CinemAmbiente, tutti i vincitori. Edizione record. I trailer
Concorso internazionale a When Two Wolrds Collide. Movies Save the Planet Award a Jacques Perrin
[6 Giugno 2016]
Si è conclusa al Cinema Massimo di Torino la diciannovesima edizione di CinemAmbiente, festival che si conferma come uno dei più importanti eventi cinematografici ambientali del panorama internazionale. «Grandissima l’affluenza a tutte le iniziative – dicono gli organizzatori, – Si sono riempite le sale, che hanno registrato ripetute proiezioni sold out, ma anche le vie della città, che sono state attraversate dal pubblico del Festival e caratterizzate dai contenuti di CinemAmbiente. Le presenze, comprensive delle manifestazioni collaterali, si sono aggirate intorno alle 27.000, di cui circa 15.000 le sole presenze in sala. Un aumento di circa il 20% rispetto alla passata edizione».
La giornata di chiusura del Festival, che quest’anno è coincisa con la Giornata Mondiale dell’Ambiente, è stata caratterizzata anche da un’installazione molto particolare allestita in piazza San Carlo dai volontari di Legambiente e CinemAmbiente con la regia del Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli. “ABI-TANTI: la moltitudine migrante”, ovvero oltre 7.000 pezzi in forma di umanoidi, contraddistinti dal differente aspetto esteriore, risultato ottenuto dall’assemblaggio di materiali eterogenei. Il progetto del Castello di Rivoli, che ha coinvolto migliaia di bambini e adulti sul territorio nazionale ed europeo, parte dal gioco per far riflettere sui concetti d’identità e differenza e sul superamento dell’idea di confine e delle barriere che separano gli individui e i popoli. «Attraverso questa iniziativa – ha detto Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – abbiamo voluto porre all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni il fenomeno delle migrazioni dovute ai cambiamenti climatici per creare un terreno fertile al riconoscimento dello status di rifugiato ambientale. Il fenomeno delle migrazioni ambientali ci riguarda da vicino e un cambiamento verso la sostenibilità è possibile anche agendo localmente, a partire da noi stessi e dalle nostre abitudini. Al tempo stesso sono però sempre più urgenti politiche nazionali e locali coerenti con gli impegni presi alla Cop21 di Parigi che portino il nostro Paese fuori dall’era delle fonti fossili».
Ecco i vincitori di CinemAmbiente 2016:
Concorso internazionale documentari
When Two Wolrds Collide, (Perù, 2016) di Heidi Brandenburg, Mathew Orzel
Con l’ambizione di entrare a far parte delle nazioni che contano a livello mondiale, il presidente peruviano Alan Garcia (in carica dal 2006 al 2011) ha avviato una politica estrattiva molto aggressiva indirizzata a petrolio, minerali e gas naturali presenti nel cuore della foresta amazzonica. Un intervento che ha da subito incontrato la dura opposizione della popolazione locale. Gli accorati discorsi del leader degli indigeni Alberto Pizango contro l’azione distruttrice di Garcia si sono ben presto trasformati in grida di battaglia: una contrapposizione che è degenerata in una vera e propria guerra civile con sanguinosi atti di violenza compiuti da entrambi gli schieramenti.
Premio Food Smart Cities
Bugs (Danimarca, 2016) di Andreas Johnsen
Da quando sono stati indicati dalle Nazioni Unite come una risorsa fondamentale per combattere la fame nel mondo, prima che gli chef ne elogiassero il gusto, gli ambientalisti il loro basso impatto ecologico e i nutrizionisti il loro alto valore nutrizionale, gli insetti sono diventati il cibo del futuro. La Ong danese Nordic Food Lab ha deciso di condurre una ricerca durata tre anni sui due miliardi di persone che già se ne cibano. Un viaggio che ci porterà ad assaggiare squisitezze come le venerate termiti regine o il miele di formica del deserto per capire se gli insetti sono lo specchio delle falle del nostro sistema alimentare o l’asso nella manica per riequilibrarlo.
