La Fao contro i prezzi alimentari troppo bassi: «Diminuiscono i redditi degli agricoltori»
Nei prossimi anni possibili però bruschi aumenti a causa dei cambiamenti climatici
[4 Ottobre 2016]
Il calo dei prezzi alimentari potrebbe minare gli sforzi per eliminare la fame e la povertà estrema nel mondo, se non verranno prese delle misure volte a garantire redditi e mezzi di sussistenza adeguati per i piccoli produttori, ha dichiarato oggi il direttore generale della Fao José Graziano da Silva.
A livello mondiale, si ritiene che i prezzi alimentari in termini reali stiano tornando ad una tendenza al ribasso nel lungo periodo, trainati da una crescita dell’offerta superiore a quella della domanda. Questo cambiamento fa seguito al periodo di rialzo dei prezzi tra il 2008 e il 2012 ed ad una lunga fase di forte volatilità dei mercati alimentari, ha affermato Graziano da Silva a Ministri dell’Agricoltura e del Commercio e ad altri esperti e funzionari governativi, al meeting di alto livello sui prezzi dei beni alimentari di base, presso la Fao a Roma.
«Come decisori politici avete di fronte a voi la sfida di mantenere i prezzi del cibo nutriente a livelli abbordabili per i poveri, assicurando allo stesso tempo giusti incentivi per i produttori, incluso quelli a livello familiare – ha aggiunto – Prezzi alimentari bassi diminuiscono i redditi degli agricoltori, specialmente dei contadini a livello familiare poveri che producono alimenti di base nei paesi in via di sviluppo. Questo riduce non solo l’afflusso di denaro verso le comunità rurali, ma anche gli incentivi a nuovi investimenti nella produzione, nelle infrastrutture e nei servizi».
Graziano da Silva ha poi evidenziato la necessità di considerare l’attuale declino dei prezzi alimentari nel più ampio contesto degli sforzi della comunità internazionale per realizzare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
In un video-messaggio trasmesso durante il meeting, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) Roberto Azevêdo ha affermato che, se condotto «nelle giuste condizioni», il commercio fornisce alle persone l’opportunità di entrare in mercati internazionali e contribuisce a creare incentivi perché i produttori investano e innovino.
Secondo Azevêdo, la «decisione storica» raggiunta a Nairobi nel dicembre 2015 dai membri del Wto di eliminare i sussidi alle esportazioni agricole, contribuirà a creare condizioni più eque sui mercati agricoli, a vantaggio degli agricoltori e degli esportatori dei paesi meno sviluppati e in via di sviluppo. Da parte sua, Graziano da Silva ha evidenziato il potenziale del commercio nel contribuire alla sicurezza alimentare mondiale e ad una migliore alimentazione, sottolineando in particolare il suo possibile ruolo come «strumento d’adattamento» al cambiamento climatico – i paesi che sono previsti affrontare un calo dei raccolti e della produzione per via del cambiamento climatico dovranno rivolgersi ai mercati globali per poter sfamare le loro popolazioni.
Il direttore generale della Fao non ha mancato di notare però che la maggiore apertura al commercio «può comportare anche dei rischi». Se non gestita nella giusta maniera, essa può minacciare la produzione locale e conseguentemente i mezzi di sussistenza delle popolazioni rurali povere.
Eliminare i sussidi alle esportazioni agricole che influenzano i prezzi sui mercati internazionali potrebbe essere un modo per migliorare il commercio «a beneficio i piccoli agricoltori nei paesi in via di sviluppo e per creare ricchezza nelle aree rurali», ha affermato Graziano da Silva.
Poiché la domanda rappresenta uno dei fattori chiave dei prezzi alimentari, un modo fondamentale per renderli più remunerativi per i produttori, e al tempo stesso abbordabili per i consumatori, è quello di promuovere e rafforzare i programmi di protezione sociale mirata assieme ad altri schemi di assistenza, come i voucher alimentari, ha detto il direttore generale della Fao.
«Lo scopo di queste politiche è quello di creare un circolo virtuoso tra produzione e consumo locali», ha aggiunto. Per riuscirvi, tali misure hanno bisogno di una forte collaborazione tra le istituzioni responsabili dei settori dell’agricoltura, dello sviluppo rurale, del commercio, dell’ambiente, della salute e della sicurezza sociale, ha detto Graziano da Silva. Poter delineare con maggiore efficacia futuri scenari del comportamento di lungo termine dei prezzi alimentari di base, la Fao stia cercando di migliorare i propri modelli di previsione, per comprendere al meglio le possibili oscillazioni dei prezzi e dei trend, e poter così assistere i paesi nel formulare delle politiche appropriate, ha affermato Graziano da Silva.
L’ultimo Rapporto Ocse-Fao sulle Prospettive agricole evidenzia l’alta probabilità che si verifichino dei bruschi aumenti dei prezzi nei prossimi 10 anni, come conseguenza del cambiamento climatico.
di Fao