Nessuno sversamento di mercurio nel Cecina
[24 Ottobre 2013]
Sulla stampa locale di oggi, 24 ottobre 2013, è riportato con ampio spazio l’allarme lanciato dall’associaizone Medicina democratica (Sezione di Livorno e della Val di Cecina), secondo la quale “durante l’alluvione che ha colpito la Val di Cecina lunedi 21 ottobre, il vecchio cantiere Canova è stato completamente allagato dalle acque, e le melme al mercurio lì accumulate fin da prima degli anni ’90, hanno invaso tutti i campi circostanti, e ovviamente il fiume Cecina che è lì accanto.”
L’Agenzia ritiene necessario precisare l’effettiva situazione, sulla base delle informazioni e dell’esperienza su tale area posseduta.
Il “cantiere” Canova, in realtà concessione mineraria denominata Doccini ubicata in loc. Canova, Comune di Pomarance (PI), è una vecchia area mineraria, interamente recintata, di estensione circa 10 ettari che si sviluppa in golena sinistra del fiume Cecina all’altezza di Saline di Volterra.
L’area è stata interessata fino alla metà degli anni ’90 da attività di estrazione del salgemma mediante la tecnica del “solution mining” che prevede l’iniezione dalla superficie di acqua dolce per la dissoluzione e estrazione di sale da giacimenti presenti in profondità nel sottuolo.
La chiusura fu determinata dalla scoperta che la società Samatec dell’ENI, in quel momento proprietaria e responsabile della coltivazione del giacimento, reiniettava nel sottosuolo dell’area mineraria Doccini salamoia contaminata da mercurio proveniente dal suo stabilimento di Saline di Volterra.
La vicenda si chiuse con interventi giudiziari, la chiusura della coltivazione e l’inserimento del sito nell’anagrafe dei siti contaminati della Regione Toscana (DGR 384/99).
Dopo anni di contenziosi sulle responsabilità e conseguente tentativo di attribuzioni ai responsabili dell’inquinamento dei costi di bonifica, l’attuale proprietario – Società Chimica Laderello SpA (SCL), si è preso in carico la caratterizzazione del sito e la progettazione degli interventi di bonifica.
Tutte le operazioni di caratterizzazione e progettazione sono attualmente in corso di realizzazione e ARPAT stà partecipando, per quanto di sua competenza, con controlli e attività istruttoria sulla documentazione.
L’iter è nella fase di esecuzione dei test pilota per la redazione del progetto di bonifica definitivo (sul sito SISBON curato da ARPAT sono reperibili – per le amministrazioni interessate – tutti gli atti relativi).
L’ultimo sopralluogo per il campionamento di controllo sui piezometri installati e la verifica dei risultati di un test pilota per la messa in sicurezza in progetto è del 16 ottobre scorso.
L’Agenzia può quindi tranquillizzare in merito all’allarme lanciato dall’associazione. Infatti la salamoia contaminata da mercurio è confinata nel giacimento compreso tra i 100 e i 300 metri di profondità e incassato in formazioni geologiche impermeabili. Gli unici collegamenti con la superficie sono i pozzi minerari chiusi da appositi coperchi.
La contaminazione dei terreni operata fino ai primi anni novanta è risultata confinata in aree localizzate non soggette a dilavamento per ruscellamento superficiale e i tre laghetti presenti come conseguenza superficiale degli effetti di subsidenza generati dalle passate attività minerarie sono sempre risultati esenti da contaminazione sia nella matrice acquosa che nei sedimenti.
In ogni caso il Comune ha richiesto alla Società Chimica Laderello un report sullo stato dei luoghi, che comunque non suscita particolare preoccupazione in base alle approfondite conoscenze ormai acquisite sul sito.
Il regime idrologico del fiume Cecina espone con frequenze pluriennali tutte le sue golene a eventi alluvionali simili a quello del 21 ottobre. In particolare nel caso in oggetto oltre all’alluvione generato dal fiume Cecina è preponderante l’effetto del suo affluente Rio Montegemoli che attraversa esattamente al centro la concessione mineraria ed è responsabile di frequenti straripamenti.