Libia: verso l’assalto finale contro il Daesh a Sirte. Gli africani: «È vero errore di casting»
In Libia aumenta la nostalgia per il regime di Gheddafi
[11 Agosto 2016]
La liberazione di Sirte sembra cosa fatta: le forze del governo libico di unità m nazionale (Gna) di Tripoli hanno annunciato di aver conquistato il centro conferenze do Ouagadougou, il quartier generale delle forze dello Stato Islamico/Daesh che però ha resistito con un pugno di uomini a un’offensiva durata tre mesi e che è stata risolta con l’intervento aereo statunitense e probabilmente con azioni di commando occidentali sul terreno.
Il colpo inferto al Daesh libico è comunque importante e probabilmente definitivo: Ouagadougou, che è stato costruito da Gheddafi in onore della capitale del Burkina Faso, è un immenso complesso nel centro di Sirte e ora è nelle mani delle milizie lealiste della Libia occidentale che hanno riconquistato anche l’ospedale e l’università.
Secondo Reda Issa, portavoce delle forze libiche fedeli allo Gna, nella riconquista dell’ Ouagadougou sono morti 40 jihadisti del Daesh, mentre gli altri sono fuggiti disperdendosi in altri quartieri di Sirte ancora sotto il loro controllo. Ieri il Daesh controllava ancora 3 quartieri residenziali e uno commerciale adiacente al porto di Sirte che però è già sotto controllo della forze fedeli a Tripoli.
Issa ha detto che l’aviazione Usa ieri ha effettuato tre attacchi, ma i miliziani neri del Daesh hanno seminato le vie di Sirte di autobomba e i tetti di cecchini. Il portavoce delle milizie filogovernative si è rifiutato però di confermare – ammettendola implicitamente – la presenza di forze americane e britanniche a terra che sarebbero intervenute a fianco dei combattenti libici a Sirte. Secondo lui nella città ci sarebbero 2.500 miliziani anti-Daesh.
Il sentimento con il quale gli africani guardano a quanto sta succedendo in Libia lo riassume bene Par Bark Biiga sul giornale di Ouagadougou Fasozine: «Le forze lealiste libiche sognano ormai una liberazione totale della città strategica di Sirte. Un sogno reso possibile grazia all’appoggio militare proveniente dalle forze americane e quindi della scoperta e dalla volontà di Washington di farla finita con l’occupazione illegale e criminale della Libia da parte dell’Organizzazione islamista. Una cosa che non tiene».
Secondo Fasozine, per rendere giustizia alla Libia e ai libici «bisognerebbe permettere a questo Paese di ritrovare la pace e la stabilità dopo l’assassinio del suo incontestato capo, il fu colonnello Muammar Gheddafi. Perché, da allora, in Africa e altrove nel mondo si levano voci per affermare la loro preferenza per la “dittatura” che regnava in questo Paese rispetto al caos attuale».
Biiga dà voce a quello che pensano in molti in Libia e in Africa: «Lo spettacolo delle violenze alle quali si assiste ogni giorno a Sirte come a Bengasi e nelle altre città è la prova del pessimo casting della comunità internazionale che ha preferito “il disordine alla stabilità politica”», puntando le fiches sui combattenti sbagliati, gli estremisti salafiti.
Fasozine gira il coltello nelle piaga dell’ennesimo intervento occidentale per esportare alla democrazia che ha portato a un sanguinoso caos dove sguazzano gli stessi estremisti finanziati e armati per rovesciare regimi e appropriarsi di risorse: «Quel che succede oggi in Libia è un vero errore di casting. Ed è quello che ha davvero permesso agli avvoltoi delle organizzazioni terroristiche Stato Islamico e Al Qaeda di seminare la desolazione nel Paese di Gheddafi. Prima o poi, bisognerà far luce su chi ci ha guadagnato da questo disastro al quale i libici innocenti continuano a pagare un pesante tributo».