Caccia, Legambiente a Governo e Regioni: posticipo della stagione venatoria al 1° ottobre
«Assenza protratta di precipitazioni, caldo e incendi hanno determinato situazione critica anche per fauna selvatica»
[23 Agosto 2017]
A causa «dell’eccezionalità della situazione determinata dall’assenza prolungata di precipitazioni, da temperature sopra la media e da numerosi incendi boschivi in vaste aree del nostro Paese» Legambiente chiede al Governo e alle Regioni di «posticipare di un mese l’apertura della caccia, prevista all’inizio di settembre».
L’associazione ambientalista ha scritto al presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni, al ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti e a quello delle politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, ma anche ai presidenti delle Regioni Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Provincia autonoma di Trento, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Veneto.
La presidente nazionale del Cigno Verde, Rossella Muroni, ricorda che «Le regioni Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna e Provincia autonoma di Trento hanno chiesto lo stato di calamità a seguito di una delle situazioni più severe degli ultimi 10 anni in termini di assenza nelle precipitazioni. A ciò si aggiunga che in particolare le regioni Sicilia, Calabria, Campania, Sardegna, Lazio, Puglia, Liguria, Toscana sono state funestate da incendi boschivi come non accadeva da oltre dieci anni, con oltre 101.000 ettari di aree percorse dal fuoco al 10 agosto u.s., mandando in fumo aree rifugio e trofiche fondamentali per la sopravvivenza della fauna selvatica, compresi siti della rete Natura 2000, parchi nazionali e regionali e riserve naturali». E aggiunge altri dati: «Nei primi mesi del 2017 temperature sopra la media (+3,2 gradi) associate alla forte riduzione delle precipitazioni (-53% rispetto alla media dei precedenti mesi di giugno) hanno prodotto gravissimi danni all’ambiente e alla disponibilità idrica, come dimostra il calo di circa il 40-50% delle produzioni di cereali. E’ emergenza per i fiumi Adige e Po con il mare che risale per 12 chilometri, una situazione che si protrae da mesi e solo un afflusso d’acqua dolce importante potrà “lavare” il territorio dal sale che ha contaminato il fiume, con le relative conseguenze per l’ambiente naturale, l’uso idropotabile e l’agricoltura. La portata dell’Adige, a Boara Pisani, oscilla fra gli 80 e 130 metri cubi al secondo, rendendo insufficiente l’azione della barriera anti intrusione del cuneo salino, che viene “scavalcata” dalla marea. Il lago di Garda è sceso sotto il 30% della capacità (28,8%) e anche per il Po la portata, a Pontelagoscuro, è scesa fino a 400 metri cubi al secondo».
Vista questa situazione drammatica, per Legambiente, «Ad ogni livello è tempo di scelte concrete ed il Governo, giustamente, riconoscendo l’eccezionalità e la gravità di tali fenomeni si è detto pronto a rispondere con tempestività alle richieste per lo stato di calamità, assicurando l’attivazione degli strumenti del Fondo di solidarietà nazionale».
La Muroni scrive: «Legambiente confida che con uguale tempestività e coerenza il Governo e la Regione, nel rispetto di quanto previsto e imposto dalla legge 11 febbraio 1992 n. 157, all’art. 1, comma 1: “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale.”, all’art. 1, comma 1-bis: “Lo Stato, le Regioni e le Province autonome, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, adottano le misure necessarie per mantenere o adeguare le popolazioni di tutte le specie di uccelli …” e all’art. 1, comma 2: “L’esercizio dell’attività venatoria è consentito purché non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica …” deliberino il posticipo della stagione venatoria 2017/2018 disponendo il divieto, su tutto il territorio, dell’attività venatoria fino al 1° Ottobre p.v. attivando nel contempo un’azione forte e capillare di contrasto al bracconaggio, fenomeno che colloca l’Italia tra i Paesi europei con il maggior impatto subito a causa di tale attività illegale».
Legambiente avanza questa richiesta urgente alle istituzioni «nel rispetto dell’applicazione della normativa vigente finalizzata a consentire il mantenimento di popolazioni vitali delle diverse specie animali stanziali e migratrici afferenti alla fauna selvatica, con particolare riguardo alla necessità di intervento pubblico in situazioni eccezionali che, nel caso in atto, è conseguenza del perdurare da mesi dell’assenza delle precipitazioni ed alla quale, negli ultimi tre mesi, si è aggiunta l’ulteriore calamità, eccezionale per numero ed estensione, causata dagli incendi di vegetazione e boschivi che ha devastato grande parte del Paese».