Strategie e input concreti per la salvaguardia del suolo, lo sviluppo agricolo sostenibile e la sicurezza alimentare

Emergenza suolo: le azioni primarie di intervento secondo Mission Soil Health and Food dell’Ue

Co-creazione e sperimentazione di soluzioni; ricerca e innovazione; monitoraggio; educazione, formazione e comunicazione

[24 Febbraio 2021]

Oggi. Il ministero dell’università e della ricerca , in collaborazione con Agenzia della Promozione della Ricerca Europea (APRE), Santa Chiara Lab–Università di Siena e Fondazione Re Soil, ha presentato la missione di Horizon Europe “Caring for soil is caring for life” proposta dal Mission Board Soil Health and Food. All’evento, che ha visto oltre 1,300 iscritti, ha partecipato un folto panel di esperti, enti e istituzioni. Gli organizzatori spiegano che si è trattato di «Un primo incontro finalizzato non solo a creare consapevolezza sugli obiettivi e gli sviluppi della Missione, ma a iniziare un dialogo, un percorso di confronto diretto tra gli attori nazionali interessati alla salvaguardia e alla rigenerazione del suolo, con la proposta di azioni e soluzioni concrete».

La ministro dell’università e della ricerca, Cristina Messa, ha sottolineato che «Il Ministero dell’Università e della Ricerca sostiene lo strumento delle mission, in quanto mezzo efficace e trasversale di ricerca, innovazione e divulgazione, oltre che di unione tra scienziati, imprese e cittadini. In particolare il Ministero intende valorizzare la Mission Soil Health and Food che ha l’obiettivo ambizioso di risolvere una delle grandi sfide che oggi ci troviamo ad affrontare: la salute del suolo e del cibo. Per questi motivi, con il Piano nazionale delle ricerche (PNR) e il Recovery Plan potremo rafforzare lo sforzo della Mission per salvaguardare il pianeta e le generazioni future».

Il Mission Board Soil Health and Food ha l’obiettivo di «contrastare il progressivo impoverimento e degrado del suolo che sta mettendo seriamente a rischio la salute dei cittadini in tutta Europa e garantire, entro il 2030, il 75% dei terreni europei sano e in grado di fornire servizi ecosistemici essenziali come la fornitura di cibo, sostenere la biodiversità, immagazzinare e regolare il flusso di acqua o mitigare gli effetti del cambiamento climatico».

E ce n’è davvero bisogno perché, come ha detto Michele Munafò dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, «Il nostro territorio è fortemente impermeabilizzato, quasi il doppio della media europea. Dal 2012 abbiamo iniziato a conteggiare tutto quello che abbiamo perso: in termini di consumo di suolo abbiamo perso la possibilità di produrre cibo per 3,7 milioni di quintali, abbiamo perso la possibilità di stoccare il carbonio 2 milioni di tonnellate di carbonio, la capacità di regolare il ciclo idrologico, con un danno economico stimato in 3 mld di euro all’anno. Abbiamo molto da fare, perché gli scenari che abbiamo provato a costruire non sono positivi e rassicuranti. Il consumo di suolo è una delle minacce che porta a degradare il territorio».

Angelo Riccaboni, rappresentante nazionale della MissionSoilHealth and Food e Presidente del Santa Chiara Lab – Università di Siena spiega che «Anche in Italia, come nel resto d’Europa, la salute del suolo è a rischio, minacciando le risorse naturali, le produzioni agro-alimentari e il benessere delle persone. Per ristabilire la salubrità dei terreni la MissionSoilHealth and Food definisce delle chiare linee d’azione. In linea con tali indirizzi, anche nel nostro Paese saranno promossi i Living Lab e i Lighthouses, luoghi dove i processi di ricerca e innovazione sono integrati nelle comunità e in contesti di vita reale, mediante processi di co-creazione di conoscenza, con l’apporto di ricercatori, educatori, cittadini, insieme a imprenditori, agricoltori, gestori del paesaggio, e investitori. Saranno inoltre promossi una rigorosa attività di ricerca e innovazione sulla salute del suolo, l’affinamento degli indicatori per il monitoraggio e il coinvolgimento dei cittadini, a partire da quelli più giovani. Tale concretezza sarà fondamentale per raggiungere l’ambizioso obiettivo di risanare il 75% dei nostri suoli».

Catia Bastioli, che fa parte del Mission Board Soil Health and Food, ha evidenziato che «Il suolo è una risorsa fondamentale per supportare la fornitura di servizi ecosistemici essenziali per cibo, persone, natura e clima. Tuttavia, è sempre più a rischio a causa delle attuali pratiche di gestione, dell’inquinamento, dell’urbanizzazione e degli effetti del cambiamento climatico. L’obiettivo della Mission è che entro il 2030, almeno il 75% di tutti i suoli in ciascuno Stato Membro dell’UE sia sano o mostri un miglioramento significativo. La cooperazione tra i settori e l’impegno dei cittadini dovranno essere al centro della Mission. Lighthouse e livinglabs saranno strumenti essenziali di questo approccio, in cui ricercatori, aziende e cittadini lavoreranno insieme per creare conoscenza e progettare e testare buone pratiche e diffondendo soluzioni innovative. La salute del suolo è un obiettivo trasversale a molte strategie europee ed è fondamentale per raggiungere gli ambiziosi target del Green Deal. In questo scenario la bioeconomia circolare, che vede nel suolo il suo punto di partenza e di arrivo, rappresenta uno strumento essenziale per invertire la rotta della degradazione del suolo, creando valore nei territori».

Secondo  il direttore di APRE, Marco Falzetti,  «Tra tutti gli elementi che il nuovo programma Horizon Europe ha introdotto, le missioni sono sicuramente tra quelle che meglio si accostano al termine novità. La focalizzazione su cinque grandi sfide di rilevanza strategica (Cancro, Clima, Oceani, Città intelligenti, Suolo) sono stati i temi strategici che la Commissione ha proposto e sui quali intende concentrare un’azione coordinata fortemente basata su ricerca ed innovazione, ma non solo, con l’obiettivo di dare concrete risposte su quei fronti. Ma il vero cambio di passo introdotto con le missioni è la volontà di ribaltare la prospettiva mettendo al centro di queste sfide non solo le comunità scientifiche di riferimento, ma soprattutto i non addetti ai lavori che sono i veri beneficiari finali dei risultati che si vogliono raggiungere. La missione diventa quindi una sfida ambiziosa fortemente comunicata e condivisa con il grande pubblico che vede nella chiarezza degli obiettivi e delle tempistiche del loro raggiungimento i suoi tratti essenziali».

Debora Fino, presidente di Re Soil Foundation, ha ricordato che «La Fondazione Re Soil, Promossa dall’Università di Bologna, Coldiretti, Novamont e Politecnico di Torino, nasce con l’obiettivo di connettere le conoscenze scientifiche, tecnologiche, ambientali ed umanistiche per diventare punto d’incontro per le diverse realtà italiane ed europee che si dedicano al tema del suolo. Per contribuire al raggiungimento del target proposto dalla Mission Soil Health and Food, ReSoil Foundation si occuperà di supportare la promozione di standard elevati per la salute e la fertilità dei suoli e di sistemi di monitoraggio; rafforzare il legame tra agricoltura e ricerca attraverso la diffusione di “lighthouse farm” e di casi di eccellenza di agricoltura biologica e rigenerativa; connettere i progetti dedicati alla tutela del suolo alla bioeconomia e promuovere lo sviluppo di sistemi virtuosi di raccolta e trattamento del rifiuto organico per riportare sostanza organica in suolo. Educazione e formazione delle nuove generazioni e della società civile saranno al centro delle progettualità in via di sviluppo».

Cristiana Tozzi, del Santa Chiara Lab – Università di Siena, ha concluso: «Il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi della Mission Soil Health & Food richiede il contributo degli innovatori, delle imprese, degli studenti, delle istituzioni e dei cittadini di tutto il Paese.  Il Santa Chiara Lab dell’Università di Siena si pone a loro servizio divulgando gli obiettivi e le azioni della Missione, valorizzando le iniziative organizzate in Italia e sostenendo le strutture impegnate nella co-creazione della conoscenza e della sperimentazione in materia di suolo e sistemi agroalimentari sostenibili.  Metterà inoltre a disposizione un Osservatorio di Buone Pratiche, Prima Observatory on Innovation (POI), una piattaforma digitale che già ospita oltre 50 buone pratiche aziendali e 100 progetti di ricerca e innovazione sostenibili e in grado di contribuire alla salubrità del suolo».