Quello che il movimento climatico può imparare dal golpe neoliberista

Chloe Maxmin: «Con la loro strategia e la nostra bussola morale, il movimento climatico potrebbe essere inarrestabile»

[22 Agosto 2016]

Con le elezioni presidenziali fra meno di tre mesi, cosa stanno facendo i nostri candidati sui cambiamenti climatici? Donald Trump accenna raramente al clima. Quando lo fa, lo prende in giro. Hillary Clinton? Lei è felice di dire che crede nel cambiamento climatico, mentre fa l’apologia del fracking e loda il profondamente sbagliato Accordo di Parigi. Eppure, sappiamo che abbiamo bisogno di Hillary e che dobbiamo fare tutto il possibile per eleggerla. Ancora più importante, il nostro movimento deve essere più forte che mai nello spingere Hillary verso la leadership climatica che richiede la Terra.

Come può il movimento per il clima sviluppare la forza politica per combattere in modo efficace?

Per avere delle risposte, ho guardato a quello che considero uno degli esempi più riusciti di cambiamento sociale nell’epoca moderna: il golpe neoliberista. Tra il 1975 e il 2008, un movimento ideologico chiamato “neoliberismo” si è evoluto da alla teoria marginale nel paradigma economico dominante della nostra epoca, con un  grande aiuto da parte del Partito Repubblicano e, poi, pure dei democratici.

Anche se il GOP (Grand Old Party, il Partito Repubblicano, ndt)  è attualmente un simbolo globale di cinismo e disperazione, non è stato sempre così. L’apparato di Partito ha facilitato una massiccia trasformazione storica nel corso di diversi decenni. Al movimento climatico non mancano di idee profonde, quindi la mia domanda è: Cosa può imparare il movimento per il clima dal golpe neoliberista dei repubblicani?

Primo, un po’ di antefatti

L’ascesa di neoliberismo è ben documentato in libri come Never Let a Serious Crisis Go To Waste, di Philip Mirowski, e A Brief History of Neoliberalism, di David Harvey. Quello che condivido qui è solo la superficie di una incredibile storia di cambiamento sociale.

L’economista Friedrich Hayek nel 1947 convocò la Mont Pelerin Society (MPS) per sviluppare una visione economica e sociale che avrebbe immunizzato la società dal totalitarismo e dal collettivismo. L’idea era di fare rottura decisiva con i regimi e le ideologie stataliste della prima metà del XX secolo. Hayek affermava che la libertà individuale dipendeva dalla sostituzione dello Stato con il mercato come mezzo di coordinamento economico. Secondo lui, la “mano invisibile” del mercato, avrebbe prodotto soluzioni più efficienti ed efficaci con persone più motivate, competitive e autonome. Il nuovo corpo teorico che elaborò queste idee venne chiamato neoliberismo.

Per decenni, gli economisti neoliberisti sono stati considerati teorici marginali ed esclusi dall’élite politica di Washington. I successi del New Deal, e successivamente lo sforzo di guerra, convinsero gli americani che le istituzioni pubbliche potevano soddisfare le sfide sociali condivise. Nel 1958, il 73% degli americani si fidava loro governo.

Tutto questo cambiò negli anni ’70. la stagflazione – alta disoccupazione, alta inflazione e crescita stagnante –  attanagliò l’economia Usai. Le politiche keynesiane facevano poco per alleviare la crisi. Molti cominciarono a criticare gli interventi governativi che avrebbero aggravato il problema. Hayek e il suo protetto americano Milton Friedman vinsero rispettivamente il premio Nobel per l’economia nel 1974 e nel 1976, elevando il profilo e la legittimità della dottrina neoliberista che era stata sviluppata nell’ombra per 30 anni. Friedman venne accettato nella cerchia dei consiglieri economici policy-oriented e Washington cominciarono a circolare i suoi quadri neoliberisti. Come spiegò Friedman, “quando venne il momento che si doveva cambiare … e lì c’era un’alternativa pronta all’uso”.

