Trump e la scienza: «Oltraggioso. Incredibile. Catastrofico»
Gli scienziati Usa: «Trump sarà il primo presidente anti-scienza che abbiamo mai avuto»
[21 Novembre 2016]
La ecisione di Donald Trump di nominare Myron Ebell, uno dei più fanatici climate change denier, a dirigere la transizione dell’Environmental protection agency (Epa) è stata definita «Oltraggiosa. Incredibile. Catastrofica» da Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista statunitense. Ebell ha detto che gli scienziati climatici sono una «Gang che cucina dei dati» e ha definito «Sciocchezze di sinistra», gli avvertimenti di Papa Francesco sui cambiamenti climatici. Il direttore esecutivo di Sierra Club, Michael Brune, ricorda che Ebell «Ha fatto pressioni per annullare le protezioni dell’Epa e mettere gli americani più vulnerabili in balia di inquinatori aziendali. E se, come molti anticipano, Ebell arriverà a prendersi l’Epa, sarà in grado di fare tutto questo e altro ancora».
A chi cerca di vedere qualcosa di buono nella vittoria di Trump, Brune risponde: «Non c’è modo per addolcire le cose: le sfide che abbiamo di fronte sono estreme e la finestra di opportunità per agire è piccola. Ci stiamo mobilitando per combattere l’agenda Trump/Ebell al Congresso e nei tribunali».
Secondo Sierra Club l’agenda di Ebell punta semplicemente alla distruzione ambientale del pianeta: «Il lavoro di Ebell è stato finanziato da alcuni dei più grandi inquinatori del mondo, da Marathon Petroleum alla Koch Industries. Si può scommettere sarà lui a rimborsare quei favori per conto di Trump. Il che probabilmente significherà spegnere le luci sul Clean Power Plan. Adios all’Accordo di Parigi. Via libera ai pesticidi che uccidono le api. E il ritiro di 100 azioni di contrasto volte a proteggere il pubblico dall’esposizione al piombo sulla scia del disastro di Flint, Michigan. Non possiamo permettere che questo accada». La conclusione è una dichiarazione di guerra che probabilmente nei prossimi anni segnerà il clima politico e culturale negli Usa: «I negazionisti del cambiamento climatico e gli inquinatori delle corporations sono tizi che sono diventati abbastanza bravi a combattere. Sappiamo quali sono i numeri di Ebell. Ma cosa ancora più importante, abbiamo 2,4 milioni di membri del Sierra Club pronti a mettersi insieme per il nostro pianeta».
Aver sottovalutato l’ambiente e il cambiamento climatico come arma da usare contro Donald Trump e il suo staff di estremisti di destra e climate deniers è stato probabilmente uno dei più grossi errori del Partito Democratico, di Hillary Clinton e dei grandi media (quasi tutti) che li sostenevano. L’evidente difficoltà di Trump a giustificare le sue posizioni su scienza e cambiamenti climatici è stata fagocitata da una campagna elettorale personalistica, fatta di bugia e colpi bassi, che ha distolto l’opinione pubblica dai grandi temi. E ‘ vero che c’è stato quello che Steven T. Corneliussen su Physic Today definisce «Uno tsunami di informazione e commenti sulle implicazioni climatiche» che in gran parte è stato «evidentemente confuso, costernato, o addirittura inorridito». Ma anche se il solo 3 giorni Nature aveva pubblicato un editoriale e 5 articoli sulla scienza nell’era rump-era, se è vero che i timori per una catastrofe climatica proliferavano e se in una settimana Atlantic metteva in guardia sull’arrivo di «una nuova Dark Age», se Time, Mother Jones, da Huffington Post, India, Vox , Indipendent, Truthdig. The Guardian… hanno messo in guardia sulla catastrofe climatica e ambientale di un’amministrazione Trump, è anche vero che lo hanno fatto soprattutto solo dopo la sua elezione.
