Laghi italiani, Legambiente: ancora molte le criticità
[30 Luglio 2013]
Il 51% degli oltre 100 campioni di acque provenienti dai laghi italiani, ha una carica batterica al di sopra dei limiti previsti dalla legge. Questo in estrema sintesi il risultato della campagna nazionale di Legambiente, Goletta dei Laghi giunta al termine della sua ottava edizione.
Quest’anno l’equipe dell’associazione ambientalista ha visitato dieci regioni italiane, ha svolto il monitoraggio scientifico in 16 laghi e al contempo ha informato e sensibilizzato i cittadini e le amministrazioni sull’importanza dei bacini lacustri, fondamentali risorse naturali da valorizzare per il rilancio dei nostri territori e della nostra economia.
Durante il corso di un mese di monitoraggi, iniziative di denuncia e dibattiti di approfondimento, la Goletta dei Laghi ha posto l’accento sulle situazioni critiche per rilevare la presenza di scarichi non depurati che ancora oggi si riversano negli specchi lacustri, delle regioni del nord e centro Italia (Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, del Lazio e dell’Umbria).
La campagna ha inoltre denunciato i problemi che oggi riguardano le coste e la gestione dei laghi come abusivismo edilizio, consumo di suolo, eccessiva captazione delle acque, incuria e scempi ambientali.
«I risultati delle analisi svolte dalla Goletta dei laghi di Legambiente – ha spiegato Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – mettono in luce anche quest’anno le numerose criticità per quanto concerne l’inquinamento proveniente da scarichi civili non depurati, con la metà dei punti monitorati che presentano una contaminazione batterica al di sopra delle soglie stabilite dalla legge. Ancora una volta sono le foci dei corsi d’acqua, torrenti e fossi che si riversano nei laghi a rappresentare le situazioni più critiche. Un sistema depurativo carente, che nel nostro Paese coinvolge ancora un quarto della popolazione e che rischia, oltre che gravi ripercussioni ambientali, di farci pagare pesanti sanzioni per le procedure d’infrazione dovute al mancato rispetto delle direttive europee».
«Più in generale – ha aggiunto Zampetti – interventi mirati alla tutela delle acque e degli ecosistemi lacustri sono urgenti anche per rispettare la scadenza europea per il raggiungimento del buono stato ecologico dei laghi previsto dalla direttiva 2000/60 per il 2015. Attualmente, solo il 37% delle acque lacustri a livello nazionale, stando agli ultimi dati ufficiali, lo ha raggiunto. Un dato che ribadisce l’urgenza di una politica integrata di gestione della risorsa idrica e degli ecosistemi lacustri per non trovarci impreparati alla scadenza».
Nel dettaglio tra i laghi del nord, sono stati sette i bacini monitorati dai tecnici di Legambiente, in Piemonte, Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige: Garda (Vr, Bs, Tn), Iseo (Bg, Bs), Como (Co, Lc), Lugano (Va), Maggiore (Va, No, Vb), Varese (Va) e Viverone (To). Un totale di 73 punti monitorati, di cui 44 sono risultati inquinati o fortemente inquinati.
Nel Lazio sono passati all’esame dei tecnici di Legambiente 7 bacini lacustri tra le provincie di Roma (Bracciano e Albano), Viterbo (Bolsena e Vico), Rieti (Salto e Turano) e Latina (Posta Fibreno). Su un totale di 23 punti campionati, il 34%, sono risultati contaminati dalla presenza di scarichi fognari non depurati. Infine in Umbria, dove sono stati monitorati il Trasimeno (Pg) e Piediluco (Tr), su 8 prelievi solo 1 ha superato i limiti previsti dalla normativa.
«Grazie all’attività di Goletta dei Laghi siamo riusciti ad avere un quadro completo della situazione dei nostri bacini lacustri, così da individuare alcuni elementi di criticità peculiare che risiedono, soprattutto, nella mancanza di pianificazione e gestione congiunta di tutti i soggetti territoriali coinvolti, dalle amministrazioni lacuali a quelle dell’entroterra, dagli enti tecnici ai privati- ha sottolineato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente – Senza il superamento di queste situazioni anche le migliori pratiche di buon governo, tutela dell’ambiente, legalità e della promozione turistica sostenibile, rischiano di rimanere dei presidi isolati, destinati a perdere il loro carattere di vettori per lo sviluppo e il rilancio territoriale, soprattutto in termini economici. Per questo ci rivolgiamo alle istituzioni competenti affinché considerino i bacini lacustri prioritari nella stesura delle nuove politiche di gestione delle risorse idriche e dei territori rivieraschi. Un’azione fondamentale in previsione dello stanziamento dei nuovi fondi strutturali per il periodo 2014-2020, con particolare attenzione alle aree interne, che potrebbero trasformarsi da aree periferiche a laboratori strategici di sviluppo sostenibile».
L’iniziativa itinerante di Legambiente, realizzata con il contributo del COOU (Con-sorzio Obbligatorio Oli Usati) e Novamont, è stata anche l’occasione per promuovere buone pratiche incentrate su attività a basso impatto ambientale e valorizzare proposte per ottimizzare la gestione sostenibile, trasparente e partecipata dei bacini lacustri e dei territori che li ospitano.
In questo contesto da ricordare, la collaborazione con la rete italiana di Living Lakes, che comprende ad oggi 4 associazioni, 9 tra i maggiori laghi italiani e un’area umida. Grazie anche alla presenza del network, che fa parte di una più ampia rete internazionale, si è rafforzato il rapporto con le amministrazioni locali con le quali ci si è concentrati su quelli che sono gli obiettivi comuni: promuovere la protezione e lo sviluppo degli habitat naturali, aumentare la conoscenza e il livello di sensibilità nei confronti degli ecosistemi delle aree lacustri e sviluppare in modo sostenibile il turismo e le economie locali.