Su greenreport.it il diario in diretta dei protagonisti

La via del Marmo e quella dei Longobardi: reMIVEri torna in acqua per scoprire due nuove idrovie

8 giorni, 500 km e 4 regioni: un viaggio a remi dal Lago Maggiore al Mar Adriatico passando per Milano, città d’acqua

[12 Maggio 2016]

La prima pazza, meravigliosa impresa di reMIVEri si è concretizzata in un successo: dieci canottieri, tra i 20 e i 60 anni – come hanno raccontato con un diario aggiornato in diretta sulle pagine di greenreport – sono partiti lo scorso maggio da Milano per raggiungere Venezia remando, riscoprendo un’antica quanto suggestiva via d’acqua lunga 420 chilometri. Quest’anno l’equipaggio di reMIVERi ha deciso di continuare a stupire

Proseguendo il percorso intrapreso l’anno scorso, in questo mese i canottieri proporranno la riscoperta di altre due idrovie: la Via del Marmo e la Via dei Longobardi, con un duplice scopo. Ridare visibilità al grande fiume Po inserendolo nuovamente in un percorso di remo turismo e far conoscere la bellezza e il potenziale di Milano come città d’acqua, che nell’itinerario di quest’anno diviene snodo centrale del viaggio.

Quattordici reMIVEri, uomini e donne atleti della Canottieri San Cristoforo di tutte le età, percorreranno in 8 giorni (dal 21 al 28 maggio 2016) 500 km in 7 tappe attraversando, 11 città e 4 regioni: un viaggio dal Lago Maggiore al Mar Adriatico passando per Milano città d’acqua. Il 22 maggio arriveranno in Darsena, per festeggiare con quanti vorranno il lancio di questa nuova impresa a stretto contatto con la natura, che ancora una volta sarà raccontata sulle pagine di greenreport. Cosa aspettarci? L’abbiamo chiesto a Giacomo Scandroglio e Massimo Citterio, ideatori di reMIVEri e vogatori doc.

Perché avete scelto questi due itinerari, soprattutto il secondo?

«La scelta dell’itinerario del primo anno fu facile, è la replica di quello storico del 1927, l’ultimo raid canottiero partito da Milano. Quest’anno abbiamo deciso di esplorare nuove vie: il nostro obiettivo è fondare un movimento di remoturismo per amanti del canottaggio, ma non solo. È quindi importante tracciare diversi itinerari navigabili sui nostri fiumi e canali. I due nuovi percorsi di quest’anno sono una scelta di completezza. Da una parte, all’origine, ci mancava navigare tutto il naviglio “milanese”, dalle “sorgenti” a Panperduto. Così è nata “La via del Marmo”. Inoltre un nostro caro amico che non c’è più, Francesco Rusconi, l’anno scorso ci aveva omaggiato di un blocco di marmo di Candoglia portato a Milano via acqua e da trasportare con noi a Venezia come testimone. Quest’anno lui non c’è più ma noi abbiamo raccolto l’eredità della sua impresa e della sua associazione la LongaLago, e insieme alla Canottieri San Cristoforo abbiamo voluto continuare da lì.

Invece, il secondo tratto da Milano a Ravenna, “La via dei Longobardi”, è una scelta esplorativa: l’anno scorso in prossimità del delta siamo andati a nord, quest’anno per cambiare abbiamo voluto provare anche a riaprire una idrovia alternativa a andando a sud: non abbiamo mai navigato lungo l’Adda e tra le Valli di Comacchio, solo percorsi in bicicletta. Il nome del percorso “Via dei Longobardi” si rifà alla fantasia a un ipotetico viaggio che l’antica popolazione  barbara avrebbe potuto compiere via nave alla conquista di Ravenna, capitale e roccaforte Bizantina».

Quali sono le maggiori difficoltà che dovrete affrontare, il tratto più ostico?

«Dopo l’esperienza dell’anno scorso molto del cammino sul Po ci è già noto, mentre nei tratti nuovi ci attendono insidie: ancora una volta una via d’acqua costruito a posta per essere navigata, il Naviglio, non lo è più. Bisogna trasbordare varie volte tra il Ticino e i Canali prima di Turbigo. Il Canale Villoresi fu costruito per essere irriguo (a differenza del Naviglio che doveva essere navigabile) ma oramai è l’unico navigabile tra i tre corsi d’acqua che escono dalla diga di Panperduto: dunque a Tornavento dovremo trasbordare le barche dal Villoresi nel Naviglio industriale, ma ci attende un pericoloso approdo in corrente, un difficile passaggio di 500 metri in discesa sterrata portando le barche in spalla, e lì ci serviranno molte persone sui pontili e in strada per aiutarci: siete tutti invitati.

Infine le chiuse nuove di Turbigo sono un’altra incognita. C’è forte corrente, e il consorzio Villoresi ci ha detto che una delle due non è ancora mai stata usata: saremo i primi naviganti a metterla in funzione. Le altre criticità si trovano sull’Adda. Lì ci sono due salti d’acqua senza conca. Il primo a Pizzighettone, e anche lì dovremo alare le barche e trasportarle a braccia tra i campi per circa 1 km prima di ritrovare un piccolo lido dove rimetterle in acqua. Il secondo salto d’acqua è 12 km più a valle, a Bocca d’Adda. Lì anticamente si era predisposto uno scivolo con rulli per far scivolare la barche: purtroppo lo scivolo non è più stato mantenuto e quindi per usarlo serve parecchia attenzione».

Avete cambiato barche o sono sempre due gig?

«Le gig saranno le nostre compagne anche quest’anno. L’anno scorso hanno fatto un ottimo lavoro: sono solide e abbastanza resistenti alle correnti, e ci danno la possibilità di riposarci facendo i turni come timoniere. E come si dice, squadra che vince non si cambia. Certo in mare c’è da avere paura, ma non è la missione di quest’anno… quando volgeremo lo sguardo alla navigazione di mare passeremo ad imbarcazioni di costal rowing».

Alla domanda su quale sia stata la più grande soddisfazione l’anno scorso, le risposte si dividono. Per Giacomo, «assolutamente il passaggio della prima chiusa a Milano. Vedere per la prima volta, a memoria d’uomo, la conca fallata in azione e soprattutto l’interesse di tutti i passanti per la riapertura della conca è stata una piccola soddisfazione personale che spero porti Milano a ritornare ad essere una città d’acqua». Per Massimo ci sono due momenti nel suo cuore, «l’arrivo a Mestre dopo aver percorso la Vogalonga, e prima, il passaggio della chiusa Serafini a Cremona, una maestosa opera che sembrava un portale fantasy, con un dislivello dell’acqua di più di 10 metri». Anche quest’anno, è sicuro, i vogatori di reMIVEri apriranno altri fantastici scorci sulle nostre vie d’acqua.