Cop26: Governi e imprese si impegnano per un’agricoltura e un uso dei suoli sostenibile e a proteggere il 30% del mare

Slow Food: «Sull’agricoltura la COP26 punta su false soluzioni»

[8 Novembre 2021]

Al Nature and Land Use Day, che ha segnato la fine della prima settimana della COP26 Unfccc di Glasgow, governi e imprese hanno stabilito nuovi accordi per proteggere la natura e accelerare il passaggio all’agricoltura e alle pratiche di utilizzo del suolo  sostenibili, rendendole più attraenti, accessibili e convenienti rispetto alle alternative non sostenibili.  26 Paesi tra cui India, Colombia, Vietnam, Germania, Ghana e Australia, hanno stabilito, in due “agende di azione”, nuovi impegni per cambiare le loro politiche agricole per diventare più sostenibili e meno inquinanti e per investire nella scienza, necessaria per un’agricoltura sostenibile e per proteggere le forniture alimentari dai cambiamenti climatici:  l’Agenda d’azione per la politica agricola sostenibile per la transizione verso un’agricoltura sostenibile e l’genda d’azione globale per l’innovazione in agricoltura sono state firmate da: Australia, Uganda, Madagascar, India, Tanzania, Vietnam, Nigeria, Lesotho, Laos, Indonesia, Guinea, Ghana, Germania, Filippine, Etiopia , Regno Unito, Colombia, Costa Rica, Marocco, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nigeria, Filippine, Sierra Leone, Spagna, Svizzera, Emirati Arabi Uniti, Gli impegni nazionali in linea con queste agende includono: Il piano del Brasile per portare il suo programma di agricoltura low-carbon ABC+ a 72 milioni di ettari, risparmiando 1 miliardo di tonnellate di emissioni entro il 2030; I piani della Germania per ridurre le emissioni derivanti dall’uso del suolo di 25 milioni di tonnellate entro il 2030; L’obiettivo del Regno Unito di coinvolgere il 75% degli agricoltori in pratiche low-carbon entro il 2030. Il Regno Unito ha anche annunciato un finanziamento di 500 milioni di sterline per sostenere l’attuazione della roadmap Forest, Agriculture and Commodity Trade (FACT) che è stata lanciata durante il vertice dei leader mondiali all’apertura della COP26, per il quale 28 Paesi  – Belgio, Brasile, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Danimarca, Francia, Gabon, Italia, Giappone, Liberia, Malesia, Norvegia, Paraguay, Perù, Repubblica del Congo, Repubblica di Corea, Uruguay, USA , Commissione europea – stanno lavorando insieme per proteggere le foreste e promuovere allo stesso tempo lo sviluppo e commercio. Ulteriori 65 milioni di sterline sosterranno una “giusta transizione rurale” per aiutare i Paesi in via di sviluppo a spostare politiche e pratiche verso un’agricoltura e una produzione alimentare più sostenibili.

E’ stata lanciata anche una nuova iniziativa globale per raggiungere entro il 2030 cento milioni di agricoltori al centro della trasformazione dei sistemi alimentari con innovazioni net zero e positive per la natura attraverso una piattaforma multi-stakeholder convocata dal World Economic Forum (WEF) che coinvolge organizzazioni di agricoltori, società civile, imprese e altri soci.

Il Regno Unito ha stanziato nuovi finanziamenti per 38,5 milioni di sterline in 2 anni al CGIAR, la principale organizzazione mondiale per la scienza e l’innovazione agraria, che creerà e amplierà nuove colture e tecnologie con impatti su clima, natura, salute, genere ed economico. I finanziamenti sosterranno lo sviluppo e la diffusione di: varietà di colture resistenti al clima (più resistenti al caldo, alla siccità e alle inondazioni) e più nutrienti (con livelli elevati di micronutrienti essenziali); Pratiche agricole più produttive, sostenibili e resilienti al clima; Nuove varietà di bestiame, diagnosi e pratiche di gestione, che riducono i rischi affrontati da pastori e allevatori; Strumenti di previsione e scambio per la gestione del rischio e la resilienza alle principali minacce emergenti dal sistema alimentare, tra cui la resistenza antimicrobica e le malattie zoonotiche emergenti; Politiche migliori per aiutare gli agricoltori poveri a utilizzare le nuove tecnologie per accedere ai mercati, ridurre i rischi e aumentare i redditi.

La nuova Gilbert Initiative del Regno Unito per trasformare i sistemi alimentari resilienti al clima attraverso la ricerca e l’innovazione  coordinerà gli investimenti nelle iniziative pilota, nello sviluppo tecnologico e nell’attuazione per supportare un sistema alimentare che «Entro il 2030 nutra 9 miliardi di persone con alimenti nutrienti e sicuri; utilizzi le risorse ambientali in modo sostenibile; migliori la resilienza e l’adattamento ai cambiamenti climatici; e generi crescita inclusiva e posti di lavoro».

