I commenti dell’Unione geotermica italiana alla Sen
Quale ruolo per la geotermia nella Strategia energetica nazionale?
Elettricità, climatizzazione, filiere sostenibili: le risorse rinnovabili contenute nel sottosuolo potrebbero rivoluzionare approvvigionamento energetico e lotta ai cambiamenti climatici in Italia
[25 Ottobre 2017]
Si avvicina il varo della nuova Strategia energetica nazionale (Sen), il principale strumento di indirizzo e programmazione a carattere generale della politica energetica nel nostro Paese: secondo quando dichiarato dal ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda il documento sarà chiuso «entro la prima settimana di novembre», per poi passare al confronto con le Regioni. Si è conclusa nel frattempo la fase di consultazione pubblica sul testo apertasi quest’estate – i cui risultati, dopo oltre 300 commenti ricevuti, sono stati presentati ieri in Parlamento –, alla quale ha partecipato anche l’Unione geotermica italiana (Ugi) con un commento sul potenziale ruolo energetico futuro della geotermia in Italia.
All’interno delle puntuali osservazioni alla Sen elaborate da Ugi (e disponibili qui in versione integrale https://goo.gl/MMtjJn) emerge il grande potenziale ancora insito nella coltivazione della risorsa geotermica che proprio il nostro Paese ha inaugurato per la prima volta al mondo oltre un secolo fa. Ancora oggi, infatti, per la produzione di energia elettrica vengono impiegate «esclusivamente le risorse dei serbatoi idrotermali di altissima temperatura della Toscana», fornendo complessivamente «una potenza di poco inferiore a 1.000 MW e una produzione di circa 6 TWh, pari al 6% della produzione da rinnovabili e al 2% della produzione totale (dati 2015)» a livello nazionale.
Sommando però il potenziale geotermico racchiuso all’interno delle risorse idrotermali tradizionali – presenti in un bacino territoriale di circa 1.500 kmq – con quelle ben più estese dei sistemi geotermici non convenzionali (fluidi ipercritici, sistemi magmatici, salamoie calde, sistemi geopressurizzati, Egs) si potrebbero raggiungere traguardi ben più alti: tale potenziale produttivo è «sicuramente oltre 10 volte quello del parco geotermico attuale, dell’ordine quindi di almeno 10.000 MW di potenza (e produzione >70 TWh)», con impianti che «potrebbero divenire industrialmente produttivi entro poco più di 10 anni». Concretizzando così una rivoluzione nell’approvvigionamento energetico e nella lotta ai cambiamenti climatici per l’Italia.
Senza dimenticare l’uso diretto della frazione calore di questa risorsa per il riscaldamento e il raffrescamento: già oggi «le tecnologie geotermiche sono, dopo le bioenergie, quelle che principalmente contribuiscono alle reti di teleriscaldamento alimentate da fonte rinnovabile in Italia». In questo caso le risorse «possono contare su una disponibilità geografica molto più ampia di quanto citato per la produzione elettrica», e Ugi sottolinea come «da subito» è possibile il pieno sviluppo dei sistemi di climatizzazione degli edifici mediante l’impiego di pompe di calore geotermiche, o con sonde geotermiche di limitata profondità.
Potenzialità enormi, dunque, in termini di obiettivi ambientali e di de-carbonizzazione, oltre che di sicurezza nell’approvvigionamento (la geotermia è infatti una fonte energetica indigena, della quale il nostro Paese è particolarmente ricco), si aprono oggi per l’Italia. Ma non si concretizzeranno da sole.
«L’ulteriore sviluppo della geotermia – osservano infatti da Ugi – risente particolarmente della mancanza di politiche abilitanti che eliminino le difficoltà regolatorie e procedurali e favoriscano l’autoconsumo», sottolineando inoltre «l’importanza che vengano adottate delle misure di sostegno e relativi meccanismi di accesso specifici per la geotermia, che ha caratteristiche diversificate rispetto alle altre fonti energetiche», caratteristiche di grande pregio: innanzitutto l’assoluta continuità temporale, per cui la geotermia «si presta ad essere utilizzata (a differenza del fotovoltaico e dell’eolico) come energia di base nel diagramma giornaliero dei consumi elettrici».
La Sen può fare molto in tal senso, e nel proprio commento, l’Unione geotermica italiana non manca di individuare i passaggi più appropriati per dispiegare le potenzialità della geotermia sul territorio, spingendo al contempo per un «utilizzo totalmente sostenibile delle fonti energetiche».
La posta in palio è molto alta: ai traguardi ambientali ed energetici che saremmo in grado di tagliare si sommano le positive ricadute in termini di competitività economica per le nostre imprese – che potrebbero fare affidamento su una fonte d’energia più pulita ed economica, già presente sul territorio nazionale – e di crescita manifatturiera e occupazionale: il know-how geotermico italiano di altissimo livello, riconosciuto anche a livello internazionale, si fonda infatti – come sottolineano – su ricerca industriale e di base all’avanguardia, e già oggi la coltivazione geotermica «utilizza tecnologie di produzione italiana». Tecnologie in grado di aggiungere al Paese quel tanto di lavoro qualificato e green di cui oggi si sente grande bisogno.