possono migliorare visto che solo il 10% dei partecipanti ha valutato l’impatto sul proprio business collegato ai rischi legati alle risorse idriche e solo il 20% ha condotto un’analisi dei rischi che includa sia le operazioni dirette che la filiera lunga».

Anche Schroeders, un importante gruppo finanziario internazionale ha commentato il rapporto: «L’atteggiamento degli investitori è cambiato nel corso degli ultimi 5 anni, poiché è andata rafforzandosi la convinzione che la crescita economica può essere frenata da limiti ambientali. I dati CDP ci aiutano ad analizzare come le aziende si stanno muovendo in determinati ambiti e ci permettono di capire come intendono attrezzarsi di fronte ai rischi, sempre più spesso percepiti anche come delle opportunità».

E CDP evidenzia che «Sono i gruppi energetici ed industriali a rispondere meno di tutti alle richieste di azione e trasparenza da parte degli investitori. Solo il 13% – settore energia – e il 16% – settore industriale –  delle società quotate europee ha aderito al report CDP con risposte precise circa le strategie di gestione delle acque per il 2015. Si tratta di un dato scoraggiante se paragonato al dato medio di divulgazione ottenuto quest’anno che è stato pari al 38%. Questa mancanza di trasparenza è preoccupante, considerato che oltre i due terzi delle aziende opera in ambito energia (65%) e più della metà delle imprese industriali (56%) ammettono che il proprio business è vulnerabile ai rischi connessi alla gestione delle acque. Inoltre, un quarto di queste aziende (25% energia e 22% imprese industriali) è già stata colpita da problemi legati all’acqua nel corso dell’anno passato – un tasso tra i più alti degli otto settori di rendicontazione tramite CDP nel 2015». Inoltre, «Esistono forti preoccupazioni che la Politica Europea in materia di acqua possa incidere poco a causa della scarsa qualità dell’acqua stessa, dell’eutrofizzazione e dell’urgenza di riforme per gli ambiti di utilizzo: industriale, agricolo, produzione di energia elettrica. Tuttavia, più della metà (56%) delle aziende rispondenti non è riuscita ad effettuare una valutazione del rischio globale. Si tratta di un primo passo fondamentale per qualsiasi società che decida di intraprendere un percorso di resilienza verso le problematiche di gestione idrica. Quasi i due terzi delle imprese (61%) hanno identificato l’acqua come un sostanziale rischio d’impresa. Complessivamente sono stati riportati dalle aziende europee 444 rischi, la maggioranza dei quali prevede di avere un impatto immediato o nei prossimi tre anni».

Cate Lamb, responsabile del settore acque in CDP conclude: «Così come il petrolio è stata la risorsa chiave del ventesimo secolo, così l’acqua lo è nel ventunesimo. Sfortunatamente però, a differenza del petrolio, l’acqua non è sostituibile. Le aziende che aderiscono al programma CDP sull’acqua stanno prendendo coscienza che avere una visione strategica della propria gestione idrica può generare vantaggi competitivi, attrazione verso gli investitori e un atteggiamento resiliente come chiave di successo per il business. Il rating CDP Water A List in particolare fa capire come seguire un approccio più prudente verso l’acqua garantisce benefici per il business e per tutte le parti coinvolte nel complesso. E’ giunto il momento di accorciare le distanze».