Appello contro la costruzione di un depuratore nella Piana di Pescasseroli (Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise)
Associazione Italiana per la Wilderness: le alternative ci sono
[3 Gennaio 2018]
Riceviamo da Franco Zunino, presidente dell’ Associazione Italiana per la Wilderness (Aiw) il documento di opposizione al depuratore di Pescasseroli (Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise) – formalmente inviato anche alle autorità competenti – stilato da Franco Pedrotti dell’Università di Camerino, profondo studioso e conoscitore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nonché suo storico difensore.
Le opinioni dell’autore non coincidono necessariamente con quelle della redazione.
La Piana di Pescasseroli
La Piana di Pescasseroli corrisponde al fondovalle alluvionale dell’Alta Valle del Sangro nel tratto compreso fra Opi e Pescasseroli (m 1000- 1100 circa). Essa è occupata da una vegetazione erbacea di praterie umide e palustri appartenenti a diverse associazioni vegetali formate di ranuncoli (Ranunculus velutinus), orzo perenne (Hordeum secalinum), carice acuta (Carex gracilis) e molte altre specie ecologicamente e fitogeograficamente interessanti (Pedrotti, Gafta, Manzi, Canullo, 1992). Queste praterie vengono regolarmente sfalciate a luglio e aperte al pascolo a settembre, dopo che è avvenuto un ricaccio di molte specie, le cosiddette “erbe seconde” (Manzi, 1990). La Piana è attraversata dal Sangro, lungo il quale è sviluppata una fascia di vegetazione ripariale formata in grande prevalenza da salice bianco (Salix alba). La vegetazione della Piana di Pescasseroli è in parte secondaria (le praterie umide e palustri) e in parte primaria (la vegetazione ripariale) ed oggi si trova in un ottimo stato di conservazione.
La Piana di Pescasseroli costituisce una particolare “unità ambientale” in tutto il territorio del parco, perchè è unica e non se ne riscontrano di analoghe in tutto l’Appennino centrale. un’unità ambientale è una porzione relativamente omogenea di territorio dal punto di vista ecologico, dunque per gli aspetti geomorfologici e biologici e per l’influsso esercitato dall’uomo (Pedrotti, 2013), nel caso della Piana di Pescasseroli la gestione delle praterie mediante lo sfalcio e il pascolo.
Questa unità ambientale è rappresentata sulla Carta delle unità ambientali del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise in scala 1: 50.000 (Martinelli, 2013; Pedrotti E Martinelli, 2015). Oltre che nella Piana di Pescasseroli, nell’alta Valle del Sangro di trovano altre due aree (di ridotta dimensione), situate a monte di Pescasseroli, di praterie umide e palustri, come si può notare sulla carta citata.
Erminio Sipari negli anni ’20, con una grande intuizione, aveva ben compreso le caratteristiche essenziali del paesaggio (oggi diciamo preferibilmente ambiente) dell’alta Valle del Sangro e della Marsica, che in questi ultimi anni sono state dimostrate scientificamente con la carta delle unità ambientali prima citata, che distingue 52 tipologie diverse.
Progetto di un lago artificiale nella Piana di Pescasseroli
Subito dopo l’istituzione del Parco Nazionale d’Abruzzo, è sorto il progetto di costruire due bacini artificiali a Barrea e Opi; quello di Opi, in particolare, avrebbe sommerso completamente tutta la Piana di Pescasseroli con grave danno per l’ambiente e per la sua particolare vegetazione delle praterie umide. Erminio Sipari si schierò subito contro la realizzazione dei due bacini e lottò in prima persona con un atto di opposizione (Sipari, 1925, 1927b e 1927c). La lotta contro la costruzione dei bacini artificiali è stata molto dura, anche con riflessi sulla stampa nazionale, ad opera degli on. Paolo Orano e Gioacchino Volpe (Orano, 1926 e Volpe, 1927); nell’articolo di quest’ultimo sul Corriere della Sera del 24 febbraio 1927 si parla, penso per la prima volta nel nostro paese, di “nemici” del Parco Nazionale d’Abruzzo, i primi di una lunga serie che sembra non avere mai fine. La lotta contro i laghi artificiali si è conclusa positivamente soltanto per il bacino di Opi, mentre quello di Barrea venne costruito (Sipari, 1928). Sipari, in seguito, farà questo commento: per la difesa del paesaggio, il parco ha dovuto combattere aspre ed annose battaglie. Ma la sua conclusione suona così: è meraviglioso che una nazione così carica di storia, senza distruggere le vestigia del passato, anzi religiosamente conservandole e restituendole sempre di più all’onore della luce, compia prodigiosi lavori, rifuggendo da distruzioni inutili e praticando una intensa messa in valore delle ricchezze naturali. Oggi possiamo dire che non si è trattato soltanto di una battaglia per salvare il paesaggio, ma l’ambiente nel suo insieme: una delle prime battaglie ambientaliste che si sono combattute in Italia.
