Ricostruzione post terremoto: 1,2 miliardi di fondi dall’Unione europea
M5S e opposizione di Sinistra: il 92% delle macerie è ancora lì e la ricostruzione latita
[22 Giugno 2017]
La Commissione europea ha proposto di «mobilitare 1,2 miliardi di euro a titolo del Fondo di solidarietà dell’Ue a seguito dei terremoti che hanno colpito l’Italia centrale nel 2016 e nel 2017» e sottolinea che «Si tratta della somma più alta mai stanziata in un’unica tranche».
Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha dichiarato: «Non abbiamo dimenticato. Per la sua resilienza, il suo indomabile coraggio e la sua determinazione ad andare avanti, il popolo italiano merita tutta la nostra ammirazione. Avevamo promesso di non lasciare l’Italia da sola ad affrontare questa tragedia e ora onoriamo tale impegno. L’UE sosterrà l’opera di ricostruzione nelle quattro regioni colpite e contribuirà a finanziare il restauro della Basilica di San Benedetto a Norcia. Lavoreremo insieme al governo e alle autorità locali affinché le persone che vivono in queste regioni possano chiudere questo doloroso capitolo della loro storia e costruire un nuovo futuro».
Il Fondo di solidarietà dell’UE sosterrà le operazioni di ricostruzione e la ripresa dell’attività economica nelle regioni colpite. Il denaro può essere impiegato anche per coprire i costi dei sevizi di emergenza, degli alloggi temporanei, delle operazioni di risanamento e delle misure di protezione del patrimonio culturale, in modo da alleviare l’onere economico già sostenuto dalle autorità italiane.
Una prima tranche di aiuti per un valore di 30 milioni di euro è già stata erogata nel dicembre 2016. L’importo proposto deve ora essere approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
La Commissione Ue aggiunge che «In seguito al riesame delle dotazioni della politica di coesione per tenere conto degli effetti della crisi, infine l’Italia riceverà entro il 2020 fondi extra della politica di coesione per un ammontare di 1,6 miliardi di euro. Le autorità italiane devolveranno parte di tale dotazione alle regioni colpite».
La commissaria per la politica regionale, Corina Crețu, sottolinea: «Questa somma eccezionale proveniente dal Fondo di solidarietà dell’Ue aiuterà l’Umbria, il Lazio, le Marche e l’Abruzzo a sanare le ferite e a riprendersi completamente. Nel corso della mia visita in Umbria a febbraio ho ribadito la solidarietà della Commissione europea nei confronti delle persone che hanno perso tutto a causa dei terremoti e la nostra disponibilità a sostenere il processo di ricostruzione. Dalle macerie sorgeranno nuove case e nuove scuole e l’attività economica riprenderà slancio. E l’UE sarà al fianco dell’Italia lungo tutto questo cammino»
L’annuncio della Commissione europea arriva dopo la denuncia dei deputati del Movimento 5 Stelle Patrizia Terzoni e Andrea Cecconi, socondo i quali: «Nei territori del sisma umbro/marchigiano ben il 92% delle macerie è ancora lì, dove le case sono cadute. Dopo quasi un anno nulla si è fatto, come se il governo volesse far capire in questo modo subdolo che è meglio mettersi l’anima in pace perché le popolazioni non riceveranno alcun aiuto. Il M5S non è disposto però a rassegnarsi facilmente, per questo abbiamo sottoposto al Ministero dell’Interno l’ennesima interrogazione al riguardo. In particolare, abbiamo scoperto che sono stati stanziati ben 50 milioni per ripristinare l’integrità del parco mezzi del Corpo dei Vigili del Fuoco e garantire l’attività di raccolta e trasporto del delle macerie: ma, come ad aggiungere beffa su beffa, lo stanziamento è ancora fermo al palo. Non si è speso un soldo. Il Viminale, attraverso il viceministro Bubbico, ci ha risposto che quei 50 milioni – 5 per il 2016 e 45 per il 2017 – sono ancora fermi perché i relativi bandi sono ancora in fase di definizione. Dunque devono ancora essere presentate le buste, assegnati i lavori e allestiti i mezzi, e con questi ritmi è più probabile che le macerie finiscano col rimuoversi da sole».
Ma secondo Terzoni e Cecconi nella risposta di Bubbico si nasconde un’ulteriore chicca da non perdere:«Il viceministro ha fatto l’elenco dei mezzi destinati ai Vigili del Fuoco, e tra questi non sono contemplati quelli che servono per la rimozione delle macerie. Si può sapere allora in base a quali demenziali ragionamenti vengono stanziati 50 milioni per rispondere ad una situazione disperata, poi si lasciano a dormire mesi e mesi in attesa di bolli timbri e buste, per scoprire poi alla fine che lo stanziamento finanzia tutto fuorché lo scopo per cui è nato? Ma chi scrive questa roba? E meno male che gli “incompetenti” saremmo noi! Resta il fatto che la zona del Cratere dovrà aspettare ancora chissà quanto in una situazione insostenibile: il sindaco di Amatrice ha appena denunciato che nel suo Comune sono attive sue sole unità dei Vigili. E sono passati 10 mesi dalla prima scossa».
Critiche al governo sulla gestione del post-terremoto arrivano anche dall’opposizione di sinistra: il capogruppo di Sinistra italiana-Possibile a Montecitorio, Giulio Marcon, denuncia a sua volta che «A 10 mesi dalle terribili scosse che hanno devastato il centro Italia le macerie sono ancora lì e la ricostruzione latita. Dieci mesi di promesse mancate e di false illusioni. Ora anche la mancata esenzione dell’imposta di successione, che spero il governo risolva al più presto. Un vero e proprio fallimento» per l’Esecutivo «Promesse, questa è la parolina magica del post terremoto. Le istituzioni avevano promesso, il governo Renzi prima, il governo Gentiloni poi, i governatori regionali. Tutti hanno promesso che nel giro di poco tempo si sarebbero attivate le procedure e messo in moto la macchina della ricostruzione. E invece, dieci mesi dopo, la ricostruzione non è nemmeno cominciata, le macerie sono ancora a terra e di casette ne sono state consegnate pochissime. Uno stallo incomprensibile. E’ necessaria una rapida inversione di rotta per superare i ritardi e le inefficienze burocratiche nella gestione dell’emergenza e andare verso la ricostruzione».
Speriamo che i fondi europei servano a dare quell’impulso alla ricostruzione sostenibile delle zone terremotate che appare sempre più necessario.