Galletti: «Il piano difende la specie. La gestione del Lupo tocca alle Regioni»
Rinvio del piano d’azione per il lupo, animalisti e Wwf: lupi salvi (per ora)
Legambiente: rinviata e non stralciata la deroga sugli abbattimenti. Tutelare subito lupi e allevatori
[2 Febbraio 2017]
La tanto attesa Conferenza Stato-Regioni di oggi pomeriggio ha rinviato il piano d’azione per la conservazione del lupo e il presidio ambientalista e animalista davanti al luogo della riunione esulta: Lav, Lac Lipi, Lndc, Enpa e Animalisti Italiani «esprimono grande soddisfazione per l’ufficializzazione, avvenuta oggi pomeriggio in Conferenza Stato- Regioni, del rinvio al ministro dell’ambiente Galletti della sua proposta del Piano sulla Conservazione del lupo. Ora chiediamo al Ministro Galletti di ascoltare finalmente i tecnici e gli esperti delle Associazioni, al fine di eliminare le sue previsioni di uccisione di lupi. Solo con questa esplicita esclusione il “Piano per la conservazione dei lupi”, che prevede positivi principi di una politica di prevenzione, incontrerà il favore dell’opinione pubblica e potrà quindi essere approvato in tempi brevi».
La decisione delle Regione era stata annunciata stamattina alle associazioni animaliste Lav ed Enpa durante un incontro con il presidente della Conferenza Stato Regioni Stefano Bonaccini, e «Le Associazioni esprimono soddisfazione per questo primo risultato che conferma le posizioni etiche e scientifiche fermamente contrarie all’uccisione dei lupi. Le Associazioni Lav, Lac, Lipu, Lndc Enpa e Animalisti Italiani ringraziano le Regioni e l’opinione pubblica per l’attenzione dedicata a questa emergenza: la mobilitazione #cacciaunNO continua, manteniamo alta l’attenzione!»
Soddisfazione giustificata, ma la presidente di Legambiente, Rosella Muroni, fa notare che «Il rinvio deciso oggi in Conferenza Stato Regioni per l’adozione del Piano per la conservazione e gestione del lupo non aiuta ne tutela questa specie e ancor meno risponde alle difficoltà degli allevatori delle aree interne; ma soprattutto non è stata stralciata l’unica azione ampiamente contestata: la deroga sugli abbattimenti. Per un’efficace tutela e conservazione di questa specie, è invece quanto mai urgente dare il via libera in tempi rapidi al Piano d’azione, eliminando la deroga sugli abbattimenti e approvando tutta la parte restante del Piano che consideriamo utile e in linea con molte delle azioni promosse dai parchi e contenute nella Carta di Sulmona. È urgentissimo garantire risorse adeguate per realizzare tutte le misure previste a supporto degli allevatori e finalizzate alla difesa attiva di mandrie e greggi e per portare avanti politiche attive di contrasto del randagismo canino».
Il Cigno Verde ricorda che «Nonostante questa specie sia tornata a ripopolare le Alpi e gli Appennini, grazie alle azioni di tutela portate avanti dagli anni ’70 ad oggi, in primis dai Parchi e dai tanti progetti Life di successo realizzati in Italia, e grazie a numerose condizioni favorevoli createsi nelle aree interne che hanno consentito la ripresa e la diffusione della specie, il lupo è ancora vittima di bracconaggio e uccisioni illegali a causa dei conflitti con allevatori e cacciatori, stimate dallo stesso Piano in 250 – 300 animali uccisi all’anno. Nel quadriennio 2013-2016, è stata documentata la morte di 137 esemplari per cause antropiche, di questi ben 54 per bracconaggio (31 per arma da fuoco, 9 per laccio e 14 per avvelenamento). Per Legambiente sul lupo si gioca una sfida che va oltre la specie, per questo è assurdo inserire tra le azioni prioritarie da realizzare nei cinque anni del Piano lupo la deroga per gli abbattimenti.»
La presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi, è convinta che «La decisione della Conferenza Stato-Regioni di rinviare l’approvazione del Piano per la conservazione e gestione del lupo, come richiesto dal Wwf Italia e da tante migliaia di cittadini italiani che si sono mobilitati sui social network nelle azioni promosse dall’Associazione, sono un primo importante segnale. Per il Wwf questo rinvio rappresenta una autentica polizza assicurativa sulla vita del Lupo, richiesta a gran voce dalla maggioranza dei cittadini italiani. Il Piano ritorna adesso in discussione in sede tecnica ma il confronto con tutte le parti interessate dovrà partire da un punto fermo: l’abbattimento legale del Lupo non può essere un metodo ordinario di gestione dei conflitti tra la specie e le attività zootecniche. Il Wwf da oltre due anni ha evidenziato al Ministero, anche con osservazioni tecniche, i nodi che oggi sono venuti al pettine – In particolare abbiamo sempre sostenuto che le misure di prevenzione del Piano erano correttamente individuate ma che in assenza di finanziamenti specificatamente previsti queste sarebbero rimaste solo virtuali – ha continuato Donatella Bianchi – Dal piano andavano stralciati gli abbattimenti e andavano previsti tempi e risorse congrue. Molte delle nostre richieste, rimaste inascoltate, rispecchiano proprio alcune delle problematiche che le Regioni stesse stanno sollevando. L’auspicio, ora, è che si torni ad un confronto sereno e costruttivo con tutti i soggetti interessati per arrivare rapidamente all’approvazione di un Piano con azioni concrete ed efficaci che escluda gli abbattimenti legali, disciplinando l’applicazione della possibile deroga prevista dalla Direttiva UE Habitat solo in casi eccezionali ed ultima opzione attuabile solo dopo l’attuazione del Piano e verifica dei risultati raggiunti».
