Nestlé: «L’acqua potabile potrebbe finire entro il 2050». Le soluzioni: OGM e privatizzazioni
Wikileaks rivela documenti segreti: politiche neoliberiste per cambiare modello di consumi?
[3 Maggio 2016]
Un recente rapporto segreto sulla Nestlé pubblicato da Wikileaks rivela che, se non cambiamo le nostre abitudini alimentari, gli esseri umani potrebbero esaurire tutte le risorse di acqua potabile del pianeta entro il 2050. Nestlé, la multinazionale alimentare più grande del mondo, si preoccupa più per la crescente carenza di acqua dolce che della attuale crisi finanziaria, che vede come solo come un incidente lungo la strada dello sviluppo a lungo termine della compagnia. Secondo il rapporto segreto “Forget the global financial crisis, the World is running out of fresh water”, il limite massimo dei prelievi di acqua dolce globali sostenibili dovrebbe essere di 12.500 chilometri cubi all’anno, nel 2008 si era già arrivati a un livello globale di consumi di circa 6.000 Km3, quasi la metà della fornitura potenzialmente disponibile. Questo, con un moderato consumo di carne pro capite al giorno ai 6,7 miliardi di persone di tutto il mondo [al tempo della redazione del rapporto], ma la multinazionale stima che «La continua crescita della popolazione e modesti ulteriori aumenti di consumo pro capite di carne spingeranno i prelievi di acqua annuali a 10.000 -11.000 Km3 entro il 2050» che basterebbero a fornire alla popolazione mondiale, che allora avrà raggiunto i 9 miliardi di persone, 2.500 calorie pro-capite al giorno ma, anche con un consumo pro-capite di carne leggermente più alto rispetto ad oggi e con le nuove esigenze idriche per produrre i biocarburanti sarà necessario un livello di prelievi del 15% sopra il massimo planetario sostenibile. Basandosi sulle tendenze attuali, Nestle pensa che «Entro il 2025 un terzo della popolazione mondiale sarà danneggiata dalla scarsità di acqua dolce, ma la situazione potrebbe diventare prima terribile e poi «potenzialmente catastrofica entro il 2050». I problemi più gravi saranno in Medio Oriente, nel nord dell’India, nella Cina settentrionale e nel West Usa.
I boss della Nestlé sono consapevoli del pericolo che rappresenta la carenza di acqua per gli interessi della più grande multinazionale alimentare del mondo e il rapporto, ottenuto attraverso fonti del governo statunitense, spiega dettagliatamente come la dieta dei Paesi occidentali a base di carne stia distruggendo l’acqua potabile perché per alimentare il bestiame è necessario coltivare enormi quantità di mais e soia che a loro volta richiedono grandissime quantità di acqua. E Nestlé, una multinazionale che teorizza che l’acqua non sia un bene comune e nemmeno un diritto umano, nel rapporto segreto dice che se gli esseri umani consumassero direttamente il mais e la soia sprecherebbero molta meno acqua. Attualmente gli statunitensi sono ancora di gran lunga i maggiori consumatori di carne, ma mentre il suo consumo diminuisce nei Paesi ricchi aumenta in Paesi emergenti come Cina e India e in molti Paesi in via di sviluppo. Il rapporto conferma che se tutti gli abitanti del mondo avessero avuto le stesse abitudini alimentari di statunitensi ed europei (circa 3.600 calorie al giorno) l’acqua potabile sarebbe già finita negli anni 2000, quando il pianeta raggiunse i 6 miliardi di persone.