Il consiglio fu quello di abbracciare il libero mercato e la deregulation come soluzione alla stagflazione. Nel 1976, il presidente Jimmy Carter divenne un sostenitore aggressivo della deregolamentazione. Poi, nel 1981, venne vero campione del neoliberismo, Ronald Reagan. Ipnotizzò il Paese (e il mondo) con l’ideologia di mercato espresso nella retorica, nelle politiche e nelle pratiche dell’anti-big government,. Il focus di  Reagan non solo ha prodotto decenni di politiche neoliberiste della Casa Bianca, ma anche fatto nascere un massiccio ground game per infondere valori neoliberisti nelle politiche locali e nella cultura americana.

Nei decenni che seguirono è avvenuto qualcosa di straordinario. Repubblicani ottennero il sostegno popolare con quello che Reagan chiamava un “costante impegno per la libertà”, anche se le nuove politiche neoliberiste in realtà erano finalizzate a proteggere gli individui ricchi e le corporations.

Reagan ridusse l’aliquota massima dell’imposta sul reddito dal 74% al 38%. La deregulation dette libertà alle imprese di delocalizzare i posti di lavoro in Paesi a basso reddito. Queste pratiche hanno preparato il terreno alla rapida crescita della disuguaglianza di reddito che ormai contraddistingue la nostra società. Lo storico David Harvey osserva che tra il 1970 e il 2000 “Il salario  medio dei  lavoratori rispetto ai compensi  dei CEO è passato da poco più di 30 a 1… a quasi 500 a 1”.

Nonostante la crescente evidenza dell’aumento della disuguaglianza e della manipolazione politica, in milioni hanno continuato a sostenere la visione neoliberista della deregulation e del libero mercato. Nel 2002, l’80%  per cento degli americani riteneva che il libero mercato fosse il miglior sistema economico. Il Pew Research Center riportò nel 2014 che “le maggioranze in tutto il mondo sono disposte ad accettare una certa disuguaglianza pur di avere un sistema di libero mercato.”

Nel frattempo, il movimento per il climatico  marciava in avanti, nobile causa, battaglia per il popolo, impegnato a proteggere dal caos tutto ciò che amiamo. Nonostante la sua rettitudine, il movimento si sforza di influenzare l’ossatura della politica e della società. Secondo Gallup, la preoccupazione degli americani per il cambiamento climatico è relativamente invariata dal 1989 si è spostata solo dal 35% al 37%. Anche se il 63% ritiene che il riscaldamento globale stia accadendo, solo il 48% lo provochino gli esseri umani provocano. Non abbiamo nessun campione politica nelle più alte cariche. I nostri leader evitano un’audace azione per il clima, accontentandosi di deboli compromessi che permettono alle crisi di crescere senza controllo.

Il pensiero neoliberista è ora lo status quo tra i repubblicani, tra molti democratici, e la maggior parte delle principali istituzioni: quello che viene chiamato “The Washington Consensus”.  E’ stato il Partito Repubblicano, però, che ha adottato il neoliberismo come quadro di guida e lo ha spinto ad un livello di impegno politico e culturale che la maggior parte dei movimenti sociali possono solo sognare. Nonostante i differenti valori e strategie in gioco, ci sono componenti pratiche di cambiamento sociale nel trionfo neoliberista che hanno rilevanza per la causa climatica. Se un movimento che produce tanta sofferenza e la corruzione può soverchiare la società, poi un movimento giusto del popolo dovrebbe essere in grado di fare questo ed altro.

La teoria: una visione comune per una lunga partita

Il movimento neoliberista repubblicano poggia su una visione condivisa e una comprensione a lungo raggio su come tradurre quella visione dalla teoria alla pratica. Fin dall’inizio, i neoliberisti si sono  impegnati disciplinatamente in una lunga partita. La MPS ha iniziato ad articolare la sua visione nel 1947, ma è stato solo negli anni ’70 che la sua ideologia ha fatto irruzione sulla scena pubblica. Nel corso degli anni successivi, è stato preparato un ampio sforzo globale per il momento in cui il neoliberismo sarebbe emerso vittorioso. Come scrive Daniel Stedman Jones in Masters of the Universe , questo periodo di gestazione “ha aiutato il pensiero neoliberista a trasformarsi in un programma politico neoliberista”. Il movimento ha sostenuto una visione a lungo termine al fine di costruire il potere, la penetrazione e l’agenda per la dominazione politica e culturale.

