Il consumo di carbone in Cina non sembra diminuire nonostante l’aumento del prezzo
[11 Gennaio 2017]
DA SHANGHAI. Le recenti misure adottate dal governo di Pechino per stabilizzare il prezzo del carbone non sembrano aver influito efficacemente sul percorso tracciato verso la de-carbonizzazione nel lungo periodo.
Malgrado il costante aumento del prezzo del carbone, avvenuto da giugno di quest’anno, i consumi di questo combustibile nel paese sono ugualmente aumentati. Tale fenomeno ha spinto molti esperti a dibattere se la Cina stia o meno facendo dei passi indietro sui suoi impegni ambientali, minando gli sforzi globali per la riduzione delle emissioni di gas serra.
Nonostante il rilassamento di alcuni vincoli posti sull’estrazione e la produzione di carbone al fine di stabilizzare i prezzi sul mercato, la Cina sta effettivamente estraendo una quantità di carbone inferiore rispetto allo scorso anno. Ciò significa che il programma di riduzione di produzione di carbone sembrerebbe essere stato rispettato e che, secondo molti esperti, tra cui l’Agenzia Internazionale dell’Energia, il picco produttivo sia stato raggiunto nel 2013.
Studi recenti del “Coal Strategic Planning Research Institute”, una think tank cinese, mostrerebbero che i recenti aumenti di prezzo del carbone non derivino dall’aumento dei consumi ma al contrario siano una diretta conseguenza della contrazione dell’offerta interna dovuta agli sforzi per ridurre l’eccesso di capacità nel settore carbonifero. “La ragione dell’aumento dei prezzi del carbone è dovuto dal gap di offerta creato artificialmente dall’intervento governativo piuttosto che dall’aumento della domanda”, afferma Wu Xin, autore dello studio.
Le politiche intraprese da Pechino hanno eliminato più di 200 milioni di tonnellate dall’offerta carbonifera interna e hanno costretto le aziende del settore a tagliare i giorni lavorativi da 330 a 276. Come risultato la produzione di carbone è diminuita di oltre il 10%, creando al contempo un divario di 222 milioni di tonnellate tra la produzione e il consumo nei primi tre trimestri del 2016.
Le alte temperature registrate per il paese da luglio hanno causato un picco nei consumi energetici interni, i quali hanno contribuito ad incrementare ulteriormente i prezzi del carbone.
Al fine di stabilizzare i prezzi del carbone, il governo centrale sta correndo ai ripari cercando di riportare almeno una parte dell’offerta sottratta, di nuovo disponibile sul mercato.
Il consumo di carbone in Cina è diminuito costantemente nel corso degl’ultimi anni, ma i recenti picchi sul mercato dei prezzi fanno credere che il consumo di risorse carbonifere potesse aumentare nuovamente, addirittura superando il record di consumi del 2013.
Tuttavia secondo lo studio svolto da Wu, nonostante il boom recente, la domanda di carbone sta gradualmente diminuendo, soprattutto nei settori chiavi che costituiscono da soli circa l’80% del consumo carbonifero totale in Cina nel 2015: l’energia termica, le acciaierie e i produttori di materiali da costruzione.
Nel lungo periodo la domanda in questi settori strategici pare destinata a continuare a diminuire. La Cina ha rafforzato i propri regolamenti interni inerenti al settore termoelettrico, il quale costituisce circa la metà del consumo totale di carbone. La produzione di acciaio grezzo verrà diminuita tra il 12% e il 19% nei prossimi cinque anni, il che contribuirà a una diminuzione ulteriore della domanda di carbone.
Sebbene l’aumento dei prezzi abbia generato un aumento delle importazioni di carbone per la prima volta dopo tre anni consecutivi di riduzione, Wu afferma che l’incremento è solo temporaneo: “nel lungo periodo, la domanda di carbone cinese si stabilizzerà intorno ali quattro miliardi di tonnellate, che rappresentano una quantità che può essere tranquillamente soddisfatta dall’offerta interna”.
Il carbone importato entra in Cina attraverso i porti costieri da grandi navi cargo prima di essere distribuito. Dato che le vie di collegamento interne sono troppo piccole per navi di quelle dimensioni, il carbone viene trasferito su navi più piccole e ciò comporta costi aggiuntivi. Con il rafforzarsi delle politiche di limitazione di utilizzo del carbone nelle aree costiere e con il progressivo spostarsi del consumo di carbone verso le aree occidentali dell’entroterra, il mercato del carbone importato si sta riducendo sempre di più.
In aggiunta il governo di Pechino ha implementato diverse misure per controllare i livelli di zolfo e metalli pesanti riscontrati nel carbone commerciato. Queste misure sono state inoltre estese al servizio doganale per quanto riguarda l’importazione di carbone. Quindi, con lo stabilirsi di nuove tariffe doganali nel 2014, la svalutazione del Renminbi e i controlli doganali qualitativi, il vantaggio competitivo del prezzo del carbone importato si è progressivamente indebolito, scoraggiandone l’importazione.
In nessun modo quindi si può affermare che il temporaneo rilassamento sui regolamenti in materia di produzione di carbone possa in qualche modo negare l’andamento verso una effettiva de-carbonizzazione. Gli obiettivi di produzione di energia pulita per il 2020 e il graduale aumento dell’utilizzo delle energie rinnovabili mostrano come la Cina si stia muovendo decisa verso i propri obiettivi climatici.
Anche se l’aumento drammatico dei prezzi per il carbone è stato inaspettato ed ha causato una parziale revisione delle politiche in materia ambientale di quest’anno, è probabile che l’aumento dell’offerta e delle importazioni carbonifere siano solamente una breve fluttuazione all’interno di un più ampio andamento verso la diminuzione del consumo di carbone.
di Federico Sferrazza, Wake Me Chat per greenreport.it