Ifad: per una maggiore stabilità mondiale bisogna investire in uno sviluppo rurale di lungo termine
I leader mondiali al 41° Consiglio dei Governatori si impegnano a non lasciare nessuno indietro
[14 Febbraio 2018]
Al 41esimo Consiglio dei governatori del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad – International fund for agricultural development ) è emerso che «Investire nella creazione di condizioni di vita sostenibili nelle aree rurali dei Paesi in via di sviluppo è essenziale per garantire pace, consolidamento istituzionale e stabilità nel mondo».
I capi di Stato, ministri e rappresentanti di governo riuniti ieri e oggi a Roma hanno anche analizzato come le popolazioni possano migliorare le loro capacità di affrontare condizioni di vulnerabilità (disoccupazione, cambiamenti climatici, conflitti).
ll Consiglio dei Governatori è il più alto organo decisionale dell’Ifad, ne fanno parte i rappresentanti dei 175 Stati membri e si riunisce una volta l’anno. Ad aprire i lavori dell’incontro di quest’anno, che ha come tema “Dalle situazioni di vulnerabilità alla resilienza di lungo termine: investire in economie sostenibili nelle aree rurali” è stato un videomessaggio del segretario generale dell’Onu António Guterres, che ha invitato governi, ministri e delegati internazionali a sostenere il lavoro del Fondo:«Gli investimenti fatti dall’Ifad sui piccoli agricoltori e in generale nello sviluppo agricolo sono stati fondamentali per permettere alle comunità locali di uscire da situazioni di vulnerabilità. Il lavoro del Fondo crea anche opportunità per le nuove generazioni. La nostra sfida comune è quella di sostenere tali risultati e di fare tutto ciò che è in nostro potere per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030».
Aprendo i lavori del summit, il presidente dell’Ifad, Gilbert F. Houngbo, ha ricordato che «Per rompere il circolo vizioso della povertà, dell’insicurezza alimentare e della vulnerabilità, abbiamo bisogno di maggiori investimenti a sostegno di uno sviluppo rurale di lungo termine. La vulnerabilità crea fame, povertà e migrazioni. Fame e povertà possono anche causare conflitti e instabilità».
Houngbo ha sottolineato che «Il 2017 è stato segnato da diverse crisi umanitarie e molti conflitti, da fenomeni atmosferici estremi e, per la prima volta negli ultimi dieci anni, da un aumento del numero di coloro che soffrono la fame. Dal momento che i leader mondiali si ripropongono di eliminare la fame e la povertà entro il 2030, come parte del loro impegno alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, è essenziale comprendere il legame tra vulnerabilità, povertà e fame. La vulnerabilità può impedirci di realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile e spazzar via decenni di sviluppo».
Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), nel 2016 1.6 miliardi di persone vivevano in situazioni di vulnerabilità, di cui ben 480 milioni in estrema povertà e l’Ifad spiega che «Le situazioni di vulnerabilità sono generalmente caratterizzate da instabilità, conflitti, mancanza di appropriate strutture di governance, istituzioni deboli e incapacità di riprendersi da crisi economiche e disastri climatici. Le popolazioni che vivono nelle aree rurali sono particolarmente vulnerabili. La fragilità dei sistemi di queste zone può causare la distruzione delle fonti di sostentamento e un peggioramento delle condizioni di povertà e fame. Ciò può costringere le persone ad abbandonare le proprie case causando un aumento del numero di rifugiati, sfollati interni ai propri Paesi e migranti economici in cerca di condizioni di vita migliori».
Per Houngbo, «Trasformare le aree rurali in economie dinamiche rappresenta un potenziale enorme: può contribuire in gran parte allo sradicamento di fame e povertà estrema e offrire un’alternativa alla decisione di migrare» e il presidente Ifad ha chiesto «Un incremento degli investimenti inclusivi e di lungo termine nelle aree rurali: “Abbiamo bisogno di puntare in alto e di raddoppiare i nostri sforzi per porre fine a povertà e fame. Il mondo rurale ce lo chiede”, ha concluso. Gli investimenti di lungo termine nelle zone rurali sono fondamentali per creare condizioni di stabilità. Gli interventi finanziati dal Fondo, ad esempio, aiutano i piccoli agricoltori ad incrementare la loro produzione e i loro guadagni, permettono loro di affacciarsi ai mercati, di avere accesso alle tecnologie e ai servizi finanziari. Tra il 2010 e il 2015, i progetti sostenuti dall’IFAD hanno consentito a 24 milioni di persone di uscire da una condizione di povertà, tra di essi in 17 milioni vivevano in situazioni di vulnerabilità. Oggi 768 milioni di persone vivono in condizioni di estrema povertà e 815 milioni soffrono la fame. Circa il 75 per cento di essi vive in aree rurali. Per implementare gli sforzi nella lotta alle sfide globali, l’IFAD intende avviare un piano ambizioso per aumentare il proprio impatto e permettere di uscire dalla condizione di povertà e fame un maggior numero di persone, trasformando le aree rurali. In particolare, il Fondo sta esplorando modi nuovi di accrescere e diversificare le fonti delle proprie risorse e la sua capacità di assemblatore di finanziamenti per lo sviluppo. L’IFAD implementerà anche il suo lavoro per affrontare sfide come il cambiamenti climatici, la malnutrizione, la disuguaglianza di genere e la disoccupazione giovanile. Il mandato dell’IFAD di investire nelle popolazioni rurali ha per lungo tempo significato anche lavorare con comunità vulnerabili. Durante il triennio 2019-2021 il Fondo investirà tra il 25 e il 30% delle sue risorse in paesi caratterizzati da sistemi vulnerabili. Investire in mezzi di sussistenza sostenibili nelle aree rurali contribuisce a costruire pace e stabilità sociale nel mondo».
Intervenendo al summit, Sheikh Hasina, la premier del Bangladesh, uno dei Paesi più densamente popolati del mondo, ha sottolineato che la strategia di Dacca per affrontare sfide come quelle della crescita della popolazione e dell’innalzamento del livello del mare, «consiste proprio nell’investire nelle trasformazioni agrarie. La sfida rappresentata dal non lasciare nessuno indietro ha ancora più peso nelle zone rurali. Un’economia rurale sostenibile e inclusiva richiede investimenti per rafforzare il tessuto sociale delle zone rurali e per aumentare la capacità di resilienza ai cambiamenti climatici». La Hasina ha lodato l’Ifad per il suo modello inclusivo «basato sul sostegno reciproco e sul partenariato, un modello che differenzia il Fondo dalle altre organizzazioni internazionali» e ha esortato i partner che lavorano per lo sviluppo ad «essere più generosi” in modo che si possano sradicare povertà e fame».
Il direttore esecutivo di Fund for Peace, J. J. Messner ha evidenziato che «La condizione di vulnerabilità attraversa i confini. Nonostante noi tutti parliamo spesso di vulnerabilità e di resilienza riferendoci al sistema stato-nazione, la verità è che entrambe possono avere una natura regionale e interessare più Paesi. Per poter tenere aggiornati e informati i leader politici c’è bisogno di misurare la capacità di resilienza e implementare i dati raccolti relativi alle cause delle situazioni di vulnerabilità. Ogni Paese – sviluppato o in via di sviluppo – ha sperimentato situazioni di vulnerabilità, seppur di gravità diverse. Ciò che distingue i Paesi è la capacità di resilienza o di resistere agli shock e la capacità di rispondere in maniera efficace a tali pressioni».