Premio del pubblico Iren
The Babushkas of Chernobyl (USA, 2015) di Holly Morris, Anne Bogar
Nella Dead Zone che circonda la centrale nucleare di Chernobyl, un manipolo di anziane non si arrende e continua a vivere in una delle aree più radioattive del Pianeta. Condividono un territorio letale, ma anche meraviglioso, con altri clandestini come scienziati, militari o amanti del pericolo, che vi si addentrano inseguendo scenari da videogiochi post-apocalittici. Donne che hanno deciso di tornare in queste terre dopo il disastro del 1986, sfidando le autorità e a rischio della loro stessa vita, e che, come i lupi, le alci o i cinghiali ricomparsi nelle foreste della zona, sono un vero e proprio simbolo della capacità di sopravvivenza della natura stessa.
Concorso documentari italiani
Attraverso le Alpi, (Italia, 2016) di Giancarlo Bertalero e Filippo Ciardi
Di chi sono le Alpi? E chi o cosa ne regola la vita? Ogni giorno tonnellate di merci caricate su camion e treni passano per tunnel e valichi alpini, incidendo notevolmente sulla vita dei cittadini e sull’ambiente naturale di paesi come l’Italia, la Francia, l’Austria, la Svizzera, la Germania o la Slovenia. Dall’osservazione della quotidianità di chi è vittima o protagonista di questo flusso ininterrotto, come operatori ferroviari, camionisti, automobilisti, turisti ambientali o altri viaggiatori, nasce così una riflessione sulle responsabilità della gestione del traffico alpino da parte delle aziende di trasporto, illuminata dalla bellezza di una delle più importanti catene montuose del mondo.
Concorso internazionale One Hour
La jeune fille et les typhons, (Francia, 2015) di Christoph Schwaiger
Nel 2013 il tifone Hayan si è abbattuto sulle coste filippine distruggendo città e villaggi: le vittime sono state oltre seimila, milioni le persone rimaste senza casa. In passato disastri naturali di questa entità capitavano una o due volte in un secolo, ma oggi il riscaldamento globale potrebbe causare un incremento nella frequenza di simili avvenimenti. Una minaccia che i filippini sono costretti ad affrontare quotidianamente. È il caso di Marinel, sedici anni, che ha deciso di sensibilizzare le nuove generazioni sui rischi legati al cambiamento climatico e che accompagniamo lungo le strade ancora devastate della sua terra a incontrare chi lavora per proteggere l’intero arcipelago.
Premio Ambiente e Società – Giuria Arcobaleno
La lunga strada gialla, (Italia, 2016) di Christian Carmosino e Antonio Oliviero
I due giovani palermitani Federico e Mirko decidono di partire in sella ai loro muli, Giovanni e Paola, da Portella della Ginestra con l’idea di arrivare al Quirinale a portare un messaggio di ecologia e giustizia sociale. Nasce così un viaggio di oltre milleduecento chilometri, in cui incontreremo pastori, contadini e pescatori che fanno lo stesso cammino alla ricerca della loro identità, di un contatto con un mondo rurale che sembra ormai scomparso, ma soprattutto di un confronto con tante persone che sono una concreta testimonianza di un territorio, il Sud, umiliato dalla criminalità e dalla cecità di un progresso incapace di assimilare le antiche tradizioni e i valori umani più autentici.
Menzione speciale Legambiente
Devil Comes to Koko, (Italia, 2015) di Alfie Nze
Un viaggio nella memoria storica di Alfie Nze, regista teatrale nigeriano trasferitosi in Italia negli anni Novanta, che ripercorre due brutali episodi avvenuti in Nigeria: la sanguinosa invasione inglese di Benin City del 1897 e lo scandalo dei rifiuti tossici scaricati illegalmente nel 1987 da un imprenditore italiano a Koko, un villaggio nel delta del Niger. La decisione di raccontare questi due eventi, che hanno segnato indissolubilmente la storia del paese dell’Africa Occidentale, nasce da una personale ossessione di Alfie Nze relativa allo scandalo dei rifiuti tossici e una ricerca di quello che è rimasto nella memoria degli abitanti.
