La Brexit, la Direttiva europea sulla pesca e i tritoni
Scontro tra conservatori: Cameron e Johnson sull'impatto dell'Ue su pesca, biodiversità e OGM
[7 Giugno 2016]
L’ex sindaco conservatore di Londra, Boris Johnson, ha detto alla BBC che i pescatori inglesi «devono essere liberati dalle folli regole dell’Ue», il premier conservatore britannico David Cameron ha risposto che negli ultimi 5 anni il giro di affari della pesca britannica è cresciuto.
La politica comune della pesca dell’Ue (Pcp), che stabilisce le quote di pesce che può essere pescato in ogni Paese membro, é diventata così un altro elemento del durissimo scontro sul referendum per rimanere nell’Unione europea che si terrà il 23 giugno e che vede Cameron e Johnson sulle opposte barricate del Sì e del No.
Ma che conseguenze avrebbe la Brexit sulla pesca Ue e britannica? La Pcp consente l’acceso alle flotte pescherecce comunitarie e alle zone di pesca fino a 12 miglia nautiche dalle coste degli Stati membri e punta al mantenimento degli stock ittici. I fautori del Sì all’uscita dall’Ue dicono che le regole europee hanno devastato la pesca britannica, mentre chi vuole rimanere nell’Ue dicono che quelle direttive hanno consentito agli stock di pesci di recuperare dal sovrasfruttamento.
Per Johnson, i vincoli europei sono stati una tragedia per la pesca britannica e i l numero di lavoratori nella pesca e nell’indotto si è dimezzato. Quindi la Gran Bretagna dovrebbe tornare ad avere politiche proprie per la pesca. Ma la realtà è che molti pescatori britannici sarebbero ancora più poveri, o disoccupati, senza le sovvenzioni comunitarie, che spesso rappresentano il 50% del loro reddito. L’altro dato incontrovertibile è che il 73% delle esportazioni alimentari del Regno Unito va verso l’Ue e che sono stati gli Usa a costringere Francia e Germania ad approvare il divieto di importare carne bovina britannica, un altro cavallo di battaglia di Johnson e di fautori della Brexit.
Altra cosa ovvia, in un mare sempre più impoverito e in un mondo che chiede sempre più pesce, è che la pesca deve essere gestiti per impedire il collasso degli stock delle specie commerciali e Cameron ha rivendicato il fatto che ora esista un maggior controllo a livello regionale e che sia finalmente finita «La folle politica dei rigetti [dei pesci in mare]. Con questo maggiore controllo regionale che siamo riusciti a negoziare stiamo vedendo recuperare gli stock ittici. Guardate le cifre più recenti: in realtà ora stiamo permettendo ai nostri pescatori di sbarcare più passere di mare e merluzzi di quanto fatto nel corso degli ultimi 5 anni. In realtà, il pesce sbarcato in UK è aumentato del 20%. E’ perfetto? No. Dobbiamo batterci meglio per questo? Sì. Questo mercato è vitale per i nostri agricoltori e i nostri pescatori? Assolutamente, sì».
La Commissione europea definisce i totali ammissibili di catture (TAC) che nel dicembre 2015 sono stati aumentati per la pesca britannica per quanto riguarda i contingenti per il Mare del Nord, merluzzo compreso. Il
Il Department for Environment, Food and Rural Affairs britannico ha detto che così il contingente di merluzzo bianco aumenterebbe del 15% e che per la passera di mare della Manica raddoppierebbe.
Cameron però è in difficoltà e non può permettersi di fare troppo l’europeista entusiasta e quindi ha detto alla BBC che considera “mixed score card” la politica ambientale dell’Unione europea (che la Gran Bretagna a volte non rispetta), ma a difeso misure obiettivo come la protezione dei tritoni che spesso sono servite alle associazioni ambientaliste per impedire speculazioni edilizie in habitat sensibili.
«A volte sembrano un po’ troppo prescrittive e possono essere un obiettivo frustrante. In realtà. In linea generale, dobbiamo avere norme in materia di habitat. Se si guarda alla specie e alla biodiversità, le cose stanno migliorando».
Ma le mani libere sull’ambiente sono uno dei temi favoriti da Johnson e dai sostenitori dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue e Cameron e i laburisti hanno buon gioco a dire che la Brexit darebbe al governo britannico più libertà di decidere su questioni controverse come le colture geneticamente modificate.