Anche il titolo della BBC “Che cosa significa Trump vittoria per la scienza degli Stati Uniti?” è post elettorale e l’articolo ipotizza che il presidente eletto potrebbe fraintendere la necessità della ricerca pura e che potrebbe ostacolarla, anche impedendo l’immigrazione che ha portato negli Usa molti cervelli di prim’ordine (italiani compresi). La BBC ricorda che Trump aveva definito «Terribile» il National Institutes of Health e che, anche se sembra un fan entusiasta della Nasa, secondo Space News il nuovo presidente Usa probabilmente si concentrerà sul volo spaziale umano e sullo sviluppo tecnologico e la sua commercializzazione, mentre diminuirà l’attenzione – e i finanziamenti – alle scienze della Terra.
Pochi giorni dopo l’elezione di Trump, un esultante editoriale del Wall Street Journal esaltava la possibilità che ripartissero i lavorio per realizzare d un deposito di scorie nucleari a Yucca Mountain, nel Nevada, un progetto bocciato da Obama (che non era contro il nucleare) perché troppo pericoloso e costoso.
Gli scienziati sono anche preoccupati per cosa potrebbe combinare Trump con le armi nucleari ma i più pensano e sperano che una catastrofe nucleare possa essere evitata a prescindere da chi sia l’inquilino della Casa Bianca, anche se le nomine di falchi repubblicani anti-iraniani in posti delicatissimi potrebbe rendere la situazione molto difficile, anche con la Russia, ritenuta un alleato ma che è anche un alleato di ferro dell’Iran e suo fornitore di uranio.
Eppure si sapeva da molto tempo che tra Trump e la scienza le cose non andavano bene: già a marzo, in un articolo su Nature, Colin Macilwain si chiedeva se «L’Occidente è davvero nella sua fase di declino e caduta, nella sua fase Caligola, la sua fase Donald Trump». A settembre un editoriale di Scientific American era intitolato: “La mancanza di rispetto per la scienza di Donald Trump è allarmante» e nel sottotitolo riassumeva: «Quanto lontano la conversazione politica è degenerata dai principi fondanti della nazione della verità e delle prove».
Informazioni che non hanno mai raggiunto la classe operaia arrabbiata e la classe media impoverita che hanno dato la vittoria a Trump e che, soprattutto, hanno conquistato le prime pagine di giornali e telegiornali solo dopo l’elezione di Trump e con la Conferenza delle parti Unfccc in corso a Marrakech. Atlantic metteva in guardia sulle conseguenze catastrofiche per il pianeta; un editoriale del Los Angeles Times titolava: “Con l’elezione di Trump, perderanno la scienza e l’ambiente globale». PBS sottolinea che tra gli scienziati c’è «diffidenza al confine con la paura»; il Washington Post elenca 8 casi in cui il presidente eletto e Mike Pence, il suo vice presidente eletto, hanno ritenuto che la scienza sbagli su clima, vaccini, Ebola, pale eoliche… Trump crede che «Le lampadine possono causare il cancro», ma non crede ai pericolo dell’ozono e del fracking, e all’evoluzione delle specie.
Alcuni giornali statunitensi hanno citato quel che ha detto Michael Lubell il presidente dell’American physical society, a Nature: «Trump sarà il primo presidente anti-scienza che abbiamo mai avuto». Su Science, il fisico Neal Lane, ex presidente della National science foundation e che è stato consulente scientifico di Bill Clinton alla Casa Bianca si è detto «semplicemente sbalordito. L’elezione di Trump non fa ben sperare per la scienza o la maggior parte qualsiasi altra cosa abbia valore». Per illustrare cosa potrebbe succedere con Trump, la Public Library of Science ha pubblicato una foto dell’urlo di Munch con il commento: «Una cattiva notizia per scienza e per la medicina».
