Wasatex, un progetto italiano per il riuso “totale” delle acque reflue nella filiera tessile
[14 Aprile 2016]
L’acqua, risorsa di inestimabile importanza per la qualità della vita sul nostro Pianeta, è fortemente minacciata dai processi di inquinamento globali e dal cambiamento climatico: dell’oro blu ce n’è sempre meno, ma la sete dei processi industriali continua a crescere. Per trovare la quadra, come noto, è necessario disaccoppiare l’utilizzo della risorsa con la crescita economica.
Il progetto Wasatex, opera della padovana Europrogetti srl e realizzato nell’ambito del programma UE Eco-Innovation da Olimpias Group, Europrogetti e Aspel, si concluderà entro e va verso questa direzione. L’innovativo sistema di depurazione, premiato nel corso dell’ultima edizione di Smau tra i vincitori del premio Innovazione, è stato testato presso lo stabilimento di Olimpias Tekstil Doo a Osijek in Croazia, specializzato nella lavorazione di maglie e capi confezionati.
«Prima di rinnovare l’impianto di depurazione – ha dichiarato Silvano Storti, titolare e anima di Europrogetti srl – lo stabilimento utilizzava 1.600 m3/giorno di acqua di cui solo il 5-10% proveniente da trattamenti di recupero. Oggi, grazie alle innovazioni introdotte, la percentuale riutilizzata è salita a circa il 70%, pari a 1.000 m3/giorno. Oggi il prelievo di acqua dal pozzo è quantificabile in meno di 600 m3/giorno. Per dare un’idea del valore del risultato ottenuto basta pensare che 1.000 m3 di acqua sono l’equivalente dell’utilizzo quotidiano di una popolazione di 7.000 individui. E poiché a risparmio di acqua corrisponde risparmio di energia, lo stabilimento tessile di Osijek è oggi in grado di risparmiare molta CO2». Proprio l’ammontare evitato di CO2equivalente indotto dall’utilizzo del nuovo impianto è oggi tema di attento monitoraggio, perché solo osservando costantemente i dati è possibile individuare ulteriori elementi migliorativi.
Già oggi, i tecnici che operano a Osijek hanno potuto apprezzare la qualità dell’acqua in uscita dai trattamenti e pronta per essere riutilizzata nei bagni di tintura, nella sbianca e in tutti quei processi industriali dove sono richiesti parametri con salinità e durezza molto basse. I colori sono risultati più stabili, superiore per solidità alla luce. Questo ha consentito migliori rese del colorante, minor uso di sequestranti e di agenti chimici nei bagni di tintura e finissaggio. In altre parole riduzione di formulati chimici. Anche l’operazione di sbianca è risultata molto più efficiente e stabile nel tempo, dato che non si depositano sali alcalini sulla fibra, e si ottiene anche una riduzione dell’utilizzo dello sbiancate ottico.
Ma quali sono i principali elementi di innovazione che consentono di ottenere l’obiettivo del riciclo totale dell’acqua?
Ottenere tali risultati, spiega Storti, è stato possibile solo grazie ad un approccio sistemico: «Nel corso del progetto Wasatex abbiamo adottato un approccio integrato e coerente con la complessa tipologia delle emissioni e dei reflui. Abbiamo provveduto a potenziare il sistema biologico del depuratore mediante un Bioreattore a membrana, in grado di separare totalmente i solidi sospesi, la biomassa, i batteri ed i microbi presenti nel bacino di ossidazione, filtri a resine decoloranti, per la rimozione del colore, COD e tensioattivi residui e addolcitori e torre decarbonatativa, per rimuovere la durezza di calcio e magnesio e l’alcalinità. È stato poi studiato un sistema a Osmosi Inversa per eliminare i sali solubili quali solfati, cloruri, oltre al residuo COD, silice, alcalinità, colore, etc., supportato da Nanofiltrazione per trattare le reiezioni del sistema RO e separare i sali monovalenti, come il cloruro di sodio, da altri composti contenuti nell’acqua trattata, ottenendo una salamoia che può essere riutilizzata sia come agente salino per i bagni di tintura dei reattivi, sia per la rigenerazione delle resine di addolcimento. Il sistema OX infine consente di distruggere e rimuovere le molecole complesse ad alto peso molecolare, come COD e colore. Il risultato è un’acqua non solo pulita ma stabile quindi più adatta all’utilizzo industriale».
Adesso, dopo la Croazia da Padova si stanno istallando nuovi depuratori in India e in Brasile. «Sorprende un po’ constatare – chiosa amaro Storti – che in Italia si continui a sversare l’acqua depurata in fogna senza considerare l’enorme valore ambientale ed economico del suo riuso».