Repressione in Turchia: arrestato il rappresentate di Reporters sans frontières

Erol Önderoglu dalla prigione: «Rivendicare i nostri valori ci renderà più forti»

[23 Giugno 2016]

Erol Önderoglu, che dal 1996 è il rappresentante di Reporters sans frontières (RSF) in Turchia, è stato arrestato il 20 giugno e il segretario generale dell’Onu, an Ki-moon ha espresso la sua grande preoccupazione ed ha chiesto al governo turco la sua rapida liberazione e quella di Şebnem Korur Fincancı, presidente della Fondazione per i diritti umani in Turchia, e dello scrittore Ahmet Nesin, arrestato il 20 giugno a Istanbul con l’accusa di propaganda terrorista. Per RSF l’incarcerazione di Önderoglu e degli altri due difensori della libertà do stampa «segna una nuova tappa nella criminalizzazione della difesa dei diritti umani ed è a nome di questa lotta che continueremo la nostra mobilitazione senza sosta».

Önderoglu è stato arrestato per aver pubblicato il 18 maggio 3 articoli sul giornale Özgür Gündem nei quali indagava sulle lotte di potere interne tra le forze di sicurezza turche e delle operazioni militari in corso contro i ribelli del PKK nel Kurdistan turco. Inoltre, da più di 20 anni, Erol Önderoglu si batte per difendere i giornalisti perseguitati e RSF dice che «Il suo rigore e la sua dirittura morale, riconosciuti da tutti, ne hanno fatto una personalità di riferimento in materia. Arrestando lui, è tutta la professione che le autorità turche cercano di intimidire. Imprigionato al termine di un’udienza a porte chiuse, condotto in manette, Erol Önderoglu è oggi vittima degli abusi che ha sempre denunciato».

Ieri, dalla sua prigione a Istanbul , Erol Önderoglu ha scritto: « Come giornalista, mi interesso di questioni giuridiche da molto tempo. Non mi ricordo un periodo in cui i difensori della pace hanno dovuto far fronte a tali pressioni e minacce di arresto in maniera così visibile come oggi. Le società libere e le opinioni pubbliche delle democrazie devono oggi agire in uno spirito di solidarietà. Rivendicare i nostri valori ci renderà più forti. Inviamo i nostri ringraziamenti a tutti i nostri colleghi, ai giuristi e alle persone sensibili alla nostra causa che ci hanno sostenuto dal giorno del nostro arresto».

Intanto, anche sulla spinta di una petizione di RSF, si è formata una coalizione internazionale per ottenere la liberazione di  Önderoglu, Fincancı, e Nesin: Ban Ki-moon, che il 21 giugno ha incontrato a New York il segretario generale di RSF Christophe Deloire, in un comunicato ha chiesto «la rapida liberazione dei 3 difensori della libertà di informazione in Turchia» e si è complimentato con RSF «per il suo lavoro coraggioso e indispensabile per proteggere la libertà di stampa e la libertà di espressione», dicendo di condividere la preoccupazione di Deloire per l’aumento di «minacce, attacchi e arresti di giornalisti che fanno solo il loro lavoro, e questo in tutto il mondo».

Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha detto che la persecuzione del governo di Ankara contro i giornalisti «prosegue senza sosta» e che questi arresti «Sono contro i valori dell’Ue», peccato solo che sia la stessa Ue che ha fatto con il governo turco un accordo sui profughi che quei valori li calpesta. .

Ma anche l’alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri, Federica Mogherini, ha detto che l’incarcerazione di Önderoglu, Fincancı, e Nesin  «va contro l’impegno della Turchia a rispettare i diritti dell’uomo, compresa la libertà dei media» e l’Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa (Ocse) è andata oltre: «Ridurre queste persone al silenzio, riducendo così il dibattito pluralista,  è profondamente dannoso non solo per loro e per i loro parenti, ma anche per la società nel suo insieme – ha dichiarato Dunja Mijatović, responsabile Ocse per la libertà dei media – Le autorità devono abbandonare le accuse e cessare di utilizzare gli arresti come modo di lotta contro le voci differenti».

In un Tweet, il Commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, si è detto costernato ed ha annunciato che solleverà la questione presso le autorità turche, che difficilmente daranno ascolto, visto che stanno reprimendo brutalmente, con carri armati e bombardamenti, la protesta dei kurdi nel sud est del Paese e che la Turchia è al 151esimo posto su 180 nella Classifica 2016 della libertà di stampa pubblicata da RSF.

RSF esige «la liberazione immediate e incondizionata di Erol Önderoglu e e dei suoi confratelli Ahmet Nesin e Sebnem Korur Fincanci. I procedimenti di accusa aperti contro di loro e altri 34 partecipanti alla campagna di solidarietà con Özgür Gündem devono essere immediatamente abbandonati».