Frassoni (Verdi): «Esprime la maggioranza di Schäuble, Orbán e Berlusconi»
Tajani, il nuovo presidente del Parlamento Ue si ricorda ancora cos’è l’economia circolare?
Da commissario europeo all’Industria si spese per una manifattura forte e sostenibile, ma la sua eredità lascia molto a desiderare
[18 Gennaio 2017]
Al termine del quarto scrutinio il Parlamento europeo ha eletto ieri il suo nuovo presidente: Antonio Tajani del Partito popolare europeo, che con 351 voti a favore ha battuto la concorrenza di Gianni Pittella dei Socialisti e democratici (282 voti) in un rush finale tutto italiano.
Già vicepresidente della Commissione Ue, durante la sua carriera a Bruxelles come commissario europeo per l’Industria Tajani si è mostrato un paladino inaspettato per l’economia circolare europea. Come dimostrano anche le dichiarazioni rilasciate sulle nostre colonne, nei primi anni da commissario all’Industria gli slanci in proposito non sono mancati né a livello europeo – sottolineando la necessità di «indicatori di sostenibilità quantitativi su tutte le risorse naturali e una “innovation partnership” che copra l’intera “catena del valore” delle materie prime, dall’estrazione al riciclo» – né a livello locale: ne sia un esempio l’invito a utilizzare «una rilevante componente di riciclo e riuso di materiale ferroso» per i lavori infrastrutturali al porto di Piombino (portati poi avanti senza che «la rilevante componente» sia stata effettivamente impiegata).
Già sul finire del proprio mandato da commissario europeo l’attenzione di Tajani all’economia circolare è apparsa però scemare, lasciando infine un’eredità non proprio esaltante. L’attuale pacchetto normativo sull’economia circolare – su cui il Parlamento europeo si appresta a votare – proposto dalla Commissione Ue prevede obiettivi al ribasso, e anche gli obiettivi sulla manifattura generalmente intesa promossi dall’ex commissario sono molto lontani dall’essere raggiunti: il target è quello di avere al 2020 almeno il 20% del Pil Ue derivante dall’industria, ma in realtà dal 2008 a oggi la quota del settore manifatturiero nell’area euro è rimasta stabile attorno al 15% del Pil e in Italia è calata dal 17% al 16%.
Cosa aspettarci dunque da Tajani nella veste di nuovo presidente del Parlamento europeo? Secondo Monica Frassoni, co-presidente dei Verdi, dopo i «cinque anni della presidenza di Martin Schulz, l’interprete più convinto della Grande Coalizione tra popolari, conservatori e socialisti, che ha soffocato per anni ogni iniziativa coraggiosa del Parlamento europeo, Antonio Tajani è stato eletto raccogliendo il sostegno di un’alleanza decisamente conservatrice, grazie anche all’ennesima piroetta del clown Verhofstadt, che, alla faccia del suo supposto europeismo, dopo avere provato a domare i 5 Stelle, ha scelto di scommettere sul Ppe di Schäuble, Orbán e Berlusconi, così come sull’alleanza con il gruppo conservatore Ecr, guidato da un britannico pro-Brexit. Purtroppo, nonostante sia senza dubbio un europeista convinto, non pensiamo proprio che Antonio Tajani si distoglierà dalla linea marcata da Schulz e dai popolari tedeschi, né che la grande coalizione verrà finalmente superata. Sebbene molti deputati, tra i quali i Verdi, cerchino di resistere, il rischio che il Parlamento europeo scivoli sempre più verso un’irrilevanza pigra è sempre più reale».
«In un periodo storico particolarmente difficile, in cui la coesione dell’Unione europea è sempre più traballante – osserva Frassoni – siamo convinti che il Parlamento europeo debba recuperare il proprio ruolo di rappresentante di un’Europa diversa da quella dei governi non solo dal punto di vista delle scelte politiche, che sono espressione di maggioranze elettorali, ma dal punto di vista della iniziativa politica, in particolare in materia di diritti civili, di trasparenza. Il Parlamento europeo deve ridiventare il punto di riferimento di una battaglia per l’Europa contro nazionalismi ed estremismi oggi sempre più necessaria».
L’auspicio è che il presidente Tajani torni dunque a sorprendere, come ha dimostrato di saper fare agli esordi da commissario all’Industria, dimostrando di saper dare valore a un’istituzione fondamentale come quella del Parlamento europeo non da ultimo lottando nella giusta direzione all’interno della sfida più importante dei nostri giorni: perseguire uno sviluppo sostenibile, l’unico all’interno del quale l’Europa potrà dire la sua in un mondo altrimenti pronto a fagocitarne il futuro.
L. A.