I neoliberisti hanno anche insistito su una visione unitaria. Ad esempio, Jones scrive che l’incubazione neoliberista durata 30 anni, dagli anni ‘40 fino agli anni ‘70 “E’ stata tenuta insieme dalla  Mont Pelerin Society”. Philip Mirowski scrive che era “una ontologia relativamente comune … con un insieme più o meno condiviso di proposizioni sui mercati e l’economia politica”. Uniti da una teoria esplicita del cambiamento, il movimento poteva funzionare in molti campi diversi pur perseguendo gli stessi obiettivi. Questo fronte coordinato ha permesso di portare ad una nuova agenda politica, economica e sociale.

Questi principi di visione condivisa e una prospettiva di gioco lungo,  sono stati tradotti nell’apparato concettuale e politica del GOP. Come scrive Jones, gli anni ’80 sono stati testimoni di “una mossa fondamentale per una nuova cultura politica dominata dal libero mercato …. pensatori e attivisti neoliberisti  hanno contribuito a plasmare il mutato approccio economico mutato, personificato dai governi della Thatcher e di Reagan. “Ogni presidente che si è succeduto – sia le presidenze Bush, Clinton e Obama – ha avuto fiducia in un’agenda già modellata dalla politica neoliberista. La durabilità di questa trasformazione si riflette nella piattaforma repubblicana del 2016. Nell sezione “governo” si legge: “Molto di ciò che fa il governo federale non può essere migliorato, molto deve essere sostituito, e molto deve eliminato o restituito agli Stati.” Questa è la vera visione che Reagan inculcato nella Partito repubblicano nel 1981, quando ha detto che “il governo non è la soluzione al nostro problema; il governo è il problema”.

Il movimento per il clima si è sviluppato come forza sociale dagli anni ‘80, ma non ha ancora una visione condivisa o di partita lunga in grado di cambiare il cuore della società americana. Il nostro lavoro tende ad essere definito in mesi o anni, non decenni. Ad esempio, il movimento ha sviluppato un piano di più mesi riguardante la COP21, i negoziati internazionali sul clima del dicembre scorso. Gli organizzatori si sono preparati per COP21, si sono radunati durante la COP21, e hanno coordinato le azioni durante la primavera del 2016 per continuare lo slancio. Ma dove è il nostro gioco lungo? Dove è il quadro intellettuale che ci unisce, che spinge in avanti il nostro lavoro coordinato e coeso? Come mi ha detto Robert Brulle, professore di sociologia e scienze ambientali presso la Drexel University, “Non credo che giochiamo tutti una partita a lungo termine….  In realtà,  sugli argomenti intellettuali a lungo termine i Verdi hanno ceduto al movimento conservatore …. Se si vuole restare al lungo al potere, si deve stare in campo sul lungo termine». Dobbiamo  sapere dove siamo, dove stiamo andando e come ci arriveremo.

La visione del movimento neoliberista è stata forgiata tra un gruppo esclusivo di pensatori e poi data in pasto a un Partito politico che difende le élite. Il movimento per il clima dovrà produrre una visione condivisa in modi che siano coerenti con i nostri valori democratici. E’ già stato fatto prima. Nel 1991, 300 delegati ai First National People of Color Environmental Leadership Summit ha realizzato  i “Principles for Environmental Justice”, una visione che guida ancora oggi il movimento per la giustizia ambientale. E se convocassimo 300 attivisti climatici per sviluppare il quadro del nostro movimento?

