Il killer silenzioso dell’Impero romano è stato l’antimonio, non il piombo
L’avvelenamento scorreva nelle tubazioni dell’acqua potabile di Pompei
[18 Agosto 2017]
Gli antichi romani erano famosi per le reti idriche, ma l’acqua potabile che scorreva nelle tubazioni era probabilmente avvelenata d un livello che potrebbe aver causato quotidianamente epidemie di vomito e diarrea e, alla lunga, danni al fegato e ai reni. E’ quanto emerge da uno studio sulle tubazioni dell’antica Pompei pubblicato da un team dell’Università della Syddansk Universitet della Danimarca su Toxicology Letters.
I ricercatori danesi guidati dal chimico Kaare Lund Rasmussen hanno analizzato un tratto dell’acquedotto di Pompei e il risultato li ha sorpresi: i tubi contenevano elevati livelli di antimonio, un elemento chimico tossico. «Le concentrazioni erano alte e erano sicuramente problematiche per gli antichi Romani. La loro acqua potabile deve essere stata decisamente pericolosa per la salute», dicono gli scienziati
Da molti anni gli archeologi pensavano che i tubi dell’acqua degli antichi romani fossero un problema per la salute pubblica: erano fatti di piombo: un metallo pesante che si accumula nel corpo e che danneggia il sistema nervoso e agli organi interni, è pericoloso soprattutto per i bambini. Si pensava che una delle cause del crollo dell’Impero romano sia stato proprio questo auto-avvelenamento attraverso l’acqua potabile. Ma Kaare Lund Rasmussen fa notare che questa tesi non tiene: «Un tubo di piombo viene calcificato piuttosto rapidamente, impedendo così al piombo di penetrare nell’acqua potabile. In altre parole, c’erano solo brevi periodi in cui l’acqua potabile era avvelenata dal piombo: ad esempio, quando i tubi erano stati posati o quando venivano riparati: supponendo, ovviamente, che ci fosse calcio nell’acqua, che di solito c’era».
Insomma il killer silenziosi degli antichi romani non sarebbe stato il piombo, ma l’antimonio, che è stato trovato n mischiato al piombo e che avvelenava l’acqua potabile dei Romani.
Alla Syddansk Universitet fanno notare che «A differenza del piombo, l’antimonio è acutamente tossico. In altre parole, reagisce subito dopo aver bevuto acqua avvelenata. L’elemento è particolarmente irritante per le viscere e le reazioni sono eccessi di vomito e diarrea che possono portare alla disidratazione. Nei casi gravi può anche influenzare il fegato e i reni e, nel caso peggiore, può causare l’arresto cardiaco».
Questa nuovi dati sulle allarmanti concentrazioni di antimonio provengono da un pezzo di tubazione idrica o meglio un piccolo frammento – scoperta a Pompei e analizzato con le attrezzature particolarmente avanzate dell’università danese, che permettono di individuare elementi chimici in un campione e, cosa ancora più importante, misurare dove si verificano in grandi concentrazioni.
Kaare Lund Rasmussen sottolinea dopo aver analizzato solo questo piccolo frammento di tubo d’acqua di Pompei ci vorranno parecchie analisi prima di poter ottenere un quadro più preciso della misura in cui la salute pubblica romana ne pativa i danni, ma conclude che «Non c’è dubbio che l’acqua potabile di Pompei contenesse concentrazioni allarmanti di antimonio e che la concentrazione fosse addirittura superiore a quella di altre parti dell’impero romano, perché Pompei si trovava nelle vicinanze di un vulcano, il Vesuvio. L’antimonio è presente naturalmente anche nelle acque sotterranee nei pressi dei vulcani».