Nonostante la crisi mondiale, i profitti della multinazionale svizzera sono aumentati di oltre il 60%, dato che ha beneficiato di un aumento della domanda globale per i suoi numerosi prodotti ad alto margine di guadagno in molti mercati emergenti. Wikileaks riferisce che, durante una visita di funzionari dell’ambasciata Usa al quartier generale della Nestlé a Vevey, in Svizzera, Herbert Oberhaensli, economista capo e direttore per relazione internazionali ha spiegato loro che «Nestle opera su una base a lungo termine, né espandendosi rapidamente in tempi di boom, né con una contrazione in periodi di recessione» e ha aggiunto che «Nestlé ritiene che i modelli alimentari delle economie emergenti stiano sempre più convergendo con quelli degli Stati Uniti e dell’Europa. Nestlé ha visto un enorme aumento della domanda di prodotti lattiero-caseari come il gelato e lo yogurt in Cina» e Cina e India sono considerati come le aree chiave per la crescita della vendita di caffè solubile della multinazionale.
E’ a partire da qui che i documenti di Wikileaks parlano della crisi idrica secondo la multinazionale: «Nestlé vede il mondo, e la produzione alimentare mondiale, in gran parte in termini di risparmio idrico. Il suo management è convinto che la crescente carenza di acqua dolce, piuttosto che di terra, diventerà il tallone d’Achille dello sviluppo agricolo globale. Questo – e non l’attuale crisi finanziaria, l’esaurimento del petrolio, o il riscaldamento globale – è la minaccia più pericolosa a breve termine per il benessere del pianeta. I senior managers della company raramente perdono l’occasione per sottolineare i pericoli dei trend dell’acqua quando sono presenti alle udienze pubbliche negli incontri internazionali, più recentemente al World Economic Forum di Davos. Nestle inizia facendo notare che una caloria di carne richiede 10 volte più acqua che produrre una caloria di colture alimentari. Dato che le crescenti classi medie del mondo mangiano più carne, le risorse idriche della terra verranno pericolosamente spremute». Nestlé è anche preoccupata per le politiche che sovvenzionano massicciamente l’uso dei biocarburanti e per le leggi che prevedono una loro miscelazione obbligatoria con i combustibili fossili. La multinazionale dice che «Nel migliore dei casi, ci vogliono 1.000 litri di acqua per produrre 1,5 litri di etanolo. Esiste un reale pericolo che i biocarburanti faranno aumentare il prezzo del cibo nei Paesi poveri». Inoltre Nestlé dice che i dissalatori possono essere solo una soluzione parziale, per fornire acqua ad alcune città costiere, ma non sono certo una panacea per la carenza d’acqua: costano troppo, inquinano e non sono produttivi: «Ci vogliono 4 litri di carburante per produrre 1.000 litri di acqua». Oberhaensli ha fatto notare che «L’Arabia Saudita ha riconosciuto che la sua acqua è ancora più preziosa del petrolio e ha deciso di smettere di usare l’acqua fossile insostituibile per irrigare i campi di colture alimentari nel deserto e di favore l’importazione dei cereali di cui ha bisogno».
Secondo la multinazionale per evitare una crisi idrica globale bisogna mettere in atto 4 strategie: 1) la creazione di un mercato virtuale per l’acqua, in modo che un bene scarso possa essere scambiato attraverso i confini e in modo che il suo prezzo rifletta il suo valore di scarsità reale; 2) l’eliminazione dei sussidi e dei regolamenti per la miscelazione obbligatoria dei biocarburanti. Le regole attuali dei prezzi dell’acqua sovvenzionati in combinazione con i prezzi del carburante agevolati distorcono il mercato dell’acqua e del carburante; 3) L’introduzione universale e l’accettazione delle colture geneticamente modificate. Le colture geneticamente modificate sono più produttive e possono essere progettate per resistere alla salinità.; 4) la liberalizzazione del commercio agricolo globale.