«La migrazione dei popoli e delle risorse, il viaggio delle merci e dei rifiuti in un racconto che ci riguarda e che diffonde la terra dei fuochi come irresponsabilità dello sviluppo e accanimento del profitto. Europa e Africa che cercano una storia comune nello specchio delle date che rincorrono la colonia e la contemporaneità, nella conoscenza reciproca. L’Italia che alimenta l’interscambio nello studio e che esporta il peggio con la menzogna. Vari piani di racconto, testimonianze vere e libere, una ricerca dei fatti a volte complicata che tiene però il tempo della storia attuale e della sua condivisione con tutti noi”. Questa la motivazione del premio assegnato a “Devil comes to Koko” da parte dei giurati di Legambiente Francesca Galante (Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta), Vittorio Giordano (presidente di Legambiente Casale Monferrato) e Marzio Marzorati (vice presidente di Legambiente Lombardia).
Ora la pellicola premiata partirà in una vera e propria tournée tra le iniziative estive organizzate dai circoli di Legambiente e farà tappa in particolare ad agosto al Clorofilla Film Festival nell’ambito di FestAmbiente a Rispescia (GR). Un riconoscimento concreto mirato a diffondere a più persone i messaggi contenuti nel documentario.
Movies Save the Planet Award a Jacques Perrin
Movies Save the Planet è il riconoscimento del Festival riservato ogni anno a un grande protagonista della storia del cinema ambientale. Nell’edizione 2015 è stato assegnato a Luc Jaquet, vincitore dell’Oscar per il miglior documentario 2006 con La marcia dei pinguini, mentre quest’anno si è deciso di premiare Jacques Perrin, attore, produttore e regista cinematografico francese dalla lunga carriera che dagli anni Novanta si è imposto anche nel documentario naturalistico.
Perrin ha ottenuto i suoi primi ruoli importanti all’inizio degli anni Sessanta grazie a Valerio Zurlini, recitando a fianco di Claudia Cardinale e di Marcello Mastroianni in film come La ragazza con la valigia (1961) e Cronaca familiare (1962). Ha quindi lavorato con registi come Mauro Bolognini, Florestano Vancini, Pierre Schoendoerffer, Jacques Demy e Claude Chabrol, prima di essere premiato nel 1966 come miglior attore alla Mostra di Venezia per Un uomo a metà di Vittorio De Seta.
Ha fondato una sua casa di produzione con cui ha realizzato e interpretato Z – L’orgia del potere di Costa-Gavras, che ha vinto l’Oscar come miglior film straniero nel 1969. Negli anni Settanta Perrin ha continuato a produrre opere di cui è anche l’interprete principale, come Il deserto dei Tartari (1976), tratto da Dino Buzzati per la regia di Valerio Zurlini, prima di concentrarsi sulla produzione televisiva e tornare alla ribalta con film come Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore (1988) e In nome del popolo sovrano di Luigi Magni (1990).
Nel 1989 ha prodotto il suo primo documentario dedicato al mondo naturale, Le Peuple singe di Gérard Vienne, seguito da Microcosmos – Il popolo dell’erba (1996) di Claude Nuridsany e Marie Pérennou, in cui è anche la voce narrante, e Himalaya di Éric Valli (1999, prima di passare dietro la macchina da presa producendo e dirigendo con Jacques Cluzaud Il popolo migratore (2001). Ha poi realizzato La vita negli oceani (2009), che vince il César come miglior documentario, e la serie televisiva Le Peuple des océans (2012). Perrin ha inoltre diretto nel 2002, con Eric Deroo,L’Empire du milieu du sud. Negli stessi anni è tornato a partecipare come attore in film di successo, come nel caso de Il patto dei lupi di Christophe Gans (2001) e deiRagazzi del coro di Christophe Barratier, che ha anche prodotto, così come anche il successivo film di Barratier, Faubourg 36. Nel 2016 è uscito infine il suo nuovo documentario, Les Saisons, sempre realizzato con Jacques Cluzaud.