Riceviamo e pubblichiamo
Dissesto idrogeologico e depurazione, cosa sta facendo la Calabria?
[23 Febbraio 2017]
È con grande rammarico, legato ai temi dell’argomento, che sento il bisogno di intervenire in un dibattito ormai noto: l’ambiente e quello che questa Regione non riesce a fare, o forse, non vuole fare. Sento il dovere di parlare come cittadino calabrese, perché ho a cuore la mia terra; e come presidente regionale dei Circoli dell’ambiente ne avverto anche la responsabilità. In particolare due sono i punti cardine, entrambi fragili e allo stesso fondamentali: la lotta al dissesto idrogeologico e la depurazione (che non significa soltanto la chiusura di un ciclo idrico come sarebbe normale in un Paese civile ma ha risvolti ed impatti anche sui servizi generali offerti e, naturalmente, sul turismo). Abbiamo un problema. Anzi due. Grandi e concreti. E prima cominciamo a lavorarci, meglio sarà per tutti.
Come ha giustamente detto il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione, rivolgendosi direttamente al governatore Mario Oliverio, c’è il serio rischio che la Regione perda i fondi per il dissesto idrogeologico o che gliene vengano assegnati meno, molto meno, di quelli che in realtà sarebbero necessari. Insomma – dico io, tanto per esser chiari – potremmo ritrovarci a dover curare con un’aspirina quello che altrove viene curato con il cortisone.
In sostanza, potremmo dover rimettere in sesto una frana o in sicurezza un versante di una scogliera con le risorse che bastano a malapena per una buca stradale. Eppure, il dissesto idrogeologico è un’emergenza per la Calabria. Vogliamo ricordare la montagna che ‘camminava’ a Maierato? Oppure quello che è successo qui a Castrovillari, al santuario della Madonna del Castello? Noi, proprio noi, che abbiamo nove Comuni su dieci esposti al pericolo di frana o di alluvione. Come è possibile, proprio per noi, non far nulla? Rimanere inermi a guardare e perdere fondi che per noi sarebbero essenziali; ma soprattutto fondi messi a disposizione proprio per ‘curare’ il territorio malato. I dati in mano alla Regione sono vecchi di almeno 10 anni. Non solo.
Il Piano di assesto idrogeologico, a sentire Guccione, sarebbe ancora più vecchio, sarebbe fermo al 2001. E, come se questo non fosse sufficiente, nessuno dei nostri rappresentati regionali sembrerebbe aver preso parte alla Conferenza Stato-Regioni del 29 settembre scorso; sede nella quale sono stati distribuite le risorse destinate alla mitigazione del rischio idrogeologico. Insomma, sembra sia mancata per ora, oltre alla strategia e alla pianificazione, anche la volontà. Lo stesso discorso, più meno, di lassismo vale per la depurazione. Oltre al danno, quello ambientale e quello turistico, anche la beffa. Perché il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha già bacchettato tutti gli agglomerati che rientrano sotto l’ombrello dell’infrazione Ue; cosa che riguarda tanti luoghi del nostro Paese. Ma come non distinguerci in Calabria, dove i casi sono davvero tanti. Galletti quegli agglomerati urbani li ha anche commissariati, e poi li ha invitati ad attivarsi. Però, nella nostra Regione ci sono anche casi di depuratori e impianti per le acque reflue pronti e mai usati, sequestrati, o mal funzionanti. E intanto anche il turismo, come è capitato per esempio la scorsa estate, ne paga le conseguenze.
Per scegliere la terapia giusta serve qualcuno che la somministri. E forse, dall’indicazione che di recente ci ha fornito Giuseppe Aieta, consigliere regionale anche lui del Pd, riusciamo a capire che – a quanto pare – i medici sono davvero pochi. Aieta ha infatti chiesto un incontro urgente ad Oliverio mettendo sul tavolo il dipartimento Ambiente e territorio, e in particolare quello del settore ‘danno ambientale’ che dispone di soli 7 dipendenti, inclusi 2 tecnici. Lì, in quel dipartimento, sarebbero ferme, secondo Aieta, ”migliaia di pratiche, 2.500, di notevole importanza per mancanza di personale”. Per Aieta bisogna sostenere ”la lungimiranza” del governatore nell’opera di ”cambiamento della macchina burocratica”, perché – come dire – ‘propedeutica’ alla rinascita della Calabria. D’accordo anche sull’idea che lungo questo percorso sia necessario ”snellire” la burocrazia, ”riorganizzare il personale, modernizzare e rafforzare la macchina amministrativa”.
Eppure, in verità, penso a un Piano per la Regione, un Piano di riqualificazione e di riposizionamento, prima ancora che di sviluppo. Guardando da un lato alle opportunità offerte dall’agricoltura (eccellenze enogastronomiche, doc docg etc.) e dall’altro a quelle che ancora non siamo del tutto riusciti a capire ‘nascoste’ nel turismo (dallo Jonio al Tirreno, dalla Sila all’Aspromonte).
Per l’agricoltura per esempio penso a una crescita esponenziale dell’ortofrutta con la creazione di grandi cooperative capaci di essere estremamente flessibili rispetto alla distribuzione, con l’obiettivo di aggredire fette di mercato sia nazionale che internazionale. Poi, il turismo: questa terra è una ‘gemma’ che dobbiamo imparare a far brillare. Quello che serve, in questo caso, è una strategia di promozione e incentivazione dell’offerta che non può prescindere da alcuni capisaldi come la formazione, l’accoglienza e i beni culturali. E sul punto come non ricordare la questione delle acque di balneazione, già citata in precedenza con il ‘problema’ depurazione.
Tante le possibilità per provare la strada del riscatto, per trasformare una ‘crisi’ in opportunità: per esempio il ‘riuso’ delle acque reflue (i fanghi di scarto da ‘reinvestire’ in agricoltura, e innescare possibili ‘sinergie’). Le buone pratiche da replicare, in questo campo, non mancano; tipo il progetto Geolana in Sardegna (cioè come trasformare la pura lana vergine delle pecore sarde in mini-depuratori e strumenti per l’assorbimento dell’inquinamento marittimo delle zone costiere e la biodegradazione di idrocarburi).
Sono certo che il governatore Oliverio stia pensando a tutto questo o a qualcosa di simile, qualcosa che possa portare ad una vera una ‘rinascita’ per la Calabria e per i suoi abitanti. Spero che questo avvenga nel più breve tempo possibile e con la più ampia condivisione e trasparenza. Come presidente regionale dei Circoli dell’ambiente sono a disposizione per contribuire, qualora fosse richiesto (e mi auguro che lo sia), a questo percorso. Perché al di là delle posizioni politiche, questi temi, e prima ancora questa Regione, stanno a cuore ad entrambe. Ne sono certo.
di Francesco Tetro, presidente regionale Circoli dell’ambiente e della cultura rurale