Cop22, Realacci: «Preoccupa il fattore Trump, ma gli Usa mantengono la loro posizione»
«Come l’Europa, la Cina e i Paesi Africani chiedono più investimenti per l’adattamento».
[15 Novembre 2016]
Il presidente della Commissione ambiente della Camera, Ermete Realacci, ha guidato la delegazione dei deputati italiani, composta anche da Borghi e De Rosa, alla sessione dell’Unione Interparlamentare (Uip) che si è svolta a latere della Cop22 Unfccc a Marrakech e alla quale hanno partecipato i rappresentanti di oltre 100 assemblee legislative del mondo ospitati dal Parlamento del Marocco. Realacci dice che è stato «Uno dei più partecipati meeting Uip da cui è venuta una forte spinta condivisa perché la Conferenza delle Parti in corso sul clima affronti la questione cruciale del consolidamento dei meccanismi di trasparenza e “accountability” richiesti per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Riaffermati anche il ruolo cruciale dei parlamenti nell’attuazione dell’intesa e le priorità di ottenere contributi definiti a livello nazionale, mobilitare fondi, accrescere la capacità di adattamento e sviluppare tecnologia. Sono stati accolti nel documento finale licenziato dalla plenaria conclusiva dell’Uip gli emendamenti da me proposti, in accordo con la Presidente della Camera Boldrini, per promuovere misure a sostegno dello sviluppo economico in quei Paesi, che spesso sono i più deboli e poveri, in cui gli effetti dei mutamenti climatici sono più acuti, provocano gravi crisi umanitarie, impoverimento e quindi flussi migratori e per prestare particolare attenzione alle aree di questi flussi migratori». Realacci sottolinea che alcuni emendamenti al documento finale ppuntano a «dare particolare attenzione ai paesi in cui i cambiamenti climatici producono impoverimento e flussi migratori. La green economy non è solo una risposta ai problemi ambientali ma favorisce un’economia più a misura d’uomo e per questo più in grado di affrontare la crisi. Partecipare ai lavori di oggi è poi un’occasione importante per capire quanto l’elezione di Trump può danneggiare la battaglia contro il climate change. E’ chiaro che la partita si gioca sull’economia La Cina conferma suoi impegni e può esserci un’asse con Europa e Italia».
Ora Realacci sta partecipando Cop22 di Marrakech per seguire la fase finale dei negoziati e dice che «E’ chiaro che c’è preoccupazione per l’atteggiamento della nuova amministrazione americana dopo la vittoria di Trump, ma gli Stati Uniti per ora mantengono la loro posizione e c’è fiducia sull’andamento positivo della Cop22. Non mancano i problemi, per esempio gli Stati Africani chiedono maggiori investimenti sulle strategie di adattamento, cioè sull’aiutare i Paesi che subiscono adesso maggiormente l’effetto dei mutamenti climatici e questo è un interesse anche dell’Italia. È il senso dell’emendamento che è stato approvato e che avevamo proposto come Italia all’assemblea dell’Unione Interparlamentare. Ma ci sono anche dei segnali positivi: le risorse ci sono, l’Europa tiene la sua posizione e soprattutto la Cina conferma il suo impegno. Si apre quindi anche un inedito spazio per un rapporto forte fra Europa e Cina in cui l’Italia può svolgere un ruolo importante».
Realacci conclude: «Ci sarà una road-map per il dopo Cop22, ossia per applicare l’Accordo di Parigi. Il Marocco inoltre propone un nuovo documento su cui si sta lavorando: un appello di Marrakech che dovrebbe sottolineare ulteriormente l’impegno comune verso una soluzione di questa gravissima emergenza rappresentata dai mutamenti climatici. Rimane il problema di collegare in maniera sempre più forte il tema della lotta ai mutamenti climatici, della mitigazione e dell’adattamento, all’idea di una nuova economia più a misura d’uomo, un’economia che sia in grado di essere forte proprio perché dà riposta alle esigenze poste dalle sfide che abbiamo di fronte, che produca posti di lavoro. Un’economia che convinca anche chi frena in questo momento che bisogna abbandonare le vecchie strade, abbandonare i fossili, abbandonare soprattutto il carbone – sappiamo la posizione che Trump prese sul carbone – anche per difendere i propri interessi. Penso che su questo molto può fare l’Europa, molto può fare l’Italia e c’è un enorme spazio anche per le nostre imprese»