Guerra in Ucraina, agroecologia e caro materie prime
Legambiente: l’agroecologia continui a essere la sfida del presente
[23 Marzo 2022]
Si è tenuta a Bologna l’iniziativa “Dalle strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030 alla PAC 2023/2027 per una filiera agroalimentare più sostenibile”, il terzo appuntamento del ciclo di seminari del progetto CAPSUS – The Common Agricultural Policy toward SUStainability, progetto finanziato dal programma IMCAP dell’Unione europea. Il seminario è stato l’occasione per presentare il “Dossier pesticidi” di Legambiente Emilia-Romagna e il volume “Agroecologia circolare, dal campo alla tavola – Coltivare biodiversità e innovazione” a cura di Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente , e Giorgio Zampetti, direttore generale del Cigno Verde che descrive in forma divulgativa, supportata da solide basi scientifiche, tutti gli aspetti e le diverse articolazioni di una vera e propria roadmap verso l’agroecologia.
«Un percorso – ricordano a Legambiente – che si snoda attraverso vari aspetti: da quelli ambientali e agronomici, a quelli legati alle politiche europee e nazionali, fino agli aspetti sociali ed economici; non mancano, poi, riferimenti al rapporto con gli stili di vita, alla dieta mediterranea e alla nostra salute, ma anche con l’innovazione tecnologica e la ricerca, l’economia circolare, la cura della biodiversità e i legami con i territori. Di sicuro interesse, inoltre, il capitolo dedicato al fenomeno delle agromafie. Tra i temi affrontati nel seminario, l’attuale crisi alimentare legata al conflitto in Ucraina che, nell’opinione dell’associazione del cigno verde, non deve rappresentare una battuta di arresto per la transizione in agricoltura ma, al contrario, una spinta propulsiva a fare ancora di più e nel minor tempo possibile».
Al convegno bolognese è venuto da Legambiente un monito inequivocabile: «Nonostante la complessa congiuntura geopolitica che sta mettendo a durissima prova tutto il settore agricolo, occorre andare avanti sulla strada della sostenibilità per rendere i sistemi agroalimentari meno vulnerabili e gettare subito le basi di una nuova agricoltura capace di affrontare la transizione ecologica».
Zampetti ha sottolineato che «Il conflitto in Ucraina ha ben evidenziato la vulnerabilità dell’Unione europea sia sotto il profilo delle importazioni di materie prime che per quanto concerne la partita energetica. Tale fragilità dimostra quanto sia urgente e irrimandabile una profonda trasformazione dell’intera filiera agroalimentare, tenendo conto in ogni azione della necessità di un supporto concreto e immediato agli agricoltori. Promuovere modelli produttivi e di consumo più resilienti e soprattutto più sostenibili è l’unica alternativa che abbiamo a disposizione. Pensare di risolvere l’attuale crisi puntando sugli stessi sistemi produttivi e modelli di consumo che ci hanno condotto in questa situazione sarebbe profondamente sbagliato. Di sicuro, non è scommettendo su una produzione nemica dell’ambiente che si risolveranno i problemi del presente, come non lo si farà continuando a investire nelle risorse fossili in ambito energetico».
Secondo Gentili, «La sfida di oggi è quella di riuscire a liberare la transizione ecologica da un dibattito eccessivamente polarizzato che rischia di inceppare la corsa verso il futuro. Su una cosa vogliamo essere chiari: il comparto agricolo sta facendo fronte a una crisi estremamente e drammaticamente complessa e di questo dobbiamo esserne tutti consapevoli. Il conflitto in Ucraina, la crisi energetica e quella legata all’approvvigionamento delle materie prime non devono rappresentare una battuta di arresto per l’agroecologia. Al contrario, devono essere interpretate come un motivo in più per lavorare in questa direzione. Ciò alla luce anche del fatto che parte della responsabilità delle crisi in corso è proprio dovuta all’incapacità dell’Europa di rendersi autonoma dai mercati esteri anche in ambito agricolo. Per questo, la battaglia climatica e quella per la sostenibilità economica delle misure da mettere in campo devono andare di pari passo attraverso un rapido ed evidente intervento del Governo centrale. Del resto, attendere l’operatività della nuova PAC è impensabile, considerando il repentino e notevole aumento dei prezzi delle materie prime. In occasione del seminario di ieri – ha aggiunto Gentili – lo abbiamo ribadito con forza: perdere di vista le grandi urgenze ambientali che abbiamo davanti sarebbe disastroso. All’ordine del giorno delle agende dei decisori politici deve continuare ad esserci la sostenibilità ambientale in agricoltura, a partire dall’attuazione delle strategie “Farm to fork” e “Biodiversità 2030”, senza correggere al ribasso le misure ambientali previste della nuova PAC post 2022 e lavorando incessantemente per raggiungere tutti gli obiettivi posti tra cui la significativa riduzione degli input chimici ed energetici del settore».
Davide Ferraresi, presidente Legambiente Emilia-Romagna evidenzia che «In occasione del seminario svoltosi nella giornata mondiale dell’acqua che si celebra proprio il 22 marzo, obiettivo comune è stato anche quello di accendere i riflettori sulla necessità di vigilare sull’applicazione dei disciplinari di produzione integrata e delle misure per ridurre la chimica in agricoltura, affinché abbiano effetti concreti sulla dispersione dei fitofarmaci nelle acque, in linea con quanto previsto dalle strategie europee. Dai dati elaborati per il “Dossier pesticidi” negli anni presi in considerazione risulta evidente come la presenza in particolare di AMPA, metabolita del noto e abusato erbicida glifosate, abbia inciso in maniera determinante nello sforamento degli SQA da parte di decine di stazioni di monitoraggio. Rispetto alle sole 4 stazioni “fuori legge” del 2014, nel 2020 in Emilia-Romagna sono state registrate ben 31 stazioni che superano abbondantemente il limite di 1 µg/l, con un’importante impennata dal 2018, anno in cui sono cominciati i rilevamenti di AMPA e glifosate sul territorio regionale. La regione Emilia-Romagna già dal 2016 con le linee di indirizzo ministeriali e dal 2018 con ulteriori restrizioni, ha limitato l’impiego di glifosate sia all’interno delle aree agricole (con limitazioni sulle coltivazioni e divieto in aree improduttive) che di quelle extra agricole. Nonostante queste disposizioni, la presenza di AMPA nei campionamenti, insieme alle numerose segnalazioni di diserbi indiscriminati sul territorio, raccontano un utilizzo spropositato dell’erbicida. Alla luce di ciò, risulta palese la necessità di misure di presidio puntuali sul territorio, almeno nelle stagioni di massimi trattamenti fitosanitari, per scoraggiare i possibili trasgressori. La fotografia restituita dal dossier dimostra quanto ancora ci sia da fare anche in Emilia-Romagna per rendere reale un’agricoltura sana per l’ambiente e per la nostra salute. La nostra è la quarta Regione in Italia per superficie coltivata a biologico. L’amministrazione regionale ha fissato l’obiettivo di arrivare, entro il 2030, a coprire più del 45% della SAU con pratiche a basso input, di cui oltre il 25% a biologico, in linea con gli obiettivi Ue. Una posizione sicuramente virtuosa con obiettivi ambiziosi, su cui però ad oggi servono, come in passato, nuove spinte, anche e soprattutto nonostante le enormi difficoltà del momento».