Secondo Nestlè, l’attuale avversione dell’opinione pubblica europea contro gli OGM «E’ anti-scientifica e non-sostenibile», nella visione iperliberista della multinazionale il mondo non avrà altra alternativa che dipendere dagli OGM di multinazionali come Monsanto per soddisfare le sue esigenze alimentari e per conservare l’acqua, che dovrà essere gestita e venduta dai privati, meglio se multinazionali svizzere. Inoltre per Nestlé non ha senso coltivare nelle aree con scarsità di acqua perché richiede sovvenzioni, «Invece, il mondo ha bisogno del libero commercio dei prodotti alimentari (e di un prezzo dell’acqua corretto) per consentire alle risorse di andare verso le aree in cui la produzione è più economica ed efficiente». E qui l’aiutiamoli a casa loro di qualche neoliberista anti-immigrazione nostrano potrebbe vacillare, anche perché abbandonare a sé stesse le regioni aride e semi-aride del pianeta provocherebbe ondate di profughi che farebbero impallidire quelle attuali, visto che la guerra siriana nasce anche da una crisi climatica e di siccità.
Insomma, di fronte ad una crisi idrica globale prossima ventura, prodotta in gran parte dall’iperconsumo globalizzato e dall’agricoltura industrializzata, Nestlé popone come soluzione le vecchie ricette liberiste, gli OGM, l’ulteriore marginalizzazione delle regioni povere del pianeta e di quelle colpite dalla siccità e soprattutto nuove privatizzazioni delle risorse idriche e l’agricoltura intensiva nelle terre sottratte all’agricoltura comunitaria e familiare. E’ evidente che la multinazionale, pur elencando i disastri causati da uno sviluppo insostenibile, è incapace di uscire dalla visione ideologica neoliberista dell’utilizzo delle risorse. Lo stesso Oberhaensli riconosce che «Tutte queste strategie sono politicamente controverse» e il documento di Wikileaks rivela una tattica politico-comunicativa della multinazionale del cibo e dell’acqua che prevede un’immagine pubblica che mantiene un basso profilo rispetto alle soluzioni neoconservatrici di cui si parla nei documenti segreti, mentre Nestlé opera attivamente per imporle dietro le quinte attraverso il lobbismo politico.
Il documento segreto pubblicato da Wikileaks si conclude con una tirata piena di ammirazione da parte degli statunitensi per quello che la Nestlé fa in India e con il rammarico per le limitazioni agli Organismi geneticamente modificati imposte dall’Ue, che non capisce che il futuro dell’alimentazione è OGM. Ma il rapporto alla fine evidenzia quale sia la vera strategia della multinazionale: «Con i suoi allarmi riguardo ai trend agricoli e idrici a lungo termine, la company vuole svolgere un ruolo utile nel dibattito pubblico globale sull’ambiente. Il suo eccezionale livello e l’esperienza internazionale danno a Nestle credibilità quando parla con i governi e i policy-makers. Come risultato, la company è a volte chiamata a fornire consulenza ai decision-makers nei Paesi in via di sviluppo». Insomma Nestlé propone/impone ai governi le politiche agricole che poi metterà in atto… Ma il meglio arriva alla fine: «La preoccupazione di Nestlé per la fornitura globale di acqua è autentica. Il management della società ritiene che l’attuale sotto-costo di questa merce rara porterà a problemi enormi. Si teme che le sovvenzioni per i biocarburanti potranno potenzialmente spingere il prezzo del cibo fuori della portata dei poveri in alcune nazioni in via di sviluppo [sorvolando sul fatto che l’ultima crisi alimentare che ha fatto milioni di vittime in Africa è stata “pilotata” dalle multinazionali che fanno i prezzi del cibo, ndr]. E’ fortemente contraria ai sussidi ai prezzi dell’acqua [che evidentemente gli stessi poveri non bevono, ndr] è una forte sostenitrice delle pratiche di mercato. Tuttavia, l’azienda evita scrupolosamente il confronto e le polemiche, preferendo di influenzare il suo pubblico discretamente con l’esempio».
Un “esempio” che molte donne e uomini dei Paesi in via di sviluppo hanno impresso sulla loro pelle e privatizzazioni di risorse comuni che non piacciono molto nemmeno ai consumatori dei Paesi sviluppati.