Anche il Panda da alcuni suggerimenti sul Piano per la conservazione e gestione del lupo in Italia: «dovrà dare priorità agli interventi per la prevenzione ed un equo risarcimento dei danni subiti dagli allevatori, al contrasto del randagismo canino e dell’ibridazione cane – lupo ed alla ricerca scientifica per determinare lo stato di conservazione della specie nel nostro paese e la reale incidenza dei danni alla zootecnia. Ministero dell’Ambiente e Regioni dovranno indicare le risorse necessarie per l’attuazione delle azioni previste con una ripartizione degli oneri nei rispettivi bilanci, senza ulteriori costi per i bilanci pubblici ma con la definizione di opportune priorità di spesa».
In due interviste a La Stampa e Radio 24, rilanciate dal sito del ministero dell’ambiente, Galletti dice: «Capisco che il Piano per la conservazione del Lupo sia un po’ lungo, ma leggendo molte critiche, dico, delle due l’una: o non hanno letto il testo o sono in malafede. In Italia più di 1500 lupi e 250 -300 ogni anno vengono bracconati. E secondo voi è aperta la caccia al lupo o la apro io? Se noi non interveniamo per diminuire la pressione sui territori, i bracconieri continueranno ad ammazzarli. Io di certo non mi giro dall’altra parte. In questo testo c’è un nucleo anti-bracconaggio con i carabinieri forestali e le polizie provinciali, cani anti veleni contro i bocconi avvelenati, altre azioni di prevenzione per gli allevatori per proteggersi ed evitare che il lupo mangi i capi di bestiame. Io ho il cuore in pace, non sono stato a guardare: se le Regioni si sfilano e non vogliono approvare questo piano, non lo facciano. La gestione del Lupo tocca a loro, io sto dando solo l’inquadramento legislativo. Poi se vogliamo nasconderci dietro un dito e farsi fotografare col lupetto in mano, si faccia pure. Ho incontrato agricoltori e allevatori che hanno chiuso le aziende. Ci sono zone che sono veramente a rischio per le attività economiche a causa della pressione del lupo, ma questo vuol dire che dobbiamo salvarlo e non ammazzarlo, far vivere pacificamente il lupo con le attività economiche. Il ministero ha fatto un lavoro molto serio, di 57 pagine, redatto con l’Istituto per la protezione animale e con l’Unione zoologica italiana. Vi hanno collaborato 69 esperti e 11 associazioni, da Coldiretti a Legambiente, da Federparchi all’Enpa. Attraverso il piano il ministero ha offerto una fotografia della realtà e una traccia di lavoro scientifico. Una seria gestione dei conflitti territoriali a volte acuti con allevatori e comunità locali. Complessivamente parliamo di 22 misure di tutela. Solo l’ultima contempla una deroga, del tutto “eccezionale”- così dice il testo – al divieto di “rimozione” di lupi dall’ambiente naturale. Questa deroga – di stampo europeo – sarebbe attivabile solo su richiesta, regione per regione, e in compresenza di ben sette condizioni. La principale, ma che da sola non basta, è che «non esista altra soluzione valida per mitigare gli specifici conflitti sociali ed economici originati dal fenomeno. Solo in questo malaugurato caso l’iter potrebbe esser avviato. A questo punto la Regione interessata dovrebbe chiedere un parere all’Ispra. Parere soggetto a ulteriori 8 criteri, certo non vincolanti ma formalmente non eludibili. Quindi una volta che siano state fatte tutte le prescrizioni, come le recinzioni e le varie attività previste tra cui gli indennizzi, alla fine la Regione può chiedere al mio ministero di intervenire per prelevare dei capi in misura limitatissima e solo dopo che ho acquisito il parere dell’Ispra sul singolo caso. E’ difficilissimo arrivarci. Il lupo è l’animale simbolo della libertà e anch’io lo vedo così. Per questo il piano lo protegge, sottraendo spazi territoriali e ragioni emotive al bracconaggio».
Me il Wwf risponde al ministro dell’ambiente: «non si comprende perché Galletti, abbia voluto a tutti i costi difendere la possibilità degli abbattimenti, enfatizzando i 70 studiosi che lo avrebbero suggerito. Nel Piano stesso, quando si indicano i nomi degli esperti che hanno fornito contributi utili alla stesura del Piano è chiaramente esplicitato “l’inclusione in questo elenco non implica la condivisione del Piano”. Inoltre come tutte le questioni che hanno a che vedere con le modalità di gestione della complessa relazione uomo-natura è bene che esse abbiano sempre come base la migliore conoscenza scientifica disponibile ma la scelta di una soluzione non è squisitamente tecnica ma è fondamentalmente politica. Tra le osservazioni poste al Ministero dell’Ambiente da due anni, il Wwf aveva posto il tema dei tempi congrui per l’applicazione delle misure di prevenzione, (24-36 mesi) , risorse specifiche per queste messe a disposizione sia dallo Stato che dalle Regioni e preventivamente concordate, procedure più snelle per l’indennizzo di agricoltori e allevatori. Infine, l’apertura di un apposito tavolo tecnico per il monitoraggio e valutazione delle azioni poste in essere dalle Regioni e stralcio degli abbattimenti selettivi sul lupo».