Riceviamo e pubblichiamo
I noccioli del problema, a Orvieto
[19 Marzo 2019]
Lo scorso 15 marzo il mondo è stato testimone delle mobilitazioni giovanili, le quali in giro per il mondo hanno chiesto un maggiore impegno dalla classe dirigente nel fronteggiare i cambiamenti climatici. In Italia diverse sono le realtà che si battono quotidianamente in nome di queste problematiche. Tra questi vi è la rete di associazioni territoriali che sabato 16 marzo si sono incontrate ad Orvieto per la conferenza “I NOCCIOLI DEL PROBLEMA – Gli impatti delle monocolture intensive tra Alfina, Orvietano e Tuscia”.
Gli abitanti di queste zone (al confine tra Lazio, Toscana ed Umbria) si trovano difatti a dover far fronte a politiche agricole che favoriscono l’insediamento di noccioleti nell’area. Tuttavia, non è tanto il nocciolo a preoccupare i residenti quanto gli impatti che queste monocolture possono avere sulla salute delle persone e dell’ambiente che le ospita.
La prima a muoversi pubblicamente in difesa del territorio è stata la regista e nativa dei luoghi, Alice Rohrwacher. Con un appello sul quotidiano “La Repubblica”ai presidenti delle Regioni in questione, la Rohrwacher aveva chiesto risposte a chi il proprio territorio dovrebbe averlo a cuore e dovrebbe occuparsi della salvaguardia delle persone che vi abitano come delle ricchezze naturali che vi sono intrinseche.
Da qui allora la necessità e la voglia di tirare su in poco tempo questa conferenza, unendo tutti coloro che del territorio vivono. Presenti insieme ai rappresentanti delle reti territoriali, piccoli imprenditori agricoli e cittadini attivi in prima linea nel denunciare le problematiche dell’operazione Nocciola Italia.
Due interventi in particolare hanno voluto mettere in luce la pericolosità di certe coltivazioni intensive per la salute dei cittadini. La dott.ssa Litta, dell’Associazione Medici per l’Ambiente ha sottolineato, supportata da documentazione scientifica e dal Piano di Caratterizzazione del Lago di Vico dell’ARPA, come l’uso di pesticidi e fertilizzanti abbia creato disagi nei comuni intorno allo stesso lago. In aggiunta,è stata evidenziata la presenza della cosiddetta alga rossa, un cianobatterio (Plankthotrixrubescens) produttore di una micro cistina fortemente dannosa per la salute umana, classificata come elemento cancerogeno di classe 2b dall’Agenzia di ricerca sul cancro e favorita proprio dalla presenza nel lago di quei elementi, come il fosforo, tipici dei trattamenti fitosanitari. Per i comuni che si approvvigionano dal lago, l’accumulo di queste sostanze risulta altamente pericoloso per la salute dei cittadini a tal punto da aver portato i sindaci a proporre delle ordinanze di non potabilità dell’acqua, vietandone l’uso domestico.
A seguire, la testimonianza da Malles (Val Venosta) ha mostrato come una comunità decisa a intraprendere un cammino insieme possa con “Un Referendum disperato”, evitare un destino simile a quello dei comuni viterbesi e ottenere una convivenza con le monocolture (mele in questo caso) libera da veleni. Così, un’iniziativa di democrazia diretta nata dal basso, mossa dalle donne del paese,ha visto la piccola comunità sfidare gli interessi dell’agroindustria riuscendo ad abolire l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti. La stessa sfida che gli abitanti dei distretti territoriali sono pronti a percorrere mettendosi contro ai grandi dell’industria delle nocciole, forte di avere dalla loro i fondi dei piani di sviluppo rurale (PSR), gli accordi con le Regioni e i protocolli d’intesa con l’Ismea ma speranzosi di trovare nella popolazione locale un’ulteriore forza per sconfiggere il gigante Golia.
di Luca De Paoli, foto a cura di Simona Pampallona