Cambiamenti climatici: per Anbi il nord ha bisogno di altri 13 bacini artificiali irrigui

Altrettanti da completare o efficientare. Vincenzi: «Non dobbiamo dare per scontate le attuali disponibilità d’acqua»

[2 Novembre 2020]

Intervenuto on-line alla presentazione del bilancio partecipato di “Romagna Acque – Società delle Fonti”, Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio (ANBI), ha sottolineato che «Dobbiamo essere un Paese efficiente, dove non sia necessario un decennio per realizzare opere strategiche, altrimenti destinate ad essere obsolete ancor prima dell’inaugurazione; né deve essere generalizzato il modello di commissariamenti come per il ponte di  Genova, perché è sufficiente avere regole e tempi certi, nonché il minimo necessario di burocrazia».

Vincenzi ha ricordato che «Abituati al regolare succedersi delle stagioni con il loro corollario di piogge, negli anni non sono stati costruiti invasi nel Nord Italia  come invece è avvenuto nel Meridione. Oggi, però, sono cambiate le condizioni climatiche e non dobbiamo dare per scontato il consueto approvvigionamento idrico.  Per questo, dobbiamo incrementare la  resilienza delle nostre comunità, infrastrutturando il territorio anche dal punto di vista idraulico, superando la sindrome del Vajont come andiamo dicendo dal 2017, quando lanciammo, insieme all’allora Struttura di Missione #italiasicura, l’obbiettivo ventennale di 2.000 invasi medio-piccoli».

Oggi, il Piano ANBI per l’efficientamento della rete idraulica prevede per il Nord Italia «13 progetti definitivi ed esecutivi, cioè cantierabili, per la realizzazione di altrettanti bacini per una capacità complessiva di 58.323.000 metri cubi». Il tutto per un investimento previsto di poco superiore ai 477 milioni di euro che garantirebbero circa 2.400 posti di lavoro. Per ANBI ci sono inoltre 4 invasi da completare e la necessità di liberare dall’interrimento altri 9 serbatoi, recuperando così un ulteriore capacità di accumulo idrico, pari a 4.237.500 m3.

Vincenzi ha concluso: «Bisogna fare sinergia per ottimizzare le prossime risorse del Recovery Fund. Per questo, il nostro Piano prevede, nel quadro della transizione ecologica, che i futuri invasi siano ad uso plurimo e particolarmente attenti al rispetto ed alla valorizzazione del paesaggio e di fauna, flora e fiumi. Serve una nuova gestione della risorsa idrica nel segno della sostenibilità e  per la quale è fondamentale il ruolo di regia, svolto dalle Autorità di Distretto Idrografico».