Resistere a Trump piantando 110 miliardi di alberi (VIDEO)
«Non abbiamo tempo per i Trump, i Pruitt e i Bannon. I loro giorni sono alla fine, sono datati»
[21 Agosto 2017]
Anche se la disastrosa amministrazione di Donald Trump perde pezzi, una cosa le riesce bene: distruggere le politiche climatiche e ambientali di Brack Obama, un politica ecoscettica che vede compatto il Partito Repubblicano nell’appoggio alla decisione di Trump di rottamare il Clean Power Plan e di far uscire gli Usa dall’Accordo di Parigi.
Per questo, spinti all’azione da un senso di frustrazione e paura dell’impatto distruttivo dell’amministrazione Trump sul pianeta Daniel Price, un ex giornalista, Adrien Taylor, e un politologo, Jeff Willis, hanno sottoposto a Trump Forest, un progetto che punta a piantare abbastanza alberi – esattamente 110 miliardi – da poter compensare le emissioni di carbonio prodotte dalla politica climatica reazionaria dell’amministrazione Trump.
Intervistato da Natsha Geiling su ThinkProgres, Willis ha spiegato: «Non importa da dove sei, il cambiamento climatico non riconosce i confini nazionali. L’anidride carbonica non ha un passaporto. La nostra atmosfera è condivisa da tutti. Così l’ignoranza climatica negli Usa ha un imptto su tuttii, ogni persona viene messo a rischio dall’incompetenza di Trump e dall’incapacità di riconoscere una minaccia globale».
Il progetto si basa su un’idea semplice: per annullare le emissioni di CO2 in eccesso create dalle politiche anti-climatiche e pro-fossili dell’amministrazione Trump, ci vuole qualcosa che assorba l’anidride carbonica dall’atmosfera. Per farlo, Price e il suo team pensano che bisognerà piantare abbastanza alberi da coprire un’area grande più di 100.000 Km2. Price ricorda che gli alberi «Sono il modo più economico e naturale per rallentare l’accumulo di gas serra nella nostra atmosfera».
Piantare alberi può anche contribuire a ricreare le foreste in aree deforestate, ripristinando l’equilibrio di ecosistemi ed habitat distrutti da industria ed agricoltura intensiva, oppure puà servire a rallentare l’erosione del suolo e la desertificazione, come in Cina, dove tra il 1978 e il 2014 sono stati piantati 66 miliardi di alberi per rallentare l’avanzata del deserto Gobi nelle praterie e nelle primarie.
Ma la riforestazione non è una soluzione perfetta per combattere il cambiamento climatico, soprattutto se si utilizzano specie non autoctone, inoltre, il cambiamento climatico allunga la stagione degli incendi in tutto il mondo e i grandi incendi sempre più frequenti trasformano le foreste in emettitori di carbonio. A questo si aggiunge il basso tasso di attecchimento di alcune specie.
Per assicurarsi che gli alberi piantati da Trump Forest abbiano la migliore possibilità di sopravvivenza, il progetto ha collaborato con l’Eden Reforestation Projects, realizzato da una compagnia di riforestazione che lavora con le comunità locali di Nepal, Madagascar, Haiti, Etiopia per ripiantare alberi autoctoni abbattuti dalla deforestazione. I progetti di Eden Reforestation hanno u tasso di sopravvivenza dell’80% degli alberi piantati.
Le persone possono anche partecipare al progetto localmente, piantando alberi da soli e comunicando l’avvenuta messa a dimora di alberi al progetto Trump Forest, che poi li aggiungerà al conteggio complessivo del progetto. Price sottolinea: «La gente potrà trarre sollievo dal pensare che per decenni a venire, lentamente ma sicuramente, il loro albero rppresenterà una sfida contro Trump».
Da quando è stato lanciato ad aprile, grazie a Trump Forest sono stati piantati più di 130.000 alberi in tutto il mondo e i promotori si dichiarano soddisfatti per i risultati, è per niente sorpresi: «Siamo ovviamente soddisfatti dell’impatto che ha avuto – aggiunge Price – ma eravamo consapevoli che nel mondo ci sono milioni di persone con le nostre stesse preoccupazioni. E’ orprendente essere in grado di raggiungerli. La gente è arrabbiata. E’ inaccettabile che il “leader” del mondo libero sia incapace di comprendere la scienza consolidata»”.
Finora, il progetto è cresciuto soprattutto grazie all’impegno di singoli individui, ma Price spera che quando aumenterà il suo peso e a sua notorietà anche il businesses si farà avanti «sia per piantare alberi che per richiamare l’attenzione sulle politiche climatiche catastrofiche dell’amministrazione di Trump. Oltre a piantare alberi, spero che il progetto richiami l’attenzione sull’urgente necessità di azioni climatiche da parte dei governi di tutto il mondo. Siamo consapevoli che piantare alberi non è sufficiente per evitare le peggiori conseguenze del clima che cambia. Ma è un pezzo efficace della torta. Non abbiamo tempo per i Trump, i Pruitt e i Bannon. I loro giorni sono alla fine, sono datati. Sono decenni indietro dove dovremmo già essere e dobbiamo andare avanti».