Sempre svolti correttamente i controlli della balneazione
[2 Settembre 2014]
In relazione alle dichiarazioni di amministratori locali attuali e passati di Comuni della Versilia, in merito alla tematica della balneazione, con riferimento in particolare alla pratica usata in passato da parte di alcuni comuni di acido periacetico per la disinfezione di alcuni fossi, si precisa quanto segue:
- Nel 2010, con la piena entrata in vigore della direttiva europea 2006/7/CE, sono state introdotte numerose modifiche alle modalità di controllo della qualità delle acque di balneazione (parametri e metodi di analisi, limiti, frequenze dei prelievi). Un particolare impatto è dato dal fatto che le date di prelievo devono essere stabilite prima della stagione balneare senza prevedere alcuno spostamento in seguito a eventi piovosi, mentre prima vi era l’obbligo di attendere 48h dall’ultima “precipitazione atmosferica di rilievo”.
- Nei corsi d’acqua che sfociano in mare (particolarmente in Versilia e sulla costiera apuana , ma anche in altre situazioni) si hanno carichi inquinanti fecali determinati da un sistema fognario e depurativo insufficiente. La Versilia è stata una delle prime a realizzare impianti di trattamento dei reflui a partire dalla fine degli anni ’70, ma tali impianti sono ormai inadeguati (come indicato anche nel recente Accordo di programma fra Regione ed enti locali).
- L’attuazione dell’Accordo di programma potrà determinare importanti miglioramenti, ma, allo stato attuale la situazione è tale che soprattutto quando campionamenti programmati sono effettuati dopo giorni di piogge abbandonanti, si rileva inevitabilmente l’afflusso in mare dei carichi inquinanti provenienti dai vari corsi d’acqua, e di conseguenza i divieti di balneazione.
- Per quanto riguarda ARPAT, in tutti questi anni le attività di controllo delle acque di balneazione sono sempre state condotte regolarmente e seguendo le norme vigenti. Negli ultimi anni sono stati compiuti poi sforzi notevoli per assicurare tutta l’informazione ambientale necessaria sull’argomento.
- ARPAT non ha mai incentivato il sistema di disinfezione dei fossi autorizzato da alcuni sindaci in quanto autorità sanitaria. All’Agenzia non è stato chiesto di esprimersi in materia e quando lo ha fatto (fin dal 2002) ha manifestato le sue perplessità. Questo per tre ordini di motivi:
- perchè non è previsto dalla normativa ambientale;
- perchè può avere effetti collaterali sull’ambiente;
- perchè può avere una certa efficacia sui microrganismi indicatori di contaminazione senza necessariamente eliminare tutti quelli patogeni, rimuovendo il segnale di pericolo, ma non il rischio effettivo.
- Peraltro, i superamenti dei limiti previsti dalle leggi vigenti, che detereminano i divieti di balneazione, si sono verificati anche quando quei trattamenti venivano effettuati (pur in presenza di una normativa che evitava i controlli dopo gli episodi di pioggia).
- ARPAT ha sempre sostenuto che le vere soluzioni da perseguire per risolvere il problema alla radice sono di carattere strutturale:
- assicurare che tutti gli scarichi di acque reflue (individuando ed eliminando tutti quelli abusivi) siano convogliati in impianti fognari adeguati;
- che tutti gli impianti fognari portino i reflui ad impianti di depurazione adeguatamente dimensionati, che tengano conto sia degli effettivi carichi inquinanti potenziali (non solo i residenti, ma anche le consistenti presenze temporanee di turisti) ed anche delle mutate condizioni climatiche (forti piogge) che incidono significativamente sulla portata accettata dagli impianti di depurazione stessa.
- La risoluzione di tali problemi è sicuramente in capo ai Sindaci dei comuni (con il contributo della Regione ed in collaborazione con tutti gli enti coinvolti, quali Provincia, Consorzio di Bonifica e gestore del trattamento delle acque), che hanno le competenze per il rilascio dei certificati di abitabilità, che debbono effettuare i controlli sugli allacciamenti fognari, che governano il sistema del trattamento delle acque, attraverso l’Autorità Idrica di Ambito.
- In attesa della risoluzione definitiva dei problemi, in vista della stagione balneare 2015, appare auspicabile una riflessione sulla opportunità di prevedere divieti di balneazione preventivi, in presenza di forti piogge, tali da poter tutelare al meglio la salute dei bagnanti ed avere una durata predefinita più ridotta.
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