Progetto di un depuratore nella Piana di Pescasseroli
Una nuova grave minaccia incombe ora sulla Piana di Pescasseroli. Infatti è stata approvata la costruzione di un depuratore che dovrebbe essere costruito nelle praterie centro-superiori della Piana di Pescasseroli. Risulta subito evidente, anche ai più sprovveduti in questioni ambientali, che la costruzione del depuratore – per quanto necessaria – provocherebbe un enorme impatto sulla Piana, con uno sconvolgimento totale dell’ambiente e del paesaggio. Si tratta di un progetto scandaloso che – se venisse realizzato – costituirebbe sicuramente un atto criminoso contro l’ambiente, in quanto l’area interessata si trova all’interno di un parco nazionale, in una zona che si è mantenuta integra per secoli e che oggi verrebbe brutalmente danneggiata. Non esiste nessuna compatibilità fra l’impianto previsto (l’edificio del depuratore e i suoi collegamenti) e l’ambiente nel quale sarebbe destinato ad essere costruito; questa valutazione è valida da due punti di vista: ambientale (ecologico) e paesaggistico (visivo). Tali affermazioni non si basano su posizioni aprioristiche, ma sugli studi vegetazionali, ecologici e paesaggistici eseguiti in zona con i miei collaboratori dell’Università di Camerino e con il prof. Marcello Martinelli, della Facoltà di Geografia, Università di San Paolo, Brasile (vedi lavori citati in precedenza).
C’è, poi, un aspetto morale, che non si può in alcun modo tralasciare. Infatti i terreni interessati alla costruzione del depuratore, già di proprietà di Erminio Sipari ed ora della Fondazione Sipari, sono stati espropriati al fine di realizzarvi il nuovo depuratore. Dal punto di vista etico, si tratta di un’operazione indegna, di un affronto alla memoria del fondatore e primo presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo. Si tratta proprio di quegli stessi terreni che Erminio Sipari negli anni ’20 era riuscito a salvare dalla costruzione di un lago artificiale e che ora, a distanza di 90 anni, sono nuovamente minacciati fra l’indifferenza generale. Sorprende, di conseguenza, che l’Ente autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise non abbia preso una posizione chiara contro il progetto del nuovo depuratore. C’è da domandarsi a cosa serva un parco che non sa difendere il proprio territorio, per quale ragione sia mai stato istituito; la difesa del territorio è un obbligo che deriva dalla stessa legge istitutiva del parco. C’è da rimanere sorpresi e allibiti, perché il parco è un bene pubblico che va difeso nell’interesse di tutti. Per usare le parole che ha usato Erminio Sipari contro la costruzione del lago di Opi, si tratterebbe di un progetto in isfregio agli interessi della nazione, dell’alta Valle del Sangro e del parco (Sipari, 1926).
Rimane sicuramente, peraltro, il problema del depuratore. L’alternativa è costituita dalla possibilità di un ampliamento dell’attuale depuratore o il suo spostamento in zona poco lontana dal sito attuale, come è stato proposto dall’Associazione Italiana per la Wilderness.
Il Comune di Pescasseroli e l’Ente autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise hanno l’obbligo di rinunciare all’idea di costruire il depuratore nella Piana di Pescasseroli e di mettere definitivamente da parte tale insano progetto.
di Franco Pedrotti, Professore emerito, Università di Camerino