La pratica: guadare nel mainstream

Uno step importante nell’ascesa  neoliberista è stata una messaggistica pulita, chiara, convincente che ha esemplificato valori neoliberali, ha ottenuto sostegno ed ha potuto fluire attraverso il Partito Repubblicano. Una parola ha fatto la maggior parte del lavoro: libertà. I repubblicani hanno sottolineato che la gente dovrebbe essere in grado di fare quello che vuole. Il governo non dovrebbe interferire. Il mercato conosce il meglio. Questi messaggi hanno fatto appello alle frustrazioni economiche di milioni di persone. Questo ha anche permesso agli eletti di mandare avanti ogni agenda in nome della libertà. Basta guardare alla logica di George W. Bush per la guerra in Iraq. Come ha detto, all’inizio della guerra: “Il più grande potere della libertà è quello di superare l’odio e la violenza.”

Un altro componente chiave della penetrazione mainstream sono stati i think tanks:  istituzioni che hanno incubato le idee e politiche. I convertiti del neoliberismo hanno sviluppato un “transatlantic network”, come lo chiama Jones, che ha istituito think tank per promuovere la causa. Come commenta Jones, questi “nodi” hanno assorbito le idee dai padri fondatori del neoliberismo e le hanno trasformate in formulazioni politiche innovative. Sono stati questi think tank che poi hanno nutrito il pensiero neoliberista per tre decenni, hanno mantenuto stretti rapporti con i politici repubblicani, e, infine, hanno alimentato politiche innovative per le élite di Washington per la diffusione mainstream. La Heritage Foundation è stata il ground zero per la posizione originale del GOP sui singoli mandati per l’assicurazione sanitaria. (Nel 1983, Ronald Reagan disse a una riunione dell’Heritage che stavano guidando una “rivoluzione intellettuale”).

L’American Enterprise Institute, un altro incubatore politico conservatore, ha lavorato a stretto contatto con George W. Bush, che ha detto: “Ammiro molto l’AEI sono sicuro che lo sapete. Dopo tutto, ho costantemente preso in prestito alcune delle vostre persone migliori”. Gli attacchi repubblicani sulle normative ambientali e alla scienza climatica nascono da gruppi come il Cato Institute. Come mi ha detto lo storico Phillip Mirowski: “In questi giorni, l’azione reale è nei think tank” Mirowski aggiunge che la sinistra non ha “nessuna concezione della quantità di irreggimentazione che occorre per realizzare qualcosa di simile”.

La mancanza di una piattaforma intellettuale condivisa, di una messaggistica mainstream  chiara e di un’attuazione metodica fa restare il movimento climatico a giocare in difesa. L’esempio più importante è la nostra battaglia senza fine contro il negazionismo  climatico, una campagna che è stata incubata nei think tank e propagata da molti repubblicani. Una rapida occhiata alla  pervasività del negazionismo climatico: un recente studio ha rilevato che “gli annunci dell’industria petrolifera superano quasi il 5 a 1 la copertura legata al clima” sulla CNN, dopo che il 2015 è stato dichiarato l’anno più caldo mai registrato. Nelle classi scolastiche, l’educazione climatica è piena di negazionismo climatico e disinformazione. Come possiamo realizzare un nuovo mondo quando stiamo costantemente combattendo il vecchio?

La miglior difesa è l’attacco. Brulle concorda sul fatto che dobbiamo  “cominciare a prendere esempi da quanto sia stato efficace il movimento conservatore e cercare di applicare alcune delle sue strategie ….dobbiamo espandere le nostre tattiche per comprendere una parte di quelle”. Ci concentriamo su specifiche campagne locali per difenderci contro i rischi sempre presenti per la casa, la famiglia e la vita. Questo lavoro è fondamentale, ma abbiamo anche bisogno di prendere tempo per sviluppare una visione, incubare il nostro pensiero, sviluppare politiche, diffondere nuovi quadri intellettuali e mettere in atto nuove strategie di azione. Qualcuno dirà che il movimento per il clima non ha tempo per sviluppare questo tipo di attrezzi intellettuali e apparati politici. La mia risposta: Non abbiamo il tempo per non farlo. (Una breve nota:. Sono consapevole che l’offensiva neoliberista repubblicana è stata ben finanziato da interessi dell’élite penso che il finanziamento per la crescita del movimento climatico sia possibile … ma questo è un articolo per un altro tempo).

