I pesticidi contaminano le rane di montagna dei parchi nazionali della California
[30 Luglio 2013]
È opinione diffusa che i pesticidi siano tra le potenziali cause di declino degli anfibi, sia singolarmente che in combinazione con altri fattori di stress, ma fino ad oggi sono molto poche le informazioni sull’accumulo di pesticidi nei tessuti delle rane.
A colmare questa lacuna ci ha provato con successo lo studio “Accumulation of pesticides in pacific chorus frogs (Pseudacris regilla) from California’s Sierra Nevada Mountains, USA” pubblicato su Environmental Toxicology and Chemistry. Gli autori hanno esaminato l’esposizione potenziale e l’accumulo di pesticidi in alcuni stagni utilizzati attualmente dalle rane Pseudacris regilla per la riproduzione, raccogliendo campioni in 7 siti ad altitudini elevate nel nord della California.
Il team statunitense spiega che «tutti i siti campionati si trovano sottovento rispetto della Central Valley della California fortemente agricola e ricevono input di pesticidi attraverso la precipitazione e/o la deposizione secca». Gli scienziati hanno analizzato i tessuti delle rane, acqua e sedimenti alla ricerca di più 90 pesticidi attualmente in uso e la degradazione dei pesticidi utilizzando la gascromatografia–spettrometria di massa.
Ne è venuto fuori che «due fungicidi, pyraclostrobin e tebuconazolo, e un diserbante, simazina, sono stati i pesticidi più frequentemente rilevati nei campioni di tessuto. La concentrazione di pesticidi media variava da 13 mcg/kg a 235 mcg/kg di peso vivo. Il tebuconazolo e il pyraclostrobin sono stati gli unici due composti osservati frequentemente nei tessuti delle rane e nei sedimenti. Sono state osservate differenze spaziali significative nella concentrazione nei tessuti, che corrispondevano ad un utilizzo dei pesticidi nelle contee sopravento».
La ricerca ha dimostrato che «anche gli anfibi che vivono in località remote sono esposti e in grado di accumulare pesticidi attualmente in uso. Un confronto delle concentrazioni tissutali di Pseudacris Regilla con i dati dell’acqua e dei sedimenti ha indicato che le rane stanno accumulando pesticidi e sono uno degli indicatori potenzialmente più affidabile dell’esposizione a questo gruppo di pesticidi dell’acqua o dei sedimenti».
Mentre l’uso di pesticidi, come triazine, endosulfan e organofosfati è comune negli Usa, la California utilizza più pesticidi di qualsiasi altro Stato. Quindi i pesticidi normalmente utilizzati nella Central Valley della California, una delle regioni agricole più fertili del mondo, con l’8% della produzione agricola statunitense, sono arrivati fino agli stagni montani lontani decine di Km, contaminando le foreste dei parchi nazionali.
Kelly Smalling, un ricercatore dell’U.S. Geological Survey spiega che «i nostri risultati mostrano che i pesticidi attualmente in uso, in particolare fungicidi, si accumulano nei corpi delle pacific chorus frogs nella Sierra Nevada. Questa è la prima volta che abbiamo rilevato molti di questi composti, tra i quali fungicidi, in questi luoghi remoti».
Le Pseudacris regilla sono abbondanti in tutta catena montuosa della Sierra Nevada, e come altri anfibi sono sensibili ai prodotti agrochimici; l’esposizione a pesticidi può infatti danneggiare il loro sistema immunitario, aumentando così il rischio di malattie.
Il team ha raccolto le rane negli stagni che vanno dal Lassen Volcanic National Park nel punto più a nord della Central Valley, al Giant Sequoia National Monument, nel punto più a sud. Smaling sottolinea che «i campioni sono stati testati per 98 tipi di pesticidi, le cui tracce sono state trovate nei tessuti di rana di tutti i siti. Abbiamo scoperto che anche le rane anche che vivono nelle località montane più remote sono state contaminate dai pesticidi agricoli, trasportati per lunghe distanze dalla polvere e dalla pioggia».
Un altro pesticida comunemente rilevato è il diclorodifenildicloroetilene (Dde) un prodotto della degradazione del Ddt che è stato vietato negli Usa nel 1972. La presenza di un sottoprodotto Ddt rivela per quanto tempo questa sostanza possa influire sulla biodiversità.
Smalling conclude: «Pochissimi studi hanno preso in considerazione la presenza ambientale dei pesticidi, in particolare dei fungicidi che possono essere trasportati al di fuori dei terreni agricoli. Le nostre evidenze pongono nuove sfide ai manager delle risorse, dimostrando la necessità di tenere traccia dei continui cambiamenti dell’utilizzo dei pesticidi per determinare le potenziali vie di esposizione in natura».