Agroecologia: da Festambiente 10 proposte al Governo Meloni

Dal 2010 a giugno, in Italia, registrati 96 eventi meteo estremi che hanno causato danni all'agricoltura. Emilia-Romagna, Puglia e Piemonte le regioni più colpite

[3 Agosto 2023]

Oggi a Festambiente, il festival nazionale che dal 2 al 6 agosto va in scena a Rispescia (Gr), Legambiente presenta  i nuovi dati del suo Osservatorio Città Clima dai quali emerge che «In Italia, dal 2010 a giugno 2023 sono stati registrati 96 eventi meteo estremi che hanno causato danni all’agricoltura, di cui 38 grandinate, 21 casi di trombe d’aria e raffiche di vento, 15 allagamenti, 11 casi di siccità prolungata, 8 esondazioni fluviali. Tra le regioni più colpite: l’Emilia-Romagna con 15 eventi, il Piemonte con 12 eventi e la Puglia con 11 eventi. La Toscana, invece, ha raggiunto quota 7». 

Nella giornata dedicato all’agroecologia, il Cigno Verde fa il punto sulle difficoltà e le nuove sfide che l’agricoltura deve affrontare, prima fra tutte quella climatica: «Alluvioni, lunghi periodi di siccità, ondate di calore, stanno minacciando il comparto agroalimentare con conseguenze economiche sempre più pesanti. Secondo il Piano nazionale adattamento climatico pubblicato sul sito del Ministero dell’ambente e della sicurezza energetica al 2050 il settore dell’agroalimentare italiano, in assenza di interventi di mitigazione, rischia perdite economiche di 12,5 miliardi di euro all’anno».

Per l’associazione ambientalista sono due i pilastri che devono stare al centro del dibattito: l’adattamento e il contrasto alla crisi climatica. «Due azioni che si traducono in un nuovo modello di agricoltura, la cosiddetta agroecologia, capace di coniugare sostenibilità ambientale e innovazione, con un’attenzione particolare alla salute del consumatore – dicono gli ambientalisti – E’ questa la direzione che l’Italia deve intraprendere, accelerando il passo e replicando le buone pratiche agronomiche già in atto in alcune zone della Penisola».

Un esempio recente è quello della Maremma, terra in cui da trentacinque anni trova casa la manifestazione nazionale di Legambiente, ha da poco dato gambe e fiato all’omonimo biodistretto, considerato il più grande d’Europa, promosso dal Comune di Grosseto in collaborazione con la Regione Toscana rappresenta un punto di svolta cruciale per il territorio. A oggi, le adesioni hanno raggiunto quota 1183 aziende appartenenti a 7 Comuni diversi per un totale del 42% tra superficie biologica e in conversione (il totale della SAU biologica e in conversione è 36114 ha).

Per far questo, Legambiente indica al governo Meloni 10 proposte a partire dalla «Creazione di una task force per sostenere gli agricoltori in questo percorso di transizione, garantendo formazione e informazione anche rispetto al tema dell’innovazione in chiave sostenibile. Occorrerà poi potenziare la diffusione della produzione biologica, anche alla luce dell’approvazione della relativa legge arrivata nel marzo 2022; ridurre l’uso di pesticidi; creare biodistretti; approvare il nuovo PAN (Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari), scaduto nel 2019, la cui ultima stesura risale al 2014; tagliare la dipendenza delle fonti fossili incentivando l’agrivoltaico come strumento per sviluppare energie rinnovabili abbinandolo in modo sinergico alle tecniche colturali e alla produzione di biometano da scarti agricoli e reflui zootecnici; contrastare la lotta agli sprechi idrici ed energetici sia attraverso buone pratiche colturali e sistemi di microirrigazione che attraverso l’uso di acque reflue civili depurate; ridurre i carichi zootecnici e gli allevamenti intensivi favorendo un modello sostenibile di allevamento e migliorando il benessere animale; attivare un osservatorio nazionale sul caporalato e approvare definitivamente  il disegno di legge contro le agromafie; potenziare le attività di informazione e sensibilizzazione delle cittadine e dei cittadini, spiegando le criticità generate dalla crisi climatica e da un’agricoltura non amica dell’ambiente. È questa, in sintesi, l’agroecologia di cui il Paese ha bisogno».

Secondo il presidente nazionale di Legambiente. Stefano Ciafani, «Il futuro del Pianeta passa anche dalla riconversione ecologica dell’agricoltura. Gli eventi climatici estremi a cui stiamo assistendo non lasciano spazio a dubbi: serve agire subito. Adattamento e contrasto alla crisi climatica devono essere i due pilastri delle politiche presenti e future, mettendo da parte definitivamente negazionismi di sorta smentiti dai numeri delle perdite registrate in ambito agricolo nell’ultimo periodo. Il made in Italy deve andare nella giusta direzione, seguendo le indicazioni dei mercati che chiedono cibi più sani e sostenibili, nel solco di quanto indicato dall’Europa. Pratiche rispettose dell’ecologia del suolo, una zootecnia rispettosa dell’ambiente e del benessere animale e prospettive socio-economiche eque per gli agricoltori sono l’unica via così come lo sono le energie rinnovabili, a partire dall’agrivoltaico e dalla produzione di biometano».

Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente, conclude: «Le conseguenze della crisi climatica – sono state devastanti. L’11% delle aziende agricole, come ci ricorda Coldiretti, si è ritrovata in una situazione talmente critica da portare alla cessazione dell’attività. Anche alla luce di ciò, la transizione nel nostro Paese non può permettersi battute di arresto. L’agroecologia non solo è una pratica attraverso cui contenere l’impatto del settore ma ne agevola addirittura la resilienza. Tutela della biodiversità, fertilità del suolo, lotta agli sprechi idrici ed energetici, innovazione e tecnologie sono fondamentali per arginare la deriva catastrofica a cui stiamo assistendo. Serve un cambio di passo. L’approvazione della legge sul biologico è senz’altro un risultato importante, ma è urgente fare di più anche in termini di costruzione di una consapevolezza condivisa e di una maggiore formazione degli operatori del settore. Il Governo si adoperi in questo senso e dia gambe e fiato a una task force finalizzata a sostenere gli agricoltori nel percorso di transizione».