Il governo critica la Tepco ma la rifinanzia: già arrivati 3 miliardi di yen
Fukushima contamina il Pacifico: una barriera congelata sottoterra contro l’acqua radioattiva
I pescatori rimandano i test per riavviare la pesca. Ogni giorno in mare 300 tonnellate di acqua contaminata da Fukushima
[7 Agosto 2013]
Le cooperative di pescatori di Iwaki, a circa 30 km dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, hanno deciso di rinviare i test per il riavvio della pesca previsti per settembre. Una decisione presa oggi dopo le conferme che acqua radioattiva continua a fuoriuscire in mare dalla centrale nucleare. E una decisione che mette ancora più nei guai la Tokyo electric power company, che sembra sempre più incapace di gestire i cadaveri radioattivi dei reattori di Fukushima Daiiki.
Ieri esperti e funzionari del governo centrale giapponese e della prefettura di Fukushima hanno ispezionato la centrale per valutare il rischio di contaminazione delle falde freatiche e di quanto l’acqua che percola nell’oceano dai sotterranei e dalle trincee dei reattori abbia già inquinato lo specchio d’acqua davanti all’impianto nucleare. Sono stati ispezionati un tunnel sotterraneo che si pensa sia colmo di acqua altamente radioattiva e gli argini sui quali sono in corso lavori di rafforzamento per evitare altri sversamenti in mare. Ma questi lavori di consolidamento sembrano aver portato ad un aumento del livello delle acque sotterranee, aggravando ulteriormente il rischio che l’acqua contaminata straripi nell’Oceano Pacifico.
Dopo l’ispezionem, tecnici e politici hanno espresso tutta la loro frustrazione per come la Tepco sta affrontando i gravissimi problemi che ormai si verificano quotidianamente nella centrale devastata dalle esplosioni di idrogeno dopo il terremoto/tsunami dell’11 marzo 2011. L’accusa rivolta alla Tepco è quella di non prendere misure preventive. Il capo dei liquidatori dell’impianto, Akira Ono, ha promesso di implementare al più presto tutte le misure possibili e di vedere finalmente le cose dal punto di vista dell’interesse pubblico. Piuttosto che da quello della Tepco.
Ma nonostante l’evidente incapacità della Tepco, continuano ad arrivargli finanziamenti dallo Stato. Oggi il governo giapponese ha annunciato che sta prendendo in considerazione un piano per finanziare ulteriormente la Tepco per tutto quel che occorre per contenere lo sversamento di acque radioattive in mare. Il Capo di Gabinetto Yoshihide Suga ha detto che «Il governo dovrebbe sostenere gli sforzi compiuti da Tokyo electric power company, che ha cercato di evitare la fuoriuscita dell’acqua contaminata in mare e ha solidificato un terrapieno sul quale si basa l’impianto, ma l’utility ha scoperto la scorsa settimana che l’acqua sta probabilmente tracimando sulla parte superiore del terreno indurito».
Suga ha detto che la Tepco «Ora ha deciso di creare un muro sotterraneo che circondi i reattori danneggiati e impedisca la fuoriuscita delle acque sotterranee contaminate. Il governo deve pensare a come aiutare l’azienda a pagare il progetto, la costruzione di una grande parete sotterranea per lo sbarramento dell’acqua sbarramento è senza precedenti. Le pareti saranno effettuate attraverso il congelamento del terreno intorno agli edifici del reattore. Il ministero dell’Industria sta studiando i costi del progetto. Il primo ministro Shinzo Abe istruirà il ministro dell’Industria Toshimitsu Motegi per affrontare rapidamente la questione durante una riunione di funzionari del governo sul disastro nucleare».
Abe, parlando ai cronisti al termine di una riunione del governo dedicata a Fukushima Daiichi ha definito la situazione «Una questione urgente», quando la Tepco ha già avuto finanziamenti pubblici per 3 miliardi di yen (23 milioni di euro).
Tutto questo dopo che l’autorità di regolamentazione nucleare del Giappone (Nra) ha duramente criticato la Tepco per la sua incapacità di gestire la situazione di emergenza dell’acqua contaminata.
La Tepco ammette che ogni giorno finiscono in mare circa 300 tonnellate di acqua radioattiva, ma la situazione è ancora peggio di come la presentano la Tepco ed il governo giapponese: uno che se ne intende, Jérôme Joly, direttore dell’Institut de radioprotection et de sûreté nucléaire francese, ha spiegato che «Le gallerie al di sotto della centrale non sono perfettamente stagne ed hanno quindi per forza prodotto la contaminazione della falda freatica. Percolando naturalmente verso il Pacifico, la falda porta con sé gli elementi radioattivi. La situazione è molto grave, ma, secondo gli elementi a nostra disposizione, non è più urgente oggi di ieri. Le fughe attraverso le falde freatiche devono essere pressappoco dello stesso ordine di grandezza delle contaminazioni legate alle piogge che trasportano gli elementi radioattivi che si sono accumulati in superficie durante il culmine della catastrofe».
Che Fukushima Daiichi stesse contaminando l’Oceano si sapeva: qualche giorno fa la Tepco ha riconosciuto che dal 2011 dalla centrale sono fuoriusciti da 20 a 40.000 miliardi di becquerel, ma Joly avverte «Questa cifra riguarda solo il trizio che non è un elemento molto radiotossico. Il cesio e, in minor misura, lo stronzio sono molto più pericolosi». Recenti prelievi fatti nei pozzi vicino al mare hanno trovato livelli di cesio 100 volte superiori ai già alti limiti giapponesi, e la cui origine resta un mistero.
Per impedire che l’acqua altamente radioattiva finisca in mare ancora più copiosamente, la Tepco sta iniettando dei gelificanti per creare un muro sotterraneo impermeabile tra la centrale e il mare, ma anche questo non convince Joly: «Le acque delle falde freatiche sbatteranno su questo sbarramento chimico, ma finiranno prima o poi per passare in parte al di sotto (o sopra) l’ostacolo. L’acqua è per definizione impossibile da fermare. Se vogliono stoppare le fughe, devono sigillare il sottosuolo della centrale. Questo è più facile a dire che a farsi, data la complessità della rete di gallerie ed il suo livello di contaminazione». Altri esperti confermano e dicono che mantenere, forse per anni, congelato il terreno intorno alla centrale richiederebbe costi enormi.
Il Giappone rischia così di non finire più di pagare la sua avventura nucleare che il governo Abe vuole addirittura riprendere, mentre non trova nemmeno gli yen per impedire al cadavere nucleare di Fukushima Daiichi di contaminare l’Oceano Pacifico.