Secondo la presidenza britannica della COP26, gli  impegni assunti  «Aiuteranno ad attuare la Glasgow Leaders’ Declaration on Forests and Land Use, che è ora approvata da 134 Paesi che coprono il 91% delle foreste mondiali. La Dichiarazione mira ad arrestare e invertire la perdita di foreste e il degrado del suolo entro il 2030». Il presidente della COP26, Alok Sharma, haaggiunto: «Se vogliamo limitare il riscaldamento globale e mantenere vivo l’obiettivo degli 1,5° C, allora il mondo deve utilizzare la terra in modo sostenibile e mettere la protezione e il ripristino della natura al centro di tutto ciò che facciamo.Gli impegni assunti oggi dimostrano che la natura e l’uso del suolo vengono riconosciuti come essenziali per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e contribuiranno ad affrontare la doppia crisi del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità.Nel frattempo, mentre guardiamo avanti ai negoziati nella seconda settimana della COP, esorto tutte le parti a venire al tavolo con i compromessi costruttivi e le ambizioni necessarie».

Attraverso il suo Climate Action Plan, la Banca Mondiale si impegna a spendere 25 miliardi di dollari all’anno in finanziamenti per il clima fino al 2025, con particolare attenzione all’agricoltura e ai sistemi alimentari.   Quasi 100 grandi compagnie private  si sono impegnate a diventare “Nature Positive”, cpn catene di supermercati che hanno dichiarato che ridurranno il loro impatto ambientale – climatico riducendo la perdita dei natura e i grandi marchi della moda che garantiscono la tracciabilità dei loro materiali.

Il Nature and Land Use Day  ha fatto seguito all’annuncio dato durante l’Ocean Action Day il 5 novembre che  Bahrain, jamaica, Saint Lucia, Sri Lanka, Arabia Saudita, India, Qatar, Samoa, Tonga, Gambia e Georgia hanno aderito all’obiettivo “30by30” di proteggere il 30% dell’oceano mondiale entro il 2030, un obiettivo che è già stato sottoscritto da più di 100 Paesi, Italia compresa.

Il Regno Unito ha annunciato un investimento di 6 milioni di sterline nel PROBLUE della Banca Mondiale come parte del suo Blue Planet Fund, a sostegno dello sviluppo della blue economy  come motore chiave della crescita nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS) e nei Paesi costieri meno sviluppati.  L’Ocean Risk and Resilience Action Alliance, una collaborazione multisettoriale progettata per guidare gli investimenti nel capitale naturale costiero aprendo la strada a prodotti finanziari innovativi che incentivano la finanza mista e gli investimenti privati, ha ospitato una tavola rotonda che ha visto impegni in questo senso  per almeno 20 milioni di dollari.

Il giudizio dato da Slow Food su tutti questi impegni presi nel loro insieme non è positivo: «La Cop26 non ha centrato un approccio corretto sulla produzione agricola: parlare di agricoltura sostenibile senza considerare l’intero sistema alimentare non permette infatti di avere una visione complessiva e veritiera sui problemi. Le proposte emerse sembrerebbero andare in due direzioni diverse presentate come complementari: da un lato la riforestazione e dall’altro le nuove tecnologie in agricoltura. In realtà a essere riproposto è un vecchio modello, secondo il quale il cibo è considerato come un insieme di merci prodotte su larga scala, con monocolture assistite da tecnologie futuristiche che non faranno altro che far dipendere i contadini sempre di più dalle multinazionali e dai loro brevetti».

Per Marta Messa, direttrice di Slow Food Europa, «Uno degli eventi alla Cop26 riguardava la transizione verso un’agricoltura sostenibile e giusta. Per noi di Slow Food una transizione giusta deve basarsi sulla biodiversità, l’agroecologia e la giustizia sociale e non sulle innovazioni tecnologiche proposte dalle grandi multinazionali, lontane dalle innovazioni reali che le comunità locali sviluppano. Il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità dovrebbero essere affrontati insieme, in quanto facce della stessa medaglia collegati dai medesimi problemi».

Shane Holland, executive chairman of Slow Food in the UK aggiunge: «La produzione industriale casearia e di carne è responsabile di una ampia parte delle emissioni, eppure importanti gruppi in questi giorni hanno proposto l’allevamento intensivo come la salvezza. Dall’altro lato abbiamo ascoltato anche la testimonianza di chi è convinto della necessità di aumentare la produzione agricola come riserva contro i raccolti scarsi. Questa visione è inaccettabile, specialmente se consideriamo che già oggi il 30% del cibo prodotto per il consumo umano è sprecato, e questo non fa altro che esacerbare la crisi climatica. Sembra che i governi non siano in grado di fuggire dall’influenza delle multinazionali e che siano incapaci di fare scelte davvero sostenibili, che esistono già ma che andrebbero promosse e supportate su larga scala».

Slow Food conclude: «Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, la Cop26 dovrebbe abbracciare la via della transizione verso sistemi alimentari agroecologici, che mantengono il carbonio organico nel terreno, supportano la biodiversità, ricostruiscono la fertilità del suolo e garantiscono una vita dignitosa agli agricoltori e diete sane a tutte le persone».