Le politiche: dal West wing alla West Virginia

La prossima lezione da imparare dal golpe neoliberista repubblicano è l’imponente apparato top-down e bottom-up. Come mi ha detto Mirowski, il vero successo deriva da avere una “guida intellettuale centrale e una serie di progetti a livello locale, individuale e parrocchiale”.

Il neoliberismo ha trovato il suo campione politico più efficace in Ronald Reagan. È stato il primo politico di successo nel dopoguerra ad orientare il sistema politico americano intorno ad quadro pro-business, pro-libero mercato, anti-regolamentazione. George HW Bush e George W. Bush hanno portato avanti la causa dopo Reagan. Clinton e Obama l’hanno spinta avanti duramente. . Ma i repubblicani hanno anche sviluppato una genuina strategia di base. Hanno intenzionalmente attivato un nuovo elettorato per solidificare il supporto dal basso alla visione neoliberista. Negli anni ’70, il GOP si alleò con i cristiani evangelici, la classe operaia bianca e poi la classe media bianca sotto la bandiera della “libertà” e del “libero mercato”. Questi elettori affidabile hanno eletto i candidati che sostenevano la causa neoliberista.

Il movimento per il clima semplicemente non ha questo tipo di potere elettorale o politico. Non abbiamo un campione top-down. Bernie Sanders era l’unico leader climatico tra i candidati presidenziali del 2016. La sua leadership climatica non è stata sufficiente per conquistare la nomination. Hillary Clinton sostiene il fracking e ha fissato obiettivi climatici deboli. Donald Trump ha già fatto il checked out  per un altro pianeta.

Stiamo troppo in minoranza nella base. Secondo la Gallup, il cambiamento climatico ha un’importanza “sotto la media” in queste elezioni. Solo il 58% dei cittadini “coerentemente liberali” votano sempre, rispetto al 78% degli elettori “costantemente conservatori”. Clinton è riluttante a diventare una coraggiosa leader climatica  paura di perdere gli elettori moderati e i sostenitori facoltosi. Il suo candidato alla vicepresidenza supporta il fracking e le trivellazioni offshore. Il “climate vote” non è ancora abbastanza potente per ricevere l’attenzione o l’impegno dei leader politici.

Sfruttare il potere politico è la prossima sfida per il nostro movimento. Ciò significa trovare nuovi modi di influenzare la politica ritenendo gli eletti responsabili delle loro azioni. Come Nation Fellow quest’anno, sto scrivendo un libro che esplora soluzioni concrete per questa sfida: come può il movimento per il clima diventare una forza politica di base più efficace?

La cattiva notizia è che il golpe repubblicano neoliberista – unito dietro un’ideologia coesa e un pensiero politico meditato, una politica, e PR di lungo periodo –  si è infiltrato con successo nel midollo della cultura e della politica americana.

Ecco la buona notizia: il movimento per il clima può fare questo, e farlo meglio. Sappiamo che nulla può confrontarsi con un movimento che si batte per i molti, non per pochi. La rivoluzione politica di Bernie Sanders dimostra che molti americani sono già in rivolta contro una classe politica che protegge solo le élite. I movimenti climatici  offrono alla nostra società la verità invece della negazione, la sopravvivenza al posto del caos, la giustizia invece dell’ingiustizia, l’uguaglianza invece della disuguaglianza e la democrazia invece dell’oligarchia. La nostra visione unitaria, un metodico gioco lungo, strategie di comunicazione mainstream, politiche innovative e il potere politico possono essere forgiato da, per e con il popolo.

Sì, riorientare la nostra politica e la società intorno alla giustizia climatica è una sfida monumentale, ma è una sfida che dobbiamo affrontare se vogliamo evitare il peggio dei cambiamenti climatici. Il nostro movimento può accettare questa sfida perché marciamo in nome dell’amore. Cosa ci può fermare?

di Chloe Maxmin*

*attivista climatica e Fellow a The Nation. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti statunitensi  e internazionali,  tra i quali la nomina a “Green Hero” da Rolling Stone e il Brower Youth Award.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato il 19 agosto su The Nation con il titolo “What the Climate Movement Can Learn from the Neoliberal Coup”