A2A si è “bevuta” il lago Ampollino, nel Parco Nazionale della Sila
[13 Ottobre 2014]
Legambiente Sila pubblica le foto di Antonello Martino che mostrano il Lago Ampollino fotografato dallo stesso posto l’8 luglio 2014 e poi il 12 ottobre 2014 e dice: «Le chiacchiere stanno a zero: A2A si è bevuta tutta l’acqua del lago!».
Ieri Legambiente ha organizzato un sit-in sulle sponde del bacino artificiale calabrese per dire “No allo svuotamento del lago Ampollino” l’associazione ambientalista pubblica le foto e dice: «Questo è il Lago Ampollino come appare dopo l’inizio dello svuotamento del bacino da parte di A2A che, con molto disprezzo della verità, parla di lavori di manutenzione ordinaria. Ma ridurre di 16 metri il livello del lago è ordinaria manutenzione? E come si spiega che il Dpr istitutivo dell’Ente parco parla di autorizzazione per interventi di regolazione delle acque? E la tutela del paesaggio è sottoposta ad autorizzazione, visto che si modificano lo stato dei luoghi? Per noi A2A ha agito fuori dalla legge, perciò il parco faccia rispettare le regole, poi sarà la magistratura a chiarire i fatti». Poi il Cigno Verde Silano ci mette il carico dell’orgoglio calabrese contro la grande impresa nordista: «Ecco la “manovra ordinaria” che non necessitava di comunicazione alcuna, forse a Brescia si usa fare così, in Calabria non ci stiamo!»
In effetti il bacino idroelettrico del Lago Ampollino, nel Parco nazionale della Sila, appare svuotato e ad A2A che sostiene che si tratta di un’operazione di manutenzione ordinaria realizzata in questo periodo come negli anni passati, Legambiente risponde: «Noi nutriamo molti dubbi sia sul merito che sul metodo adottato dall’azienda. Notiamo pure che A2A, primaria multinazionale dell’energia elettrica, si comporta con noi silani un po’ come fanno altre multinazionali con gli indios in amazzonia o con altre popolazioni indigene che vengono private della disponibilità dei loro beni comuni senza poter dissentire o proporre alternative valide allo svuotamento».
Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette del Cigno Verde, sottolinea che «Una importante società per azioni che ha paura del confronto pubblico e non informa adeguatamente delle sue intenzioni le popolazioni interessate (in realtà avrebbero mandato una comunicazione ai comuni riviesraschi, al parco e agli altri enti) e nottetempo, come chi ha qualcosa da nascondere, procede a svuotare un lago e privare il paesaggio silano del suo specchio d’acqua. Anche senza richiamare il diritto dei pesci a sopravvivere o quello della lontra avvistata sul torrente verberano a insediarsi nell’area, abbiamo l’impressione che A2A stia violando qualche norma e operando oltre la legge. E pur sapendo che A2A più che agli animali e agli ambientalisti deve rispondere ai suoi azionisti ed ai mercati, crediamo che una multinazionale che si riempie la bocca di parole come responsabilità sociale d’impresa e bilancio ambientale, non può svuotare un lago e privarci del nostro paesaggio consolidato e tutelato da un Parco nazionale».
Gli ambientalisti continuano: «Prendiamo anche atto che in Sila non ci sono istituzioni in grado di difendere i diritti degli animali ne quelli delle popolazioni locali, e senza rassegnarci a questa deficitaria cultura dei diritti delle comunità locali, gridiamo la nostra indignazione in modo che qualcuno ci possa sentire. Forse ci potranno sentire i candidati alle prossime elezioni regionali, ammesso che riusciamo a distrarli dalle loro strategie per future e prosperose alleanze. Magari ci sentono i burocrati della regione, ammesso che riusciamo a svegliarli dal loro torpore e comincino a far rispettare le leggi nazionali o le direttive comunitarie in materia di tutela degli habitat delle specie e il paesaggio. Possiamo provare a scuotere i comuni o l’Ente parco, ma serve un botto clamoroso per richiamarli al loro dovere. Forse il Corpo Forestale dello Stato potrebbe fare qualcosa, almeno prendere atto di quello che sta succedendo».