Così il cambiamento climatico e l’ambiente, praticamente ignorati in campagna elettorale, hanno conquistato la pima pagina del New York Times che tre giorni dopo le elezioni titolava: «La politica climatica di fronte alla marcia indietro del nuovo leader: Un percorso chiaro per minare l’eredità di Obama» e la versione on-line annunciava: «Donald Trump potrebbe mettere il cambiamento climatico sulla strada per la “danger zone”». Mentre il Times scriveva che il riscaldamento globale potrebbe essere «L’esempio più nitido di come la politica di Washington cambierà sotto un’amministrazione Trump. Potrebbe condannare l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di ridurre le emissioni di anidride carbonica emissioni in maniera sufficiente da scongiurare un riscaldamento atmosferico di almeno 3,6 gradi Fahrenheit, il punto in cui, come dicono molti scienziati, il pianeta sarà bloccato in un futuro irreversibile di riscaldamento estremo e pericoloso».
Tutte paure che trovano riscontro sul sito web della transizione presidenziale che mostra come Trump vede questo insieme di problemi: «Piuttosto che continuare lungo l’attuale percorso di minare e bloccare i produttori di combustibili fossili americani – spiega Corneliussen su Physic Today – l’Amministrazione Trump incoraggerà la produzione di queste risorse aprendo alle concessioni onshore e offshore sulle terre e le acque federali. Semplificherà il processo di autorizzazione per tutti i progetti energetici, compresi i progetti da miliardi bocciati dal presidente Obama, e annullerà le azioni esecutive job-destroying approvate sotto la sua amministrazione. Ci sarà la fine della guerra al carbone, e rescinderà la coal mining lease moratorium e, l’eccessiva Interior Department stream rule e condurrà una top-down review di tutte le norme anti-carbone emesse dall’amministrazione Obama». Nel programma di Trump e dl suo team di transizione si legge: «Noi elimineremo l’altamente invasivo regolamento “Waters of the US” e rottameremo l’Obama–Clinton Climate Action Plan e il Clean Power Plan da 5 trilioni di dollari, per prevenire questi piani unilaterali che farebbero aumentare bollette elettriche mensili di due cifre, senza alcuna effetto misurabile sul clima della Terra».
21 scienziati climatici sono partiti al contrattacco con una serie di dichiarazioni sull’Huffington. Michael Mann è stato laconico: «Per citare James Hansen, temo che questo possa essere il game over per il clima». Ken Caldeira del Carnegie Institution for Science ha definito l’elezione di Trump un «giorno di lutto» e «disastro». Scientific American e Climate Central, hanno pubblicato un articolo nel quale sostengono che «Il disconoscimento xella scienza è il piano dei negazionisti» che ora minacciano il pianeta.
Ma il fronte negazionista risponde con l’articolo “Trump e la scienza” del City Journal dell’iperconservatore Manhattan Institute, nel quale l’ex columnist del New York Times John Tierney attribuisce al presidente eletto «una prospettiva concreta» e accusa Obama di «politicizzare la scienza» e di aver usato «la scienza spazzatura», e ribadisce le argomentazioni usate regolarmente dai negazionisti climatici e altrettanto regolarmente demoliti da quasi il 100% della comunità scientifica. Ma Tierne gongola perché «L’elezione di Trump ha lasciato l’establishment scientifico atterrito». Il Washington Times ha invitato i climate-change skeptics a far pressione sul nuovo presidente, perché «Dopo tutto, fino a poco tempo sosteneva a paura per il clima», mentre la National Review accusa «Gli aneliti di fantasisti che sono in perpetua discussione con le leggi della fisica, e che sostengono che i fratelli Koch e un deficit di volontà politica, piuttosto che i limiti della scienza e della tecnologia, impediscono alle nostre città da essere alimentate interamente ad energia rinnovabile. Probabilmente le politiche di Trump renderanno a produzione di energia americana non solo “great again” ma la cosiddetta shale revolution garantirà che sia ancora più grande. L’editorialista del Wall Street Journal Holman Jenkins ha detto che «Il risultato delle elezioni significa che il movimento per il clima è stato purgato del suo marciume» e «lo smantellamento del truffaldino convoglio green alimentato da una vanità morale che non contribuisce al benessere pubblico. Jenkins è entusiasta di Trump – che avrebbe promesso di smantellare Wall Street – perché è uno grezzo che userà il bulldozer ed ogni strumento possibile «per frantumare … il fragile compiacimento circa l’efficacia dei modelli climatici». Esultano tutti i siti ecoscettici come i Watts Up With That? Che ha definito quelle di Trump «le migliori elezioni di sempre».
Ma ecoscettici, multinazionali, e repubblicani potrebbero avere una brutta sorpresa: molti scienziati e osservatori scientifici hanno cominciato ad offrire una partecipazione attiva e positiva alle prossime lotte politiche che riguarderanno la scienza in generale e del clima in particolare : Su Science, Andrew Rosenberg dell’Union of concerned scientists ha avvertito: «Gli scienziati devono essere fermi ed essere ascoltati. Non possono semplicemente accovacciarsi nei loro laboratori e dire che non saranno coinvolti, perché le elezioni non sono andate nel modo in cui volevano». Nature cita Jennifer Zeitzer, direttrice elazioni legislative della Federation of american societies for experimental biology: «Per i ricercatori diventerà di fondamentale importanza battersi per la scienza» e Nature aggiunge: «Il mondo non deve perdere la fiducia nel valore e nella forza delle prove».
Nell’articolo “Come salvare la Terra all’epoca di Donald Trump?” pubblicato sul Washington Post , Anthony Faiola e lo scrittore scientifico Chris Mooney indicano nel mercato e negli effetti della mitigazione del cambiamento climatico in Cina e India i più grossi ostacoli per la politica anti-climatica di Trump. Su Slate, il meteorologo Eric Holthaus scrive che «Non tutto è perduto per i cambiamenti climatici: Trump sarà terribile, ma non si tratta solo di Trump. Dipende anche da te». La climatologa del Texas Tech Katharine Hayhoe ha pubblicato una lettera aperta dai toni ottimistici a Trump e Nature ha pubblicato i pensieri costruttivi di 9 eminenti scienziati sui vantaggi della politica scientifica. Su The Guardian, Jack Stilgoe dell’ University College di Londra e Roger Pielke Jr. dell’Università del Colorado- Boulder hanno sottolineato: «Può non piacere, ma gli scienziati devono lavorare con Donald Trump».
In un commento pubblicato il 17 novembre su Nature, Daniel Sarewitz prevede che per il nuovo presidente Usa «Sarà necessario promuovere la scienza creativa a beneficio dei milioni scontenti che hanno votato per lui» e ha proposto a Trump idee specifiche: «partnership pubblico-privato, un’organizzazione modellata sulla Defense advanced research projects agency di impegnarsi sulla salute, ricerca e sviluppo sulla produzione di energia nucleare di ultima generazione, la ripresa dei lavori per il deposito nucleare di Yucca, centrali a carbone che brucino anche biomassa e catturino il biossido di carbonio, e una rete nazionale di stazioni di ricarica veicoli elettrici». Una serie di proposte che, escluse le auto elettriche sono un incubo per gli ambientalisti.
Ottimismo non condiviso in un’analisi scientifica pubblicata da Physics Today, nella quale David Kramer ipotizza che, in realtà, «L’amministrazione entrante di Donald Trump farà tabula rasa della politica scientifica». Scientific American cita David Titley, direttore del Center for solutions to weather and climate risk della Pennsylvania State University: «Quest’anno hanno preso il volo molti cigni neri. Una cosa che la scienza insegna è che i sistemi spesso ritornano alla media. Così, mentre in questo momento tutto ci sembra scuro per il nostro clima, dobbiamo avere speranza che non si verificherà il caso peggiore. Se c’è un lato positivo è che la Trump non sembra vincolato da ciò che ha detto in precedenza. Quindi, forse, vedrà la saggezza, o almeno l’interesse, di investire nel non-carbonio per produrre l’energia Usa».
Corneliussen conclude: «La comunità climatica ha davanti una sfida enorme: inquadrare la questione in un modo che sia probabilmente in assonanza con il presidente eletto. Potrebbe non ssere possibile, ma sarebbe negligente di non provarci nemmeno».