El Salvador ha messo al bando il glifosato e i semi Ogm Monsanto, e i raccolti sono record

Un programma OGM-free e contro alcuni pesticidi ha aumentato la sostenibilità e la produttività agricola

[22 Aprile 2016]

Nel settembre 2013, il Congresso di El Salvador ha approvato la modifica di una legge sui pesticidi e i fertilizzanti, vietando così  53 prodotti chimici, compresi il  Roundup, cioè il glifosato, il diserbante della Monsanto più usato in tutto il mondo, il  paraquat e l’endusolfano. Tra i promotori dell’iniziativa c’era Nery Diaz, una deputata del Frente Farabundo Marti para la Liberación Nacional che aveva detto che ci sono le prove che «Queste sostanze sono legate all’aumento di malattie renali nel Paese». Contro la revisione della legge c’è stata una forte opposizione della destra ma anche di alcne organizzazioni agricole. Carlos Borgonovo, présidente dell’Asociación Salvadoreña de Beneficiadores y Exportadores de Café (Abecafe) disse che «Questa iniziativa minaccia la qualità e soprattutto la quantità dei raccolti di cereali. Per il momento, non esiste nessun sostituto» e il direttore di Abecafe, Marcelino Samayoa spiegò che «Il caffè è trattato due volte all’anno contro le erbacce. Togliere le erbe infestanti col machete richiede due volte più tempo».

Ma la destra e Abecafe si sbagliavano: il piccolo Paese centroamericano, grande produttore di caffè, cotone, mais e canna da zucchero, non è stato danneggiato per niente dal divieto di utilizzare il glifosato e gli altri pesticidi. Il Plan de Agricultura Familiar (PAF), lanciato nel 2011 dall’ex presidente di El Salvador Mauricio Funes per proteggere il patrimonio di sementi autoctone del Paese e assicurare la produzione agricola, era destinato a circa 400.000 famigli contadine con il dichiarato intento di liberarle dalle industrie biotecnologiche e dai loro OGM. Il sistema agricolo di El Salvador era in crisi e dipendeva da sementi ibride commercializzate dalla Monsanto, Pionier e altre multinazionali, quando è entrato in vigore il FAP, il 75% del mais e l’85% dei fagioli venivano importati e le piante coltivate nel Paese provenivano in maggioranza da semi OGM sterili non adattate ai territori e alle loro particolarità, con grande utilizzo a concimi chimici. Il governo di El Salvador ha riaffermato la sua sovranità alimentare decidendo  di rompere con le multinazionali delle sementi per favorire i semi locali ed ha investito oltre 18 milioni di dollari per rifornire i 400.000 piccoli contadini con mais H-59, prodotto  dal Centro Nacional de Tecnología Agropecuaria y Forestal “Enrique Álvarez Córdova”, che ha il vantaggio di essere una varietà locale ibrida, meglio adattata ai terreni salvadoregni e più resistente alla siccità.

Secondo Natural Society, l’agricoltura di El Salvador è ora in piena espansione e il Paese ha avuto raccolti record dopo aver bandito  i pesticidi. Questo minuscolo e povero Paese d centroamericano potrebbe  diventare un bel problema per le multinazionali  perché dimostra che si può abbandonare la dipendenza dalle loro sementi OGM e dai loro prodotti. Per Natural Society «La resistenza contadina di El Salvador è una grande notizia, considerando il monopolio che la Monsanto e altre aziende biotech sono riusciti a ottenere su gran parte del resto del mondo. Monsanto nega di avere influenza sui governi – compresi i giudici federali negli Stati Uniti – ma in realtà è quel che fa.  Anche se non ha il controllo in tutto il mondo. Gli agricoltori di El Salvador stanno lavorando con il ministro dell’agricoltura per ridurre la dipendenza degli agricoltori locali dai semi biotech».

Juan Luna Vides, direttore della produzione diversificata dell’Asociación Mangle, una Ong salvadoregna  che si batte per salvaguardare l’ambiente dove vivono le comunità organizzate nella Coordinadora del Bajo Lempa y Bahía de Jiquilisco, nel Dipartimento di Usulután, dice: «Ricordatevi che la Monsanto, insieme a DuPont, Pioneer e tutte le grandi aziende controllano il mercato delle sementi del mondo. Purtroppo, molti dei governi dell’America Latina, o forse del  mondo, hanno rapporti beneficiari con queste compagnie».

Anche se il mercato salvadoregno è abbastanza piccolo, Monsanto non molla e cerca di fare affari sotto altri nomi o con altri marchi della società e  compagnie come Pioneer producono spot per vari media di El Salvador per commercializzare i loro prodotti chimici per l’agricoltura, esercitando ancora una grande influenza su parte dei contadini locali. Tra questi non c’è  Santos Cayetan, meglio conosciuto con il soprannome di Truthout, che produce sementi locali su piccola scala e che ha detto a Natural Society: «Stiamo perdendo le tradizioni dei semi locali, così qui stiamo cercando di mantenerla. I semi nativi non hanno ciò che hanno questi altri semi che vengono su con le sostanze chimiche, basati sui prodotti chimici».

Cayetan è uno degli agricoltori che ha usufruito dei semi di mais OGM-free del programma governativo e lavora anche alla produzione di mais autoctono di El Salvador e conferma che «La differenza tra l’utilizzo di seme locale rispetto a quello Monsanto è abbastanza sorprendente».