Influenza aviaria, nuovi focolai in Cina. Fao e Oie: rafforzare i controlli
Sorveglianza, prove di laboratorio, mercati puliti per contenere la modificazione del virus H7N9
[17 Marzo 2017]
Fao e World organisation for animal health (Oie) hanno lanciato congiuntamente l’allarme per «Un’epidemia risorgente da un nuovo ceppo d’influenza aviaria, che può essere letale per gli esseri umani» che «Sottolinea la necessità di sistemi di rilevazione e di risposta robusti e rapidi alla fonte animale. Ciò ridurrebbe il rischio associato con la diffusione del virus e dell’impatto sulla salute pubblica».
Fao e Oie dicono che «I casi umani di virus H7N9, rilevati per la prima volta in Cina quattro anni fa, sono improvvisamente aumentati dal dicembre 2016. Ad inizio marzo si stima che siano stati segnalati più casi umani d’influenza A (H7N9) rispetto a tutti quelli causati da altri tipi di virus d’influenza aviaria (H5N1, H5N6, ecc.) messi insieme. Come durante le ondate precedenti, la maggior parte dei pazienti infettati aveva visitato mercati di uccelli vivi o era entrata in contatto con volatili infetti. Dal 2013, la Cina ha investito molto nella sorveglianza dei mercati di volatili vivi e degli allevamenti di pollame. Tuttavia, la sorveglianza di questo virus si è dimostrata particolarmente impegnativa in quanto, fino a poco tempo fa, non ha causato segni, se non sparuti, di malattia nei polli».
Matthew Stone, vicedirettore Oie, è abbasanza preoccupato: «Considerando la capacità di mutare del virus dell’influenza aviaria, è essenziale che i Servizi veterinari nazionali sorveglino costantemente i diversi ceppi circolanti negli animali dei rispettivi paesi, e questo per proteggere sia la salute umana che quella animale. Per proteggere la salute umana e i mezzi di sussistenza delle popolazioni, è essenziale affrontare la malattia alla sua fonte, nel pollame: gli sforzi devono indirizzarsi verso l’eliminazione del virus H7N9 nelle aziende agricole e nei mercati colpiti. E’ necessaria una sorveglianza mirata per rilevare la malattia e per risanare gli allevamenti infetti e i mercati di volatili vivi, intervenendo nei punti critici lungo l’intera catena di valore del pollame – dai campi alla tavola. Dovrebbero esserci incentivi per tutte le persone coinvolte nella produzione e nel commercio di pollame per rafforzare il controllo della malattia».
I problema è che se fino a poco tempo fa il virus H7N9 aveva mostrato una bassa patogenicità, con a volte una liv malattia nel pollame «Nuovi casi dalla provincia cinese del Guangdong indicano ora che il virus H7N9, pur mantenendo la sua capacità di provocare anche gravi infezioni negli esseri umani, è diventato altamente patogeno nel pollame; una mutazione genetica che può portare ad elevata mortalità per i volatili entro 48 ore dall’infezione – dicono Fao e Oie – Questo potrebbe potenzialmente rendere più facile vedere quando i polli sono infetti, facilitare l’introduzione di misure di controllo anche a livello di azienda agricola, ma allo stesso tempo solleva il rischio di gravi perdite animali ed economiche per commercianti e allevatori di pollame».
Stone sottolinea che «La Cina non ha tardato a informare le organizzazioni internazionali circa la recente modifica del virus passato da bassa ad alta patogenicità nel pollame. Dato il continuo rischio che il virus possa modificarsi – rischio inerente a tutti i virus influenzali – la condivisione tempestiva dei risultati delle operazioni di sorveglianza e delle informazioni sulla sequenza con la comunità internazionale è fondamentale per essere pronti a far fronte ad una possibile pandemia».
Per La Fao, «La necessità di un costante monitoraggio mirato e diffuso e una risposta efficace ai rilevamenti restano urgenti per evitare il diffondersi del virus al di là delle regioni orientali e sud-orientali della Cina, dove è ora considerato endemico. Questo ceppo di virus H7N9 non è stato finora notificato nelle popolazioni di pollame al di fuori della Cina, nonostante la sorveglianza intensificata nei Paesi vicini e in quelli a rischio. I Paesi vicini restano ad alto rischio, così come tutti quelli che hanno rapporti commerciali di pollame – sia formali o informali – con la Cina. Un’ulteriore preoccupazione è la possibilità che i cambiamenti osservati nel virus H7N9 possano colpire le popolazioni di uccelli selvatici, minacciando non solo la loro salute, ma trasformandoli in portatori migranti del virus. Questo farebbe aumentare il rischio di un’ulteriore diffusione del virus, come si è visto con altri ceppi di influenza aviaria in Europa, in Africa o nelle Americhe».
E’ preoccupato anche il ministero dell’agricoltura cinese, che ha disposto che i funzionari che si occupano di zootecnia, di salute pubblica, i veterinari e e autorità incaricate del settore industriale e commerciale, prendano azioni tempestive e strettamente coordinate in modo che i casi di H7N9 possano essere identificati rapidamente e possano prendersi le misure appropriate, a cominciare dall’abbattimento dei volatili colpiti e da una maggiore igiene nei mercati di volatili vivi.
L’Istituto di ricerca veterinaria di Harbin, riconosciuto da Oie e Fao come centro di riferimento internazionale e che è il laboratorio di ricerca nazionale cinese per l’influenza aviaria sta monitorando insieme alla sua rete di laboratori le possibili mutazioni del virus e lo stato dell’epidemia.
La Fao ricorda che «Oltre 1.200 casi umani di H7N9 sono stati segnalati dal 2013, ma non vi è alcun pericolo di contrarre la malattia mangiando pollo. Tuttavia i mezzi di sussistenza di coloro che dipendono dal pollame, sono a grave rischio a causa delle misure di prevenzione e di controllo necessarie e delle perdite destinate ad aumentare, poiché il pollame sarà vulnerabile all’emergente ceppo ad alta patogenicità».
Il ministero dell’agricoltura cinese ha lanciato un appello per migliorare la bio-sicurezza nei mercati, vietando che i volatili rimangano durante la notte per evitare l’accumulo di virus, farcendo rispettare i giorni di riposo dei mercati, le chiusure e una pulizia regolare, che è essenziale per rispondere alla malattia, soprattutto nel prevenire l’esposizione umana.
Fao e Oie si chiedono come mai, con tutti gli sforzi compiuti dalla Cina e dai suoi partner, queste misure non abbiano funzionato come ci si aspettava. «E’ inoltre necessario intraprendere maggiori interventi di sensibilizzazione per lavorare con l’industria del pollame e istituire pratiche più sicure, registri di allevatori, pratiche di mercato igieniche, una sorveglianza mirata e una comunicazione tempestiva».
Juan Lubroth, veterinario capo della Fao, aggiunge: «Facendo seguito dell’approccio One Health, abbiamo bisogno di capire i fattori portanti di questa malattia e ideare un controllo adeguato, strategie di prevenzione e programmi di gestione a lungo termine. Esse devono essere adattate per soddisfare le aspettative di tutte le parti interessate, gli agricoltori, i commercianti, i trasportatori, gli operatori di mercato, il governo e le agenzie internazionali e dei consumatori».
Fao e Oie concludono il loro comunicato congiunto sottolineando «l’importanza di rendere disponibili in modo tempestivo tutte le informazioni derivanti dalle intensificate attività di sorveglianza in corso in Cina. Tali dati sono essenziali per uno sforzo globale coordinato e per riuscire a comprendere l’influenza aviaria in tutte le sue tipologie, per valutare il potenziale del virus H7N9 di diffondersi lungo le diverse catene di valore del pollame o attraverso lo spostamento degli uccelli selvatici. Le due organizzazioni internazionali esortano i Paesi della regione a essere vigili contro una potenziale incursione del virus, nella sua forma a bassa o ad alta patogenicità, e chiedono investimenti urgenti nella sorveglianza e nella rilevazione di laboratorio per salvaguardare il commercio, anche a livello transfrontaliero».