Food System Summit, Guterres: «Il cibo è un diritto umano, non solo un bene da scambiare»

L’intervento di Mario Draghi: crisi sanitarie, instabilità economica e cambiamenti climatici possono minare gli sforzi contro la fame

[24 Settembre 2021]

Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha aperto il Food Systems Summit mettendo, è il caso di dirlo, i piedi nel piatto: «Ogni giorno, centinaia di milioni di persone vanno a letto affamate. Tre miliardi di persone non possono permettersi una dieta sana. Due miliardi sono in sovrappeso o obesi e tuttavia 462 milioni sono sottopeso. Quasi un terzo di tutto il cibo prodotto viene perso o sprecato».

Al vertice Onu sul cibo, che riunisce agricoltori e pescatori, giovani, popoli indigeni, capi di Stato, governi e molti di più, nel tentativo di trasformare il settore e riportare il mondo sulla buona strada per raggiungere tutti i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) entro il 2030, Guterres ha però anche ricordato che «Il cambiamento nei sistemi alimentari non solo è possibile, è necessario; per le persone, per il pianeta e per la prosperità».

Parlando all’apertura dell’evento, l’inviata speciale del Segretario generale dell’Onu per il Food Systems Summit, la rwandese Agnes Kalibata, ha evidenziato che «I sistemi alimentari hanno un potere incredibile per porre fine alla fame, costruire vite più sane e sostenere il nostro bellissimo pianeta».

Al summit è intervenuto anche il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi che, nel suo saluto iniziale ha ricordato a sua volta che «Quando il Segretario Generale Guterres ha lanciato l’idea di questo vertice nel 2019, la malnutrizione era già in aumento. Oggi, questa situazione è diventata ancora più drammatica. Secondo gli ultimi dati, quasi una persona su dieci nel mondo è denutrita. La pandemia e la recessione mondiale hanno spinto quasi 100 milioni di persone in povertà estrema, portando il totale a 730 milioni. I cambiamenti climatici hanno aumentato il rischio di siccità, inondazioni ed eventi meteorologici estremi, che colpiscono in modo sproporzionato il settore agricolo. Le variazioni nei modelli di precipitazioni e le ondate di calore hanno ridotto la resa delle colture e la produttività dei terreni.  L’effetto combinato delle crisi sanitarie, dell’instabilità economica e dei cambiamenti climatici può minare i nostri sforzi collettivi per combattere la fame a livello globale».

Poi Draghi è passato ad enumerare gli impegni dell’Italia (uno dei Paesi sviluppati con la più bassa percentuale di spesa in aiuti allo sviluppo) e ha assicurato che «L’Italia è pienamente impegnata a promuovere sistemi alimentari sostenibili e resilienti, sia a livello nazionale che come Presidenza del G20. Alla riunione ministeriale del G20 a Matera a giugno, abbiamo firmato la “Dichiarazione di Matera”. Essa invita la comunità internazionale a garantire a tutti una nutrizione adeguata e a creare catene alimentari resilienti, per raggiungere l’obiettivo di fame zero nel 2030. La “Food Coalition” che l’Italia e l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao) hanno promosso lo scorso anno ha esattamente lo stesso obiettivo. Vogliamo avviare un’azione coordinata a livello mondiale in materia di sicurezza alimentare e nutrizione in risposta al Covid-19».

Il nostro premier ha concluso il suo breve e abbastanza incolore discorso dicendo che «Al Pre-Summit di Roma, due mesi fa, abbiamo coinvolto accademici, professionisti, comunità e leader politici per discutere su come rendere i sistemi alimentari più resilienti. Oggi ci aspettiamo di concordare una serie di azioni concrete che coinvolgano tutti.  Dobbiamo promuovere diete sane che tutelino le culture alimentari tradizionali. Ed essere consapevoli che non c’è un’unica soluzione per problemi diversi, come abbiamo concluso al Pre-Summit. L’Italia sostiene fortemente il ruolo che il sistema delle Nazioni Unite e le sue agenzie con sede a Roma svolgono nella lotta contro la fame globale. Vi auguro un vertice proficuo e attendo con ansia le sue conclusioni».

Tornando al discorso di Guterres, anche il capo dell’Onu ha evidenziato che «Il Covid-19 ha reso la sfida molto più grande. La pandemia ha aggravato le disuguaglianze, decimato le economie, fatto precipitare milioni di persone nella povertà estrema e ha sollevato lo spettro della carestia in un numero crescente di Paesi. Allo stesso tempo, il mondo sta conducendo una guerra contro la natura e mietendo un raccolto amaro, con raccolti rovinati, redditi in diminuzione e sistemi alimentari carenti.I sistemi alimentari generano anche un terzo di tutte le emissioni di gas serra, e sono responsabili fino all’80% della perdita di biodiversità».

Il Food Systems Summit è la conclusione di un percorso di 18 mesi durante il quale, attraverso dialoghi nazionali, i governi di 148 Paesi hanno riunito imprese, comunità e società civile per tracciare percorsi per il futuro dei loro sistemi alimentari. Oltre 100.000 persone si sono riunite per discutere e dibattere soluzioni.

Da quelle discussioni sono nate molte proposte. Guterres ha scelto di evidenziare tre aree di azione chiave;

Sostieni la salute e il benessere. Primo, c’è bisogno di sistemi alimentari che supportino la salute e il benessere di tutte le persone. «Le diete nutrienti e diversificate sono spesso troppo costose o inaccessibili. Sono lieto di vedere molti Stati membri che si mobilitano per l’accesso universale a pasti nutrienti nelle scuole».

Proteggi il pianeta. Secondo, «Il mondo ha bisogno di sistemi alimentari che proteggano il pianeta.  E’ possibile sfamare una popolazione globale in crescita salvaguardando anche il nostro ambiente. E ci vogliono Paesi che si presentino alla COP26 a Glasgow con piani audaci e mirati per mantenere la promessa dell’Accordo di Parigi. La guerra al nostro pianeta deve finire e i sistemi alimentari possono aiutarci a costruire quella pace».

Sostieni la prosperità. Terzo, «I sistemi alimentari devono sostenere la prosperità.  Non solo la prosperità delle imprese e degli azionisti. Ma la prosperità degli agricoltori e dei lavoratori del settore alimentare, e davvero, i miliardi di persone in tutto il mondo che dipendono da questa industria per i loro mezzi di sussistenza».

Ricordando chi con altruismo ha lavorato duramente nei campi e trasportato cibo durante la pandemia mortale, il capo dell’Onu ha affermato che  «Queste donne e questi uomini sono stati gli eroi non celebrati degli ultimi 18 mesi. Nonostante questo, troppo spesso questi lavoratori sono sottopagati, addirittura sfruttati». Si sta parlando del 10% dell’economia globale e, per questo, Guterres ritiene che «Possono essere un potente motore per una ripresa inclusiva ed equa dal Covid-19.  Per renderlo una realtà, tuttavia, i governi devono cambiare il loro approccio sui sussidi agricoli e sul sostegno all’occupazione per i lavoratori.  Devono anche ripensare al modo in cui vedono e valutano il cibo, non semplicemente come una merce da scambiare, ma come un diritto che ogni persona condivide». Guterres ha assicurato che «Le Nazioni Unite continueranno a lavorare in tal senso, insieme alla comunità internazionale. L’organizzazione sta convocando un vertice di follow-up, tra due anni, per fare il punto sui progressi».

Ma il segretario generale dell’Onu ha avvertito che «Più imprese devono unirsi a questo lavoro e la voce della società civile deve continuare ad alzarsi e a premere per il cambiamento. E, in tutto questo, abbiamo bisogno di mettere il coinvolgimento delle persone al centro dei nostri sistemi alimentari. Contadini familiari, pastori, operai, popoli indigeni, donne, giovani. Impariamo gli uni dagli altri e lasciamoci ispirare gli uni dagli altri, mentre lavoriamo insieme per raggiungere gli SDG».