Violenze sessuali sui bambini della Repubblica Centrafricana: no all’impunità per i soldati francesi (VIDEO)
L’appello/petizione a Hollande di tre giornalisti e di Zero Impunity
[10 Gennaio 2017]
La martoriata Repubblica Centrafricana non trova pace, dopo la dittatura, il colpo di Stato, il tragico e sanguinario “governo” dei ribelli, l’intervento francese e internazionale, le stragi di musulmani, i governi provvisori e le elezioni, che hanno ridato a questo poverissimo Paese ricco di risorse un fragilissimo governo, ora si moltiplicano le segnalazioni di volenze sessuali da parte di truppe straniere. Si tratta delle forze a guida francese che avrebbero dovuto liberare il Centrafrica dalla violenza settaria e militare e invece la perpetuano in un neocolonialismo vergognoso, le cui vittime sono soprattutto bambine e bambini, sfruttati sessualmente da quelli che dovevano essere i “liberatori” e i portatori di democrazia.
Nel mirino ci sono soprattutto i soldati francesi che si sarebbe resi colpevoli di questi abusi e tre giornalisti e Zero Impunity hanno avviato la campagna “Pour mettre fin à l’impunité des soldats français accusés de violences sexuelles” (Per porre fine all’impunità dei soldati francesi accusati di violenza sessuale) e l’hanno trasformata in una petizione che può essere sottoscritta su change.org, per chiedere al governo francese di permettere un procedimento giudiziario indipendente.
Zero impunity è un progetto trans-media, d’investigazione e di attivismo contro l’impunità delle violeze sessuali nei conflitti armati. Decrittando i giochi di potere, i rapporti di forza e le défaillances giudiziarie all’interno degli Stati e delle grandi istituzioni, Zero Impunity rivela perché queste violenze sessuali vengono raramente condannate.
Ecco cosa si legge nella petizione/appello:
Da diversi mesi nella Repubblica Centrafricana si moltiplicano le segnalazioni di casi di violenza sessuale, in cui sono chiamati in causa i soldati francesi impegnati nell’operazione Sangaris. Le vittime, soprattutto bambini, hanno subìto abusi in un contesto di guerra e di grave precarietà. Questi minori riferiscono di rapporti orali in cambio di cibo.
L’inchiesta che abbiamo condotto mostra che i bambini di Bangui potrebbero non essere le uniche vittime delle truppe francesi. Con l’aiuto di una squadra di giornalisti, siamo riusciti a risalire ad altre potenziali vittime di violenza sessuale: alcune donne che avevano tentato di denunciare gli abusi di cui sostengono di essere state vittime. Quando Chimène ha deciso di raccontare il suo caso alla base militare francese di Mpoko, a Bangui, ha trovato la porta chiusa. Scoraggiata e intimidita dalla polizia centrafricana, che ha incarcerato suo fratello, e senza mezzi sufficienti per permettersi un avvocato, non ha mai osato sporgere denuncia. Allo stesso modo, nessuno sa cosa accadrà alla denuncia di Noella, per non parlare di cosa riserva il futuro per suo figlio, già soprannominato “il francese” dagli abitanti di Boda.
A differenza di una opinione purtroppo diffusa tra diplomatici e militari, questi crimini di guerra si possono evitare. Nicolas, Stéphane e io (Marion) abbiamo iniziato due anni fa a lavorare come “documentaristi attivisti” sul fenomeno delle violenze sessuali nei conflitti armati. L’incontro con una sopravvissuta ci ha colpito in modo particolare. Questa donna ci ha detto: “Se oggi decido di parlare con voi, quindi di venire allo scoperto, devo avere la certezza che le mie parole saranno ascoltate”. Questa frase è risuonata in noi come un campanello d’allarme e in quel momento ci siamo resi conto di quanto fosse necessario impegnarsi in questa battaglia.
In qualità di produttori e registi attivisti, poiché crediamo che tutti noi abbiamo la responsabilità di cambiare gli atteggiamenti e i sistemi che perpetuano l’impunità, e dato che finora il potere politico non si è dimostrato all’altezza, abbiamo deciso di lanciare il movimento Zero Impunity. affinché questi crimini non restino impuniti, affinché non si ripetano.
La nostra bataglia
Chiedete insieme a noi l’istituzione di un Piano d’azione nazionale basato su due misure chiave:
Una politica di prevenzione obbligatoria sulla violenza sessuale e le sue conseguenze. Questi corsi di formazione saranno destinati ai soldati semplici, alle scuole di ufficiali e sottufficiali e saranno tenuti da associazioni specializzate esterne all’esercito.
Una politica di misure punitive interne, esemplari, registrate nel codice della Difesa, delle quali i militari saranno ampiamente informati.
4 mesi per agire
Ogni firma e ogni condivisione sui social network ci consentono di richiedere a François Hollande (Presidente della Repubblica, capo delle forze armate), a Jean-Yves Le Drian (Ministro della Difesa) e a Laurence Rossignol (Ministro dei Diritti delle donne) l’istituzione di un piano d’azione che apra la strada a procedimento giudiziari più indipendente e che, attraverso la sensibilizzazione dei soldati, generi una vera e propria presa di coscienza all’interno dell’esercito.
“Presidente Hollande, Lei rimarrà a capo dello stato francese ancora per quattro mesi. Sono più che sufficienti per porre le basi per un grande piano di azione contro l’impunità dei nostri soldati accusati di violenze sessuali. La preghiamo di indicare una chiara tabella di marcia per il Suo successore e di concludere il Suo mandato compiendo un atto forte.”
Marion, Nicolas e Stéphane