Solvay: ARPAT chiarisce le attività di controllo svolte
[10 Luglio 2013]
Dopo la conferenza stampa tenuta dalla Procura di Livorno il 4 luglio scorso, al termine della fase di indagini e di approfondimento tecnico richiesto come condizione per il patteggiamento proposto da Solvay, sono apparsi sulla stampa alcuni articoli in cui si mette in dubbio l’affidabilità tecnica con cui ARPAT ha condotto la propria attività di controllo presso lo stabilimento Solvay. Le notizie di stampa si riferivano in particolare al tema degli “scarichi”, oggetto dell’indagine della Procura livornese.
E’ pertanto indispensabile fare sinteticamente il punto sulle attività svolte dall’Agenzia presso la Solvay, anche per rispondere agli autorevoli quesiti che ci arrivano dai media, ultimo quello del direttore del quotidiano Il Tirreno del 7 luglio: “Dov’era l’ARPAT, l’agenzia regionale? Con quali criteri e metodi faceva gli accertamenti?” :
- ARPAT ha sempre collaborato con la magistratura negli accertamenti di violazioni delle norme ambientali, questa collaborazione si è ulteriormente rafforzata con la nuova organizzazione che si è data l’Agenzia lo scorso anno. Allo stesso modo ogni problematica rilevata è stata segnalata agli enti competenti ed in diversi casi ha portato alla pubblicazione di relazioni anche sul sito web ARPAT. ARPAT ha contribuito anche ai risultati conseguiti da queste ultime indagini;
- L’area produttiva Solvay è la combinazione di diversi stabilimenti produttivi (vedi planimetria). E’ sottoposta ad un regime autorizzativo complesso, che comprende una Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) nazionale, che riguarda le unità produttive Perossidati, Clorometani ed Elettrolisi, nonché lo Scarico generale, ed una AIA rilasciata dalla Provincia di Livorno relativa alla sola unità produttiva Sodiera. Nei piani di monitoraggio e controllo contenuti nelle AIA, sono state date prescrizioni specifiche per i punti di monitoraggio/prelievo per i vari impianti, cui il gestore e l’ente di controllo devono attenersi.
- ARPAT ha effettuato i prelievi nei punti previsti dalle autorizzazioni. Le attività di controllo di ARPAT sono sempre state condotte secondo le prescrizioni degli atti autorizzativi esistenti, nella logica della terzietà dell’Agenzia, ben definita dalla legge di riforma del 2009;
- ARPAT, già nel 2003, in fase di rinnovo dell’autorizzazione allo scarico dell’impianto Solvay, aveva rilevato come le ingenti quantità di acqua di mare utilizzate soprattutto per la Sodiera, dovessero essere suddivise tra acque di raffreddamento e acque di processo, per evitare le conseguenti diluizioni, e/o che gli scarichi fossero trattati (e, quindi, campionati) prima della confluenza con le acque di raffreddamento. Su questa interpretazione, recepita in un primo tempo dalla autorizzazione provinciale, l’azienda fece ricorso davanti al TAR e la questione fu risolta con il rilascio da parte della Provincia di Livorno dell’AIA;
- L’indagine della Procura ed il successivo patteggiamento (per quanto ci risulta) potrà portare alla’individuazione di una nuova localizzazione del punto di prelievo del piè d’impianto della Sodiera, a monte della confluenza delle acque di raffreddamento.
Siamo in attesa di conoscere il merito degli atti conseguenti al patteggiamento.
Dopo le precedenti, opportune precisazioni, occorre anche sottolineare che ARPAT, oltre al controllo degli scarichi, ha sempre effettuato:
- i controlli previsti dalla normativa sulla balneazione, non limitandosi ai controlli batteriologici (che hanno dato sempre esito positivo), ma definendo lo stato chimico dell’acqua di mare delle “spiagge bianche”, controllato con regolarità nell’ambito dell’attività di monitoraggio marino-costiero. I risultati ottenuti non sono dissimili da quelli tipici di gran parte del mare della Toscana. Inoltre, la composizione chimica delle sabbie delle spiagge bianche è stata oggetto di campionamenti ed analisi già nel 2000 e poi nel 2009 (al termine della fase produttiva con l’utilizzo del mercurio) che hanno dimostrato il rispetto degli standard normativi per i suoli destinati ad attività residenziali;
- Su richiesta dell’Osservatorio previsto dall’Accordo di Programma del 2003, l’Agenzia ha realizzato un monitoraggio ambientale concluso nel 2008. Nel corso della seconda parte del 2011, è stata anche realizzata da ARPAT un’indagine eco-tossicologica per la verifica di una eventuale tossicità legata alla natura dei solidi veicolati in mare tramite lo Scarico generale dello stabilimento Solvay. I risultati dell’indagine hanno permesso di accertare l’assenza di tossicità o tossicità inferiore al limite di “tossicità trascurabile”(vedi report). Tutti i dati e le nostre indagini sono sempre state trasmesse anche alla AUSL competente per territorio ed a tutti i firmatari dell’Accordo di programma;
- ARPAT, insieme agli altri competenti (MATTM, Ispra, Regione, Provincia) è impegnata da mesi nell’istruttoria per il rinnovo dell’AIA degli stabilimenti Solvay, nonchè per il rinnovo dell’Accordo di programma in scadenza per il 2015. Punto centrale di tale istruttoria è la valutazione delle condizioni che possono garantire la compatibilità ambientale degli scarichi;
- A questo scopo, ARPAT recentemente, ha formulato al Ministero dell’Ambiente una nuova proposta di Piano di monitoraggio e di valutazione degli effetti ambientali sull’ecosistema marino (2014 – 2015). In tale elaborato si prevede di effettuare il monitoraggio dei solidi dello scarico Solvay, della composizione delle sabbie, dei sedimenti superficiali e profondi, delle acque e delle matrici biologiche (Fitoplancton, Benthos, Posidonia, Coralligeno), di pesci e molluschi.