Lotta contro la tratta di esseri umani in Asia, Corte dei conti europea: «Sono necessarie nuove priorità»
Reato altamente remunerativo, violazione dei diritti umani e minaccia alla sicurezza mondiale
[20 Giugno 2017]
Secondo la nuova relazione speciale della Corte dei conti europea “Il sostegno dell’UE alla lotta contro la tratta di esseri umani in Asia meridionale/sudorientale”, «La politica dell’Ue per la lotta contro la tratta di esseri umani in Asia meridionale e sudorientale dovrebbe essere maggiormente pertinente ai bisogni di questa regione; è inoltre necessario un nuovo insieme di priorità». L’Asia, il continente più popoloso del mondo, è una importante regione di origine delle vittime della tratta transregionale e la Corte ricorda che «L’Ue è particolarmente vulnerabile alla tratta di esseri umani, poiché è una destinazione che attrae vittime provenienti da una vasta gamma di paesi. Sebbene la lotta contro la tratta di esseri umani resti di competenza degli Stati membri, anche l’Ue è impegnata ad eradicare tale fenomeno e assiste gli Stati membri in proposito».
La Corte dei conti europea spiega che «La tratta di esseri umani consiste nel reclutare, trasportare, trasferire, alloggiare o accogliere persone, mediante l’uso della forza, con la frode o la coercizione, a fini di sfruttamento. La maggior parte delle vittime sono donne e bambine. I tipi più comuni di sfruttamento sono il lavoro forzato e lo sfruttamento sessuale, seguiti dal lavoro minorile, il prelievo di organi e il matrimonio forzato». Europol stima che i proventi annui della tratta di esseri umani ammontino ad oltre 29 miliardi di euro. Sebbene la mancanza di statistiche attendibili renda difficile stabilire le dimensioni di tale fenomeno, si stima che 46 milioni di persone siano intrappolate in situazioni di schiavitù moderna.
Il trattato di Lisbona ha rinforzato il ruolo di coordinamento e guida della Commissione europea per la risposta dell’UE alla tratta di esseri umani. Nel 2011 è stata adottata una direttiva e poi è stata pubblicata una strategia contro la tratta di esseri umani per il 2012-2016. Questa strategia è affiancata da una serie di altri documenti strategici che definiscono l’approccio dell’Ue alla lotta contro la tratta di esseri umani. Non è ancora stata presentata una strategia in materia per il periodo successivo al 2016.
Gli auditor della Corte hanno esaminato l’efficacia del sostegno – con un finanziamento complessivo di 31 milioni di euro – fornito dall’Unione europea e alla lotta contro la tratta di esseri umani in Asia meridionale e sudorientale nel periodo 2009-201. Dall’audit è emerso che «Sebbene il quadro strategico dell’Ue in materia di tratta di esseri umani preveda un approccio globale, alcuni aspetti non sono ancora interamente sviluppati o pertinenti per le regioni in questione. Il dialogo in tema di diritti umani risulta particolarmente utile; fra gli altri strumenti, vi è il sostegno a forum regionali. Tuttavia, fino ad ora, non è stato creato alcun nuovo partenariato ad hoc tra l’UE ed uno dei paesi dell’Asia meridionale o sudorientale per contrastare la tratta di esseri umani».
La responsabile della relazione, Bettina Jakobsen, evidenzia che «La tratta di esseri umani costituisce un reato altamente remunerativo, una palese violazione dei diritti umani e una minaccia alla sicurezza mondiale. L’Ue deve scegliere meglio le proprie priorità relative a come e dove spendere le risorse di cui dispone, in modo che il livello di attività sia pari agli impegni finanziari da essa assunti».
La maggior parte dei progetti esaminati dalla Corte dei conti europea ha prodotto alcuni risultati positivi, ma a preoccupare è la loro sostenibilità: «Dal 2009, la lotta contro la tratta di esseri umani è complessivamente migliorata in queste regioni – dice la Corte – sebbene vi siano notevoli differenze tra Paesi. Tuttavia, a giudizio della Corte, è difficile collegare detta tendenza generale ai risultati ottenuti dagli interventi dell’Ue».
Il rapporto fa alcuni esempi di progetti con debolezze nella definizione di obiettivi e indicatori: «Un progetto nelle Filippine affrontava la violenza domestica e la tratta in comunità urbane povere. Gli obiettivi generali venivano definiti come segue: “contribuire a un ambiente di governance incentrato sui diritti umani […]” e “accrescere la capacità delle donne di rivendicare i diritti”. Si tratta di obiettivi IT 3 non sufficientemente specifici o misurabili. Un progetto in India includeva un indicatore denominato “Diminuzione del costo medio dell’emigrazione per il lavoratore”. Tuttavia, al momento della proposta, il costo medio dell’emigrazione ha potuto essere stimato soltanto a grandi linee partendo da uno studio del 2008 condotto da un’altra agenzia e da informazioni riportate».
Vengono fatti anche esempi di mancanza di appropriamento/impegno: «Un progetto in Indonesia mirava a sostenere l’attuazione di un piano nazionale anti-tratta. Le riunioni con funzionari governativi di alto livello non hanno avuto luogo come da programma a causa della mancanza di impegno politico, e hanno dovuto essere sostituite con riunioni con funzionari a livello di comunità. Un progetto in Bangladesh intendeva affrontare la migrazione minorile dalle zone rurali a quelle urbane. Tuttavia, il software per registrare i bambini non è stato attivato dal governo prima della conclusione del progetto».
Per rendere il quadro strategico in materia di tratta di esseri umani maggiormente pertinente all’Asia meridionale e sudorientale e ottimizzare l’impatto dei progetti, la Corte formula una serie di raccomandazioni alla Commissione europea e al Servizio europeo per l’azione esterna: «Aggiornare le priorità, tenendo conto dei risultati finora ottenuti e della pervasività della tratta di esseri umani in singoli paesi/ singole regioni; Far sì che siano disponibili dati sufficienti e comparabili sulle attività anti-tratta finanziate; Definire obiettivi e valori-obiettivo chiari, che possano essere tradotti in orientamenti operativi maggiormente dettagliati; Individuare quali obiettivi siano meglio perseguibili tramite i progetti o ricorrendo ad altri strumenti; Includere criteri di selezione che sostengano un approccio globale e la possibilità di conseguire interazioni e sinergie tra progetti e altri strumenti; Valutare il tipo e la dimensione di sovvenzioni che corrispondano meglio alla forza e alla capacità della società civile nel Paese; Assicurarsi che i risultati attesi siano realistici in termini di tempo, dotazione finanziaria e capacità dei partner, ponendo maggiormente l’accento sulla sostenibilità».