Wwf: «È stata un vero e proprio stress-test». Realacci: «La parola a economia e società»
Clima, cos’è stato deciso alla Cop22 di Marrakech: «Non si torna indietro»
Galletti: «Chi non seguirà resterà fuori dal mercato. Difficile invertire la rotta anche per gli Stati Uniti di Trump»
[21 Novembre 2016]
La Conferenza Onu sul clima sulla quale Marrakech ha chiuso nei giorni scorsi il sipario (la Cop22) ha raccolto l’eredità carica di speranza dell’Accordo di Parigi, e al contempo dovuto sostenere l’avvento del climascettico Donald Trump alla soglia della presidenza Usa. Una minaccia che ha avuto il non scontato risultato di compattare il resto del mondo nella lotta ai cambiamenti climatici in atto.
Dal Wwf spiegano che al termine dei lavori in seno alla Cop22 si respirava un’aria di moderata soddisfazione, grazie soprattutto al forte segnale politico con il ‘Proclama di Marrakech per il nostro clima e lo sviluppo sostenibile’: «La Cop22 di Marrakech – dichiara Mariagrazia Midulla, responsabile clima & energia del Wwf Italia – è stata un vero e proprio stress-test, dopo le elezioni americane e i tutti i timori su possibili tentativi di tirarsi indietro da parte del neo-presidente eletto. In realtà qui in molti ritengono che la strada sia segnata e la maggiore economia mondiale non possa ostacolare lo sviluppo economico del futuro, pena il diventare irrilevante».
«L’ombra di Trump e delle sue ridicole affermazioni sui mutamenti climatici hanno paradossalmente rafforzato la Cop22 di Marrakech sul clima – osserva anche Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera – Confermando lo spirito dell’Accordo di Parigi. Molti i problemi aperti, ma la parola è ora all’economia e alla società perché la rotta è segnata. Dopo la presidenza di Obama si apre un problema di ridefinizione degli equilibri globali e anche nella sfida del clima. La Cina ha battuto un colpo, c’è bisogno di più Europa e di un’Italia che faccia l’Italia valorizzando e mettendo a disposizione di questa nuova economia più a misura d’uomo le migliori esperienze delle nostre imprese e dei territori. Agendo con coerenza in tutte le politiche. Uno dei primi banchi di prova sarà la riscrittura della Strategia energetica nazionale che non può non essere fatta con le lenti di Parigi. Altrimenti nascerà vecchia e inutile».
Sulla stessa falsariga anche Massimo De Rosa, capogruppo M5S in commissione Ambiente della Camera, secondo cui «i dubbi riguardo all’impegno degli Stati Uniti sono stati letteralmente spazzati via dalle parole del segretario uscente Kerry e del delegato Pershing, il quale ha spiegato come sarà la stessa economia Usa, e le stesse imprese, con i loro 2 milioni 500mila impiegati, a far tornare Trump sui suoi passi». I segnali politici arrivati dal Marocco, tutto sommato incoraggianti, sono destinati infatti a rimanere nella migliore delle ipotesi lettera morta senza che a questi seguano azioni conseguenti. Il ministro italiano dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, si dice soddisfatto perché a Marrakech «non si è dissolta la spinta emotiva dell’Accordo di Parigi. Nessuno potrà non tenere conto delle politiche di contenimento dell’effetto serra e della strada dell’economia circolare: chi non seguirà quella direzione resterà fuori dal mercato. Sarebbe difficile invertire la rotta anche per gli Stati Uniti di Trump. Non è un accordo reversibile, non si torna indietro».
«La conferenza – continua il ministro – era destinata a incrementare le regole stabilite a Parigi: come se si fosse chiamati a stendere i decreti attuativi di quell’accordo. Ora c’è un metodo trasparente di controllo, regole comuni per valutare la riduzione di CO2 e sapere se i dati comunicati siano veri. E ogni tre anni un Paese può correggere il proprio contributo al rialzo, mai al ribasso, per recuperare quel che manca per arrivare ai 2 o agli auspicabili 1,5 gradi».
In Italia, dove secondo l’analisi offerta da Legambiente ogni anno si spendono ancora 14,8 miliardi per sussidiare le fonti fossili (contro i circa 10 dedicati in media alle rinnovabili), e dove le emissioni di gas serra – certificate da Ispra – sono tornate a crescere, ancora tre anni d’attesa proprio non possiamo